Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

Messaggi di Febbraio 2006

Nonna sprint salva l'amico da un coccodrillo

Post n°84 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Una nonna coraggiosa non ha esitato a lottare con un coccodrillo gigantesco per salvare la vita di un amico e l'Australia le ha riconosciuto la medaglia d'oro al coraggio. La signora  Alicia Sorohan (nella foto dopo i soccorsi), 65 anni, stava campeggiando con la famiglia quando si è svegliata e ha visto con orrore che un massiccio coccodrillo stava trascinando fuori dalla tenda un suo amico, con l'intenzione di portarlo verso il fiume. L'anziana signora non ha esitato a saltare sopra il dorso del rettile per cercare di fermarlo. L'animale, però, non è stato a guardare, infatti le ha frantumato il naso e il braccio e se non fosse stato per il figlio che ha sparato ammazzando la bestia, di sicuro non ce l'avrebe fatta. Proprio per questo, il gesto di coraggio della signora Alicia, ha meritato il prestigioso riconoscimento australiano.

Fonte, BBC 

 
 
 

La Cambogia precipita nel gorgo della dittatura

Post n°83 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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La Cambogia sta scivolando sempre pià verso la dittatura, ma  i mass media non ne parlano. Negazione dei diritti umani, repressione delle libertà di parola, di stampa e di associazione, incarcerazioni arbitrarie degli oppositori del regime:  sono questi gli strumenti con cui il primo ministro Hun Sen (nella foto premia un militare americano per gli aiuti umanitari statunitensi?!?) governa il Paese. E mentre i principali organi internazionali per la tutela dei diritti umani condannano il Governo cambogiano, molti Stati continuano a destinare ad esso miliardi, senza però chiedere la garanzia che tali diritti vengano rispetti.

Per saperne di più leggete questo articolo.

La crisi cambogiana

Tra la fine di dicembre e gli inizi di gennaio un’ondata di arresti scatenata dal premier cambogiamo Hun Sen, nel tentativo di fiaccare l’opposizione al Governo, ha colpito gli ambienti attivi nella lotta per la tutela e il riconoscimento dei diritti.

Il 31 dicembre, secondo fonti AsiaNews, Kem Sokha - fondatore e presidente del CCHR, il Centro cambogiano per i Diritti Umani, e conduttore del popolare programma radio "La voce della Democrazia" - era finito in carcere insieme a Yeng Virak, direttore del Centro per l’Educazione Legale della Comunità con l’accusa di diffamazione contro il Governo, mentre il 4 gennaio era stato arrestato per lo stesso motivo Pa Nguon Teang, vicedirettore del CCHR, su decisione del ministro degli Interni.
Solo a seguito di alcune pressioni internazionali - come quelle provenienti dall’organizzazione Human Rights Watch, il cui direttore per l’Asia Brad Adams ha apertamente condannato l’operato di Hun Sen - Kem Sokha e Pa Nguon Teang sono stati scarcerati il 17 gennaio insieme a Rong Chhun, presidente dell’Associazione Insegnanti Cambogiani Indipendenti, e al giornalista Mam Sonando, arrestati a ottobre per la loro militanza tra le file degli oppositori al regime. Una volta tornati in libertà gli attivisti hanno iniziato a chiedere l’abolizione del reato di diffamazione, utilizzato dal Governo come strumento di controllo e repressione.

Già in precedenza infatti Sam Rainsy, leader dell’opposizione al Governo, costretto in esilio in Francia dopo essere stato privato all’inizio del 2005 dell’immunità parlamentare, era stato condannato a 18 mesi di carcere per avere diffamato Hun Sen e il principe Norodom Ranariddh, suo alleato e presidente del Parlamento. Il 10 febbraio Sam Rainsy è però riuscito a tornare nel sua Paese dopo che il sovrano Norodom Sihamoni, in modo inaspettato, ha accolto la richiesta di clemenza di Hun Sen e ha concesso la