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Quando a pagare è chi cerca di aiutare...


Rapimento Torsello: Gabriele in Afghanistan per testimoniare il dolore della popolazioneAggiornamento alle 12:00 del 22 ottobre: Mancano poche ore. Il termine fissato alla fine del Ramadan. La madre del fotoreporter italiano rapito ieri, mostrando una cartolina inviatagli dal figlio dall'Afghanistan, ha lanciato un ennesimo appello dicendo che: "Gabriele è una persona meravigliosa e ama l'Afghanistan". E' intervienuto anche il padre di una bimba afgana che cercava di far curare. Ma dai rapitori non è arrivato alcun segnale. Speriamo... Aggiornamento alle 19:00 del 18 ottobre: Nuovo ultimatum dei sequestratori di Torsello, i quali hanno richiamato Emergency: per annunciare che "Se non è possibile ottenere il rimpatrio dell'apostata, allora pretendiamo che se ne vadano i soldati italiani". Insomma la situazione sembra senza vie di uscita. Ma io spero che l'intermediazione dei mullah del posto possa essere utile. Aggiornamento alle 20:00 del 17 ottobre:Ultimatum dei rapitori: in cambio di Torsello i sequestratori hanno chiesto la 'consegna' dell'afgano convertito che a fine marzo trovò asilo in Italia, dopo essere stato condannato a morte. Chiari gli intenti di questi signori, ai quali - ovviamente - il nostro governo non può cedere. Aggiornamento alle 08:00 del 17 ottobre: Dopo il primo contato telefonico del giorno del rapimento, ieri sera Gabriele Torsello ha chiamato l'ospedale di Emergency a Lashkargah. Questo almeno è quanto si legge sul sito di Peacereporter, secondo il quale Kash avrebbe rassicurato circa le proprie condizioni di salute. Aggiornamento alle 18:00 del 16 ottobre:Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha annunciato che la Farnesina si è attivata con ogni mezzo per assicurare la liberazione del fotoreporter italiano rapito. Intanto il figlio, di soli quattro anni, si è rivolto ai sequestratori chiedendo di liberare il suo papà. La compagna ha imvece ribadito che sono "assurde le accuse di spionaggio, Gabriele dà voce ai chi soffre".E' ormai risaputo che a pagare nelle guerre sono
sempre gli innocenti. Sia a causa dei bombradamenti, che delle mine o dei rapimenti. Come in questo caso. Gabriele Torsello, intraprendente fotoreporter originario di un paesino in provincia di Lecce che da anni vive a Londra, non faceva altro che scattare foto per testimoniare la disperazione del popolo afgano, ma sembra che questo ai 'resistenti' ancora impegnati a combattere gli americani e le altre forze alleate, proprio non importasse. Per loro è solo un occidentale. Da tempo Kash, questo è il suo pseudonimo, frequenta le aree di crisi del mondo(dal Kashmir alla Libia, dall’Albania all’Afghanistan) in compagnia della sua macchina fotografica per testimoniare il dolore delle popolazioni vessate dalle guerre. E così, in decenni di lavoro, ha documentato gli orrori dei conflitti “invisibili e dimenticati”. Le sue foto ritraggono un’umanità dolente,
dilaniata da una “guerra” che colpisce soprattutto i piú deboli: donne, anziani, bambini. Rappresentano visivamente un viaggio nei santuari della povertà  e del dolore che solo l’obiettivo di un fotoreporter sensibile riesce a cogliere e amplificare attraverso dettagli significativi, rivelatori. Torsello nel 2003 ha pubblicato con l'aiuto di Amnesty International un volume fotografico, The Heart of kashmir, sulla guerra intestina che da decine e decine di anni dilania tra l’indifferenza generale la piccola regione dell’India. Un lavoro che doveva proseguire e dar vita a un reportage piú ampio sull’Afghanistan con lo scopo, come aveva dichiarato lo stesso Torsello, "di far conoscere in Europa le drammatiche condizioni in cui vivono le popolazioni della zona".  E allora eccole alcune di quelle immagini... in attesa di nuovi scatti che, sono sicura, Kash ci regalerà presto!