Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

 

« Ce l'hanno fatta!!!L'ultimo atto di arroga... »

Non restiamo a guardare!

Post n°62 pubblicato il 22 Gennaio 2006 da NeverInMyName
 

WILLY E' MORTA, MA COME LEI TANTE ALTRE

E IN MODO MOLTO PIU' ATROCE

Purtroppo tutti i tentativi per salvare la balena che nuotava nel Tamigi non sono serviti a nulla. E' morta. Ieri ero fuori a cena e quando mi è arrivata la notizia, via sms sul cell, una grande tristezza si è impossessata di me. Vorrei che cose del genere non accadesserò mai!

Vi siete mai posti il problema: è giusto difendere le balene? E' giusto lottare per le balene? E' giusto amare le balene? Io credo che molta gente, la maggior parte, non ci abbia mai pensato perché, normalmente, tutti noi pensiamo più agli animali vicini a noi. Per quasi tutti noi è davvero difficile poterle vedere dal vivo ma, credetemi, io che ho potuto osservarle nuotare libere sott'acqua o addirittura dalla riva, vi posso dire che è uno spettacolo unico, un'esperienza indimenticabile che ti segna per tutta la vita.
C'è invece chi le caccia per mangiarle.
Noi, allora, dobbiamo lanciare un allarme, un grido d'aiuto con l'uomo portavoce di questi animali che non possono gridare la propria indignazione. Solo con un'indignazione forte e un impegno concreto si può tentare di fare qualcosa.
In caso contrario, l'estinzione delle balene non sarà più un'utopia.
Al momento il rischio più grande è la nuova apertura alla caccia per la quale spingono il Giappone, la Norvegia e l'Islanda. E' assurdo che pochi paesi riescano ad avere un ruolo così importante rispetto alla voce di tutti gli altri stati del mondo, ma è realtà.
C'è soltanto una cosa da chiedere a gran voce a tutti, cioè il definitivo stop alla caccia alle balene anche perché le leggi attuali sono state sempre facilmente aggirare da Norvegia, Giappone e Islanda.
Fino ad oggi Greenpeace è quella che ha fatto di più per promuovere la difesa delle balene e per far conoscere al mondo come i cacciatori trattino le balene. I loro attivisti hanno rischiato più volte la vita.
Ma va anche detto che, nonostante si sia parlato spesso e volentieri di questa tragedia, la strada fatta non è molta. Immaginate, infatti, quanto sia difficile andare a controllare in mezzo all'oceano cosa si comporta l'equipaggio di una baleniera.
La strada, dunque, è in salita e ricca di provocazioni.  E' per questo che voglio chiedere a tutti voi, tutti coloro che leggono questo blog, di non dimenticare le balene, di non girarsi dall'altra parte e di pensare sempre al modo atroce con cui vengono uccise, quando ad ammazzarle non è l'inquinamento!

Per la seconda volta sono blog del giorno.  Vi ringrazio ancora e spero che le discussioni che nascono sul mio blog possano lasciarvi qualcosa dentro!

