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Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!
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Darfur, annunciato il “cessate il fuoco”
Propaganda o primo passo verso la pace?
La notizia era nell’aria da tempo. Omar Hassan al-Bashir, presidente del Sudan, lo aveva anticipato nei giorni scorsi affermando che ‘stava lavorando per la pace in Darfur. Poi l’annuncio: “Proclamato l’immediato e incondizionato cessate il fuoco nel Darfur”.
Peccato che uno dei principali gruppi ribelli della regione abbia già rifiutato l'offerta.
Forse le rassicurazioni di Al Bashir, il quale ha affermato che il suo Governo darà “corso immediato a una campagna per disarmare le milizie e restringere l'uso delle armi tra le forze armate" non hanno convinto il Movimento Giustizia ed Eguaglianza che ha risposto dichiarando che “il cessate-il-fuoco annunciato da Khartoum non è serio”.
Ciò significa che il Jem non smetterà di combattere contro le forze governative. Un portavoce del movimento ha però precisato che se si raggiungesse un accordo quadro che garantisca i diritti del movimento la decisione potrebbe essere rivista. In poche parole alzano il prezzo. Vogliono qualcosa in cambio… terra e potere.
Le violenze in Darfur sono iniziate proprio a causa delle aspirazioni dei ribelli, che hanno portato a una contrapposizione con il regime sudanese: un conflitto che ha coinvolto tutte le tribù darfure e che ha causato non meno di 200mila morti e costretto 2,5 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
Agli insorti impegnati a combattere per qualsiasi cosa, dal controllo del bestiame a quello per la terra, il regime di Bashir ha opposto sanguinarie milizie arabe, dette janjaweed, i ‘diavoli a cavallo’.
Questi miliziani non hanno esitato a saccheggiare villaggi, uccidere uomini e violentare le donne. Hanno messo in atto una vera e propria ‘pulizia etnica’ visto che le vittime sono tutte di etnia Fur, Zaghawa e di altre popolazioni del Darfur.
Proprio per la responsabilità di aver armato i janjaweed, la Corte penale internazionale ha chiesto l’incriminazione del presidente sudanese. E forse il cessate il fuoco proclamato da Bashir è anche dovuto alle indagini e alla richiesta di arresto avanzata dal Procuratore Ocampo.
Per questo bisogna continuare a sostenere l’azione della CPI: una pace duratura in Sudan può passare solo attraverso l’accertamento delle responsabilità penali di chi ha coperto e perpetrato crimini di guerra e garantendo giustizia a tutte le vittime di queste violenze.
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