NeverInMyName
Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!
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Alla vigilia dell'uscita del film tratto dal libro
continua l'opera di censura del Vaticano
E' normale che il Vaticano stia scatenando una vera e propria 'crociata' contro il nuovo film di Ron Howard ispirato al libro di Dan Brown "Il codice Da Vinci"? Andrete a vederlo o seguirete i consigli ecclesiastici di boicottarlo? Alla vigilia dell'uscita nelle sale del film le polemiche montano sempre di più. Se non siamo ancora arrivati ai livelli di censura che investìrono Ultimo tango a Parigi, con tanto di sequestri a tappeto e roghi delle pellicole, di sicuro siamo di fronte a qualcosa di più di una semplice protesta. La Chiesa, infatti, sta mostrando una preoccupazione quasi senza precedenti. Una preoccupazione che, se si pensa al film solo ed esclusivamente come a un film, appare senza dubbio eccessiva. Io credo che quella di Howard sia solo una storia avventurosa, un thriller, e non una 'rivelazione' sconvolgente. Se poi ci fosse qualcosa di più... beh, allora si capirebbe il perché di tanta agitazione. Ma per il momento "Il codice Da Vinci" è e resta solo un bel film...
Per il trailer clicca qui:
http://www.capital.it/trovacinema/pop_multimedia.jsp?tc=F&idc=300454&idm=305236
Scatta il countdown alla prima a Cannes, notizie e critiche...
ore 13:10 16 maggio 2006
CODICE DA VINCI: NELLE FILIPPINE FILM VIETATO A MINORENNI
(AGI/REUTERS/AFP) - Roma, 16 mag. - Il film 'Il codice da
Vinci' sara' distribuito anche in Corea del Sud e nelle
Filippine, dove pero' potranno vederlo solo i maggiorenni. A
poche ore dalla prima mondiale, questa sera al festival di
Cannes, e dell'uscita in tutto il mondo giovedi' la pellicola
di Ron Howard continua a suscitare contrasti e polemiche che
certo molto contribuiscono a farle pubblicita'.
La commissione di censura di Manila non ha ceduto alle
tante pressioni, soprattutto della chiesa cattolica, di vietare
il film pero' ha deciso di riservarlo a un pubblico adulto.
"Per temi, linguaggio e immagini" il film "richiede capacita'
di discernimento mature", ha spiegato Consoliza Laguardia, capo
della commissione. Ma nonostante il racconto "sollevi alcune
questioni critiche su dogmi cristiani o cattolici generalmente
accettati, non diffama persone vive o morte". Eppure anche il
piu' stretto collaboratore del presidente Gloria Macapagal
Arroyo, Eduardo Ermita, si era schierato per il divieto di
proiezione.
Piu' o meno la stessa interpretazione del 'Codice da Vinci"
hanno dato le autorita' della Corea del Sud. "E' chiaro che e'
tutta finzione", hanno spiegato i giudici della corte
distrettuale di Seul, cui si era rivolto il Consiglio cristiano
della Corea per impedire alla Sony di distribuire il film.
(AGI)
ore 13:46 16 maggio 2006
CANNES: JACOB, IL CODICE? SE NON LO AVESSIMO PRESO...
A LE MONDE: MA NON E' IL MERCATO CHE FA LA SELEZIONE
(ANSA) - CANNES, 16 MAG - Non e' il mercato che fa scegliere
i film da selezionare per Cannes ma di certi fenomeni, come Il
codice Da Vinci, non si puo' non tenere conto. Lo dice il
presidente del Festival, Gilles Jacob, difendendo la scelta di
aprire domani la 59/ma edizione con un blockbuster hollywoodiano
come il film di Ron Howard tratto dal best seller di Dan Brown.
In una intervista all' inserto di Le Monde dedicato al
Festival, Jacob risponde alla domanda sui criteri di selezione e
su come siano cambiati e dice: ''Non e' certo il mercato a fare
la selezione. E' ormai un anno che e' stato annunciato l'arrivo
del Codice il 17 maggio 2006. Thierry Fremaux (il direttore del
Festival succeduto proprio a Jacob, ndr.) aveva due
possibilita': prendere il film rispettando tutte le richieste
della produzione o rifiutarlo, ma poi avrebbe dovuto fare fronte
all'esplosione mediatica del fenomeno Codice da Vinci''.