 
Rispondi al commento:
okta
okta il 23/01/06 alle 15:21 via WEB
Le nubi si torcevano vive, come schiuma in volo bianche, contro un cielo d’abisso, nel vento del largo. La spiaggia di piccoli sassi, grigi e rotondi, era curva, laggiù piegava e si induriva nel promontorio, tuono della scogliera. Nel mio occhio bagnato giravi come un granello di luce lontanissimo ancora, rosa come papilla di madrepora che pulsa e si ritrae per il respiro vago del calcare. Poi sei cresciuto, ti sei fatto ragazzo, e raccoglievi chinandoti conchiglie che non volevi conservare. Le lanciavi nell’oceano-tempo come un’altra domanda e l’undicesima onda te la rendeva, ma tu eri già andato via. Così ti avvicinavi, ignaro di me, del mio occhio bagnato che non poteva non vederti, non poteva fare un ultimo buio abbassando la notte della palpebra suoi tuoi passi svogliati. Solo adesso mi scorgi, ma ancora non capisci, guardi ma non vedi, perché nelle pagine di mare della tua testa bionda non c’è niente di simile a me, niente se non tronchi graffiati, incrostati, fradici di mille e una notte di oceano. E poi il mio colore non si distingue dai sassi della spiaggia: grigio ardesia, grigio acciaio, e candide venature di quarzo che disegnano geroglifici strani sulla mia pelle invecchiata. Ti avvicini, e finalmente vedi le pinne, sbocconcellate dal tempo dalle conchiglie dei giorni, e cerchi l’occhio, allo spigolo della bocca ed eccolo lì, eccomi, sono io, spiaggiato senza speranza un grampo venuto dal fondo per scombinarti lo stomaco. 2 Guardami. Fa scivolare le dita sui miei contorni di gomma. C’è la pinna dorsale, come l’onda che disegnavi da bambino, il morbido declivio della schiena, fino al salto della testa. Vedi? Non sono un flessuoso delfino, non c’è traccia di rostro la fronte cade a picco sul labbro, leggermente infossata e quattordici denti, quattordici, uscivano dalla mandibola sfuggente. Sono tozzo, pesante, più timido e riflessivo degli altri ma ho avuto anch’io i miei giochi, le mie lotte nell’acqua lontano dalle coste, dai bassifondi, dalle baie luccicanti come catini. È tutto scritto quassù, sui segni della mia fronte quasi bianca sui fianchi graffiati a giravolte, a nodi, a strisce parallele come i disegni al buio di uno stecco incandescente come fossili di idrogeno sulla lastra notturna del cielo. Inutile provare a leggerli, dovresti tornare sui banchi di scuola ma di corallo, questa volta, nelle aule blu, attraversate dalle correnti a compitare su pallottolieri di vertebre di balena e a scrivere nell’acqua con l’inchiostro dei calamari. Ascolta me piuttosto, se i cigolii e i fischi della mia gola somigliano a qualche lingua conosciuta, ascoltami perché la mia pelle si asciuga, e non mi resta più molto da respirare. 3 Sì, forse capisci. Ti sei seduto a guardare, e se fischio o singhiozzo in quest’aria che comincia a bruciare, che mi secca la lingua tu trasali, spalanchi gli occhi, e in quei tuoi occhi io mi ci vedo mi bagno ancora per poco nel tuo azzurro stupore. Forse capisci, forse. Allora avvicinati alla mappa della mia pelle: c’è il nero delle scarpate, le faglie, le forre profonde come l’ardesia e il gesso bianco delle coste, delle linee di livello, delle correnti. Là si radunavano i calamari, qui stazionavano le orche e a destra del mio occhio, in quel lago di buio nella calma tropicale, io, proprio io, sono nato. Piccoli pesci mi solleticarono che ancora la placenta non mi aveva svestito, nell’abbraccio meno caldo dell’acqua crepitavano sulla mia pelle, lasciavano minuscole impronte di labbra come zampe di uccelli sulle spiagge del mio inizio. Il sangue fu diluito e disperso e nuvole di latte dolcissimo passarono nel mio palato, piovvero tiepide, provai gioia liquida, compatta, dal muso alla coda… ancora mia madre ma già me stesso, carne fasciata dalle acque, stretta dal vuoto. Tutto era buio e luce, freddo e tepore, compagnia e solitudine ma qualcosa per me diceva già alla mia coda di spingere. Il liquido salato mi succhiò in avanti, si richiuse, mi fermò battei ancora la coda e scivolai, e tutto scivolò via, e ritornò… a colpi di pinna per trentaquattro estati, da allora a ora, fino a qui. Sono lo stesso corpo, sono io, anche ora, dopo tutti quei mari tutto è scivolato via, e tutto è ritornato al suo momento: mia madre ha ritrovato la sua spiaggia, e io sono arrivato alla mia. 4 Guardami, guarda. Questa cicatrice e questa sono state il primo squalo e questa, così vicina al naso, ha sfiatato il primo sangue versato. Ma la mia vita era all’inizio del cerchio, e non dovevo morire. Cominciarono invece le prime cacce, giù nelle fosse sulle scarpate sommerse dei continenti, nei pozzi profumati di calamari, dove andavamo a picco per mangiare. Cantavamo, mia madre ed io, e le seppie incantate si fermavano a guardarci, e noi le coglievamo così, staccandole dalla vita. I monti e le valli del mare erano buio e blu e canto e le estati passarono, migrando, come greggi di crill. Gli squali, una volta crescito, persero interesse al mio corpo ma ecco le reti, i palangresi, le tonnare, a setacciare e raccogliere sostentando vita e alimentando morte, per qualche idea che mi sfuggiva. Alcuni di noi ci finirono per sbaglio, e noi li lasciammo al loro buio anche se da lontano, negli strati dell’acqua, si udivano le loro grida. Non potevamo impazzire per loro, non potevamo salvarli e allora via, ad accettare altrove quel fardello di libertà sapendo che siamo ciò che siamo, che c’è sofferenza e apertura effimero e bellezza, diversità e movimento perpetuo. Per fortuna i calamari finivano, e noi ci spostavamo a pascoli nuovi finalmente via dalla condanna dell’immobile, dal laccio di un parallelo. Salivamo a Nord o calavamo a Sud negli oceani, nei mari piccoli oscillavamo come fusi tra i bassifondi delle coste e i timidi abissi e in tutto quel tessere graffi di ordine e libertà amai soprattutto il caos. L’ordine era nel numero delle vertebre, le stesse da madre a figlio era nelle crescite del corallo, ma c’era anche il disordine che sparpaglia che sgretola nella morte e ne alimenta altra, senza un perché. C’era poco da sapere: l’ordine è la matrice e il disordine è vita. 5 Mi ascolti, ragazzo? Il sole scompare dietro la tua spalla dorata e tu ti fai ombra lentamente, le nuvole sono gialle e rosa nella laguna e stelle… appaiono già le prime stelle, quelle che mi hanno guidato assieme al sole, al sapore del sale, al calore delle correnti ai rumori dei fondali ignoti, che rimandavano l’eco dei nostri fischi. Come tutto era silenzio! Un silenzio necessario, crudo annidato nel boato della tempesta o nei canti notturni delle coste ordine interno e moti selvaggi, qualcosa di insopportabile per il tuo mondo. Allora il controcanto delle vostre macchine ha assordato il mare percuotete anime di bronzo e corpi di bestie gonfiano intestini di ferro reti spezzano cicli, interrompono senza perpetuare, e l’illusione che vi aiuta vi uccide… siete dominio, siete oppressione trasformate la caccia in qualcosa di osceno e furioso il più feroce tra noi è un cacciatore, il più mite tra voi è un guerriero… voi, focolai di sfinimento, voi, che non sapete più guarire siete come un branco di orche che fa cerchio attorno alle prede un anello di denti… ma le orche colpiscono e se ne vanno mentre voi imprigionate per consumare domani autoesclusi dal tutto, lontani troppo dalla danza crestata del caos. I nostri sistemi selvaggi, il vostro sistema di oltraggi l’ordine improprio dei vostri palamiti, la legge dei vostri arpioni legno nelle vostre mani, ferro nelle nostre carni. Il mare, sì è affilato come un dente, ma la sua vita selvaggia è per la vita e col suo solo esserci denuda i vostri sbagli. Allora guerra al mare e tempeste sonore sui morbidi discorsi delle specie… 6 Dove sei? Non ti vedo. Le stelle sono fiorite come madrepore riconosco in loro la balena franca, la megattera, e là, piccolina la fronte di mia madre, tutte costellate di graffi e funghi e parassiti sulla notte delle loro pelli. Come splendono! E le terre selvagge le grandi pianure del mare, a perdita d’occhio, i grandi animali… balene come bisonti, capodogli come orsi, orche come lupi. I globicefali vanno a Nord come le renne, i delfini brucano immensi i grampi cercano la libertà, gli zifii sono soli… Dove sei? Vedo la spiaggia scura, vedo gente che accorre con fuochi e lame nei pugni… Dove sei, ragazzo? Sei ancora lì? Dove sei? Loro si avvicinano… Mi hai ascoltato? Hai sentito la mia storia? Astieniti dal primo colpo, allora, fallo per me un grampo venuto dal profondo per ritornare al tuo mare.
 
