NeverInMyName

Post N° 437


Dopo Welby è calato il silenzio sul dibattito della vita-non-vita 
Io sono convinta che la vita sia un bene troppo prezioso per disfarsene prima che il proprio destino si compia e che, soprattutto, anche quando c'è solo una speranza minima, non si debba cedere al dolore e decidere di 'staccare' quei tubi che tengono in vita una persona cara. Ma comprendo anche il disagio di chi non voglia continuare un'esistenza a metà, tra la vita e la morte, tra la coscienza del sé e l'impossibilità di essere 'vivo', davverro ... E' per questo che non accetto il silenzio che è calato sul dibattito stimolato da Piero Welby e oggi di nuovo limitato a pochi ritagli di giornali o ai servizi di Radio Radicale. Io sono fermamente convinta che chiunque abbia coscienza abbia il diritto di decidere di interrompere una vita-non-vita.Penso che l'esistenza appartenga a chi la viva e non certo allo stato o a un capo religioso. Ho letto il testo della norma olandese, mi sembra sostanzialmente ben fatta, considerando la delicatezza della questione: potrebbe essere un giusto esempio. E' anche vero che l'eutanasia deve rimanere una scelta libera e incondizzionata del paziente, un supremo diritto di decisione sulla propria esistenza, non certo una forma legale di suicidio facile, ne di rimedio per l'affollamento delle strutture sanitarie.Il principio deve essere chiaro: qualora per evidenti e provati motivi questa divenga umanamente inaccettabile, ritengo che l'individuo possa avere la facoltà di scegliere se attendere la natura o di decidere la cessazione della stessa esistenza.Che vita è quando non puoi respirare all'aria aperta, correre in riva al mare, giocare con un figlio, accarezzare la persona amata... beh, se io non potessi 'essere' davvero VIVA non credo che riuscirei a continuare un'esistenza a metà...