Jacob racconta anche con orgoglio che ''il solo fatto che un
film sia visto dai selezionatori di Cannes e' un plusvalore'' e
cita proprio il caso dell' Italia: ''Qualche anno fa venni in
Italia e volevano mostrarmi 50 o 60 film. Avrei preferito vedere
solo i 15 migliori ma mi dissero che il solo fatto che io li
vedessi permetteva di venderli, quei film, e a un prezzo
migliore''.
ore 17:40 16 maggio 2006
CODICE DA VINCI/ LE PROTESTE DEI CRISTIANI IN ASIA
Stop distribuzione in India,in Thailandia si chiede censura fine
Cannes, 16 mag.(Ap) - Levata di scudi dei maggiori gruppi
cristiani asiatici, dalla Corea del Sud alla Thailandia, passando
per l'India, contro l'uscita del film tratto dal romanzo di Dan
Brown "Il Codice da Vinci" in vista della prima domani al
festival cinematografico di Cannes. I manifestanti cristiani
minacciano di boicottare la pellicola diretta da Ron Howard, di
censurare la versione completa o di imporne una ridotta. Pronti a
tutto, anche allo sciopero della fame.
Il controverso film sarà proiettato domani alla 59esima edizione
del festival di Cannes, una grande operazione pubblicitaria per
l'adattamento cinematografico del best seller più venduto al
mondo. Tom Hanks e altri protagonisti del "Codice da Vinci" sono
giunti a Cannes, da Londra, oggi a bordo del treno che porta il
nome del film e che tenta di mettere a segno il record del
viaggio non-stop più lungo al mondo.
Ma la trama del film (nel quale si afferma fra l'altro che Gesù
sposò Maria Maddalena e da lei ebbe dei figli), ha indignato
molti cristiani. In Corea del sud, che conta circa 13 milioni di
protestanti e 4,6 milioni di cattolici, un tribunale non ha
accolto la richiesta inoltrata da alcuni fedeli di bloccare la
proiezione del "Codice da Vinci", che sarà invece in uscita nelle
sale cinematografiche giovedì come previsto. "Come è chiaro il
romanzo e il film sono finzione... non esiste la possibilità che
la pellicola possa far credere agli spettatori che il contenuto
del film è reale", è stata la sentenza del giudice Song Jin-hyun.
Il Consiglio dei cristiani coreani, un gruppo di 63 associazioni
protestanti sud-coreane, dice di rispettare la decisione del
giudice, ma che non rinuncerà a boicottare il film.
In Thailandia, i gruppi cristiani hanno chiesto al governo di
censurare gli ultimi 15 minuti del film, correggere dei
sottotitoli che sono poco rispettosi verso Gesù e inserire dei
messaggi prima e dopo la proiezione per ricordare che il
contenuto del film è "fittizio". La commissione che si occupa
della censura, tuttavia, non ha ancora risposto alle richieste
dei gruppi cristiani, a due giorni dall'uscita del film nelle
sale.
In India, paese a maggioranza hindu, ma che ospita comunque
18 milioni di cattolici, il leader del Forum cattolico secolare
Joseph Dias, ha iniziato lo sciopero della fame a Bombay e ha
dichiarato che molti sono già pronti a seguirlo. "Vogliamo che il
film sia vietato", ha detto. E potrebbe riuscirci. L'uscita del
film nelle sale è prevista per venerdì ma c'è il rischio che
slitti di qualche giorno: il ministro dell'Informazione indiano,
Priya Ranjan Dasmunshi, ha affermato di aver ricevuto più di 200
lamentele e di aver chiesto una versione speciale del film
diretto da Ron Howard: "Siamo un paese secolare. Su un tema
sensibile, dobbiamo adottare delle misure dopo averne esaminato
ogni aspetto - ha dichiarato Dasmunshi ai giornalisti,
concludendo - Dobbiamo stare attenti". Il sacerdote della Chiesa
Cattolica, Myron Pereira, membro della commissione che rilascia
la certificazione cinematografica (che ha autorizzato il film) ha
ribadito che non c'è ragione di bandire il "Codice", perché il
contenuto è fittizio.
I censori filippini hanno consigliato il film a soli adulti, ma
non lo hanno classificato "X", la sigla che si usa per i film a
luci rosse o di contenuto troppo violento; mentre il Consiglio
nazionale delle Chiese a Singapore è ricorso a un ciclo di
conferenze per confutare gli aspetti controversi del "Codice".
ore 19:46 17 maggio 2006
CODICE VINCI: OPUS DEI ACCUSA SONY, OFFESA PER CRISTIANI
MONS.AMATO, CHIESA DIFFAMATA PERCHE' DIFENDE VITA E FAMIGLIA
(ANSA) - ROMA, 17 mag - La fredda accoglienza ricevuta a
Cannes dal 'Codice da Vinci' non ferma la battaglia del mondo
cattolico contro la mega-produzione tratta dal bestseller di Dan
Brown: anzi oggi l'Opus Dei, la prelatura presa di mira nel
romanzo e nel film, ha alzato radicalmente i toni contro la casa
produttrice Sony Pictures, accusandola di aver violato il suo
stesso codice etico per aver evitato di inserire l'avviso agli
spettatori che si tratta di un'opera di fantasia e per aver
dimostrato, cosi', una ''deplorevole mancanza di rispetto nei
confronti di centinaia di milioni di cristiani''.
