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Aids, non abbassiamo la guardia


Hiv: incidenza non più in calo, più contagi tra etero Che l'Aids avesse mostrato segni di ripresa in Italia lo si sapeva da tempo. L'incidenza della malattia non è più in discesa com'era dalla metà del 1996. Crescono, secondo l'ultimo aggiornamento dei casi di Aids del Centro Operativo Aids (COA) del Reparto di Epidemiologia presso l'Istituto Superiore di Sanità, sia il numero di casi tra gli adulti over-40, sia la proporzione dei casi attribuibili alla trasmissione sessuale, omosessuale ma soprattutto eterosessuale; quest'ultima rappresenta la categoria più colpita nel 2004-05. Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 30 giugno 2005, sono stati notificati al COA 55.286 casi cumulativi di Aids.Di questi 34.532 pazienti (62,5%) risultano deceduti al 30 giugno 2005 ma il numero di decessi per Aids è probabilmente sottostimato, a causa della non obbligatorietà della notifica di decesso.Le regioni più colpite sono nell'ordine: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Liguria. È evidente la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia nel nostro Paese, come risulta dai tassi di incidenza che continuano ad essere mediamente più bassi nelle regioni meridionali. La  diffusione dell'Aids pediatrico sembra ricalcare la distribuzione geografica dell'epidemia riportata per i casi segnalati negli adulti.Si evidenzia nel tempo un aumento della proporzione di casi notificati in cittadini stranieri (dal 4,5% nel 1994-95 al 17,8% nel 2004-2005) ed un aumento di casi per trasmissione sessuale, omosessuale ma soprattutto eterosessuale; quest'ultima rappresenta la categoria più colpita nel 2004-05. Infatti, se prima del 1994 i casi di trasmissione per tossicodipendenza rappresentavano il 66,7% del totale, nel 2004-05 questi sono diventati il 32,3%, laddove i casi per contatto eterosessuale sono passati dall'11,8% di prima del 1994 al 40,4% di oggi.Il 69,4% del totale dei casi si concentra nella fascia d'età 25-39 anni, ma dagli anni '90 al 2004 è aumentata la quota di casi nella fascia d'età 40-49 anni (per i maschi dal 10,2% nel 1990 al 41,5% nel 2004 e per le femmine dal 5,7% nel 1990 al 30,7% nel 2002). L'età media alla diagnosi mostra infatti un aumento nel tempo: se nel 1985 l'età media era di 29 anni per i maschi e di 24 per le femmine, nel 2004, oggi sono salite rispettivamente a 41 e 38 anni.A fronte di un aumento dei casi per trasmissione eterosessuale, tuttavia soltanto il 23% dei pazienti con fattore di rischio sessuale (omosessuali ed eterosessuali a rischio), ha effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids (segno della consapevolezza di essere sieropositivi), contro oltre il 50% dei tossicodipendenti. Infatti sono aumentati dal 1996 al 2003 i casi di diagnosi ravvicinata di sieropositività e Aids conclamato. Inoltre la proporzione di persone che scoprono di essere sieropositive solo al momento della diagnosi di Aids è più elevata tra quelli infettatisi attraverso rapporti sessuali e tra gli stranieri. Questi dati dimostrano che l'Aids sta riguadagnando terreno, diffondendosi soprattutto tra quanti conducono pratiche sessuali a rischio senza averne la consapevolezza. La diminuzione dell'incidenza dei casi di Aids osservata a partire dalla metà  del 1996 sembra ormai tendere alla stabilizzazione. Nel 2004 i casi di diagnosi attesi (tenendo conto del ritardo di notifica) sono praticamente gli stessi di quelli del 2003. Inoltre non c'è da star tranquilli perchè la riduzione dei casi che si è registrata dalla metà del 1996 fino agli ultimi anni non è dovuta ad una riduzione del numero di nuove infezioni ma soprattutto all'effetto delle terapie somministrate a partire dal momento della scoperta sieropositività.