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Nuova strage di civili in Afghanistan: ma andare via è la scelta giusta?


Sono angosciata, preoccupata e confusa: abbandonare Kabul potrebbe scatenare un altro Iraq Aggiornamento alle 16,30 del 6 marzo: rapito un giornalista di Repubblica
I talebani hanno annunciato che il giornalista rapito insieme a due collaboratori afgani ieri sera è Daniele Mastrogiacomo e "stanno verificando che non si tratti di una spia". L'inviato di Repubblica in Afghanistan, che da alcuni giorni non contatta il giornali, potrebbe dunque essere davvero stato rapito. Non si può altro che aspettare e sperare...Nove civili, un intero nucleo familiare, tra cui cinque donne e
due bambini, sono stati uccisi questa mattina in un attacco dei militari Nato, in risposta ad un attentato suicida contro un convoglio americano di stanza nell'Afghanistan orientale. Questa ennesima tragedia si è consumata nella provincia di Kapisa, a nord di Kabul. Durante la battaglia con la guerriglia, l'artiglieria e gli aerei dell'Alleanza atlantica hanno colpito una casa, spazzandola via in un sol colpo. Intanto oggi in Italia inizia alla Camera il dibattito sul rifinanziamento delle missioni italiane. Ancora una volta assisteremo all'ipocrisia di coloro i quali affermano che i nostri soldati sono impegnati in un'operazione di pace. Ma quale pace... La guerra in Afghanistan non solo c'e' e continua più
cruenta e imperterrita che mai ma, come tutti i conflitti, fa stragi di civili, donne e bambini.Detto questo voglio, però, chiarire che l'Italia non partecipa alle azioni di guerra, ma all'Isaf, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza. Proprio per questo io ritengo giusta una riformulazione del nostro supporto alla popolazione afgana, ma non il rientro immediato.E' chiaro che i dubbi sono tanti e comprendo la grande indecisione di alcuni parlamentari sul comportamento da tenere in aula. Finora coloro che hanno annunciato di votare no alla proroga della missione, accogliendo, tra l'altro, l'appello promosso qualche settimana fa da personalità importanti del mondo della cultura e del giornalismo, tra i quali Teresa Mattei, Alex Zanotelli, Vauro, Gianni Mina', Giorgio Cremaschi e Marco Revelli, sono in minoranza. Io ritengo che sarebbe molto grave se in Parlamento il no alla guerra venisse confinato in un'area
marginale e ridotta: sarebbe una ferita democratica perché questo paese nella sua maggioranza non vuole la guerra e non vuole le truppe in Afghanistan. Ma è anche vero che si può pensare a un'alternativa, magari mandando più civili che possano aiutare la popolazione e facendo pressioni sull'Onu per ottenere una immediata conferenza di pace. Abbandonare a se stessi gli afgani in questo momento significherebbe consegnarli ai Talebani, determinando la stessa situazione che oggi insanguina l'Iraq peggio di prima. Bisogna riflettere. Ammetto di essere confusa e per questo vorrei parlarne con voi e sapere cosa ne pensate.