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

AREA PERSONALE

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

nicolas.foticassetta2ossimoramatteo.fiorenza989etna48alessiodematteis76debora.goddisergio.lamparellistefanogelataioflash16gmax_6_66sestante.76fralamantiacoop.edilviticella
 

No alla pena di morte,

sempre, comunque e ovunque...

 

ULTIMI COMMENTI

Impegnatevi di più con i post non posso essere l'unico...
Inviato da: cassetta2
il 03/08/2020 alle 11:59
 
In merito al precedente posto affermo e continuo a ribadire...
Inviato da: Gerardo
il 05/05/2015 alle 12:37
 
Grazzie!
Inviato da: Ours en peluche
il 04/08/2013 alle 11:33
 
buon compleanno e buon 2013
Inviato da: ninograg1
il 09/01/2013 alle 06:47
 
L'articolo è sbagliato nel merito e nei contenuti in...
Inviato da: Gerardo Pecci
il 04/07/2011 alle 00:29
 
 

FAI COME ME: ADOTTA UN BAMBINO A DISTANZA!

TAG

 

FACEBOOK

 
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: NeverInMyName
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 52
Prov: RM
 
Citazioni nei Blog Amici: 52
 

I MIEI VIAGGI

        immagine      

Uganda - Capodanno 2007

immagine

Perù - Estate 2006

immagine    

Cina, Capodanno 2006       

 immagine

Malesia - Estate 2005

 

immagine

Namibia/Botswana - Estate 2004

immagine

      India, Capodanno 2005       

 immagine

Grecia - Estate 2003

                 immagine                

  Florida, Capodanno 2004

                immagine                

Parigi, Capodanno 2003

   immagine   

Usa, estate 2002

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

 

immagineI heart FeedBurner immagine

immagine Add to Google

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963