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Darfur, il gioco sporco e ambiguo del governo di Khartoum


Il Sudan dice no alle richieste della Corte penale internazionale:  continuerà a proteggere i criminali responsabili del genocidio C'era da aspettarselo, le speranze che il governo di Khartoum
cominciasse a collaborare erano davvero esigue. Il ministro della giustizia sudanese Mohammed Ali el Mardi ha, infatti,  dichiarato oggi che il suo paese non consegnerà alla Corte penale internazionale alcun sudanese incriminato per le stragi in Darfur.Non consegneranno né appartenenti alle forze governative né membri dei gruppi armati, ha detto il ministro, aggiungendo che il Sudan, come gli Stati Uniti, non ha ratificato la convenzione che ha portato alla creazione della Cpi, dunque non è vincolato alle delibere di questo tribunale. Le autorità di Khartoum hanno più volte ribadito che, se lo riterranno, saranno esse stesse a giudicare chi si è macchiato di crimini in Darfur.E' questa, secondo loro, è una granzia! Ma insomma... non riesco a capire come sia possibile che non si possa far nulla per smascherare questi signori che continuano a coprire dei criminali responsabili del genocidio che si sta compiendo da anni in Darfur.Intanto ieri un gruppo di uomini armati hanno ucciso due peacekeeper dell'Unione Africana e ne hanno gravemente
ferito un terzo. I responsabili dela missione di pace hanno detto di essere profondamente preoccupati perchè sembra che gli uomini armati appartenessero all'Esercito di liberazione del Sudan, la fazione ribelle che ha firmato lo scorso maggio un accordo di pace per il Darfur.Eppure, nonostante questo sconfortante scenario, il segretario generale dell'Onu ha rivolto una nuova richiesta al Sudan di accettare il dispiegamento della forza internazionale per arginare il conflitto tribale che dal 2003 ha provocato migliaia di uccisioni, violenze e stupri nella regione in preda alla guerra civile. Ban Ki-moon, ha inviato una lettera al presidente sudanese Omar al-Bashir, accusato di appoggiare le
milizie dei Janjaweed contro i ribelli, il quale continua a non rispondere alle richieste della comunità internazionale, che chiede ancora una volta di fermare immediatamente stupri e omicidi di massa. Da settimane al Palazzo di Vetro si aspetta una lettera che Bashir sostiene di aver spedito a Ban in risposta ai numerosi appelli a cessare le violenze.Ma la lettera non è mai arrivata, provocando frustrazione ed irritazione in seno al Consiglio di Sicurezza, che proprio ieri ha ascoltato il rapporto di Jan Eliasson, l'inviato speciale di  Ban, che sta seguendo le trattative tra governo e ribelli  sudanesi, e che nei prossimi giorni verrà affiancato da un esperto militare.