''Il film conserva le scene del romanzo che sono false,
ingiuste e offensive per i cristiani - commenta a nome della
prelatura Manuel Sanchez Hurtado, dell'Ufficio informazioni
dell' Opus Dei di Roma -. Anzi, moltiplica persino l'effetto
ingiurioso del libro, grazie alla forza che possiedono le
immagini''. L'Opus Dei, in particolare, ritiene violato il
Codice di Condotta del gruppo Sony, nei passi in cui afferma che
''il personale deve essere attentamente rispettoso verso le
differenze culturali'', o che ''nessuno puo' esprimere insulti
razziali o religiosi'' o quando la Sony si impegna a non fare
pubblicita' falsa, che possa disorientare o calunniare terzi.
''I dirigenti della Sony - aggiunge Sanchez Hurtado - hanno
piu' volte dichiarato questo impegno etico'', ribadendo
recentemente che ''l'etica e l'integrita' devono far parte del
Dna della Sony'' e che ''non ci puo' essere prosperita' per
un'impresa che non rispetti l'ambiente e la societa' in cui
vive''. Secondo l'esponente dell'Opus Dei, ''nessuno in questi
mesi ha osato fare affermazioni tanto audaci quanto i dirigenti
della Sony, anche se poi tutte le loro dichiarazioni sono
smentite da questa deplorevole mancanza di rispetto nei
confronti di centinaia di milioni di cristiani. Il fine
economico non giustifica i mezzi offensivi. Non e' la vittima a
perdere la dignita': chi si degrada e' l'aggressore''.
La posizione ufficiale della prelatura fondata da San
Josemaria Escriva' sul film di Ron Howard e' stata espressa
durante la ''Open house'' promossa oggi presso il centro di
formazione Elis, realizzato e gestito dall'Opus Dei nel
quartiere romano di Casal Bruciato, al Tiburtino-Collatino, ed
inaugurato da Paolo VI 40 anni fa, il 21 novembre 1965. Ma anche
in un convegno organizzato a Firenze padre Bernardo Estrada,
rappresentante dell'Opus Dei, ha dichiarato che ''la maggior
parte di noi non andra' al cinema, perche' e' un film che
insulta il cristianesimo: e' come se andassimo a vedere un film
di qualcuno che offende nostra madre''. Estrada ha tuttavia
ribadito che la prelatura cattolica non prevede nessuna azione
contro il film e non condanna chi andra' a vederlo.
Dopo le ultime bordate polemiche, come quelle del predicatore
pontificio padre Raniero Cantalamessa, dopo gli anatemi e gli
inviti al boicottaggio, come quello di monsignor Angelo Amato,
segretario dell'ex Sant'Uffizio, nei giorni scorsi c'era stata
la presa di posizione del presidente della Cei, cardinale
Camillo Ruini, che tuttavia coglieva nel lancio del film
''l'occasione di un'opera capillare di catechesi, e prima ancora
di informazione storica, che aiuti la gente a distinguere con
chiarezza i dati certi delle origini e dello sviluppo storico
del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni''.
Sempre oggi, comunque, in un'intervista a Radio Vaticana
l'arcivescovo Amato e' tornato a puntare il dito contro il
romanzo di Dan Brown e il film di Ron Howard, parlando di una
vera e propria strategia di diffamazione e discredito nei
confronti della Chiesa, con una ''proterva distorsione della
verita''', motivata dal fatto che ''la Chiesa rimane oggi la
sola a proteggere chiaramente, esplicitamente, la vita umana dal
suo sorgere al suo tramonto, la sola a tutelare la famiglia, la
sola a dire una parola chiara in temi di etica sessuale e di
bioetica, la sola che riproponga il valore dei Dieci
Comandamenti''. Secondo il segretario della Congregazione per la
Dottrina della Fede, quindi, ''le Chiese e le comunita'
cristiane dovrebbero parlare piu' forte per arginare la
menzogna, che purtroppo usa tutte le armi della persuasione
mediatica per ottenere questo consenso di massa''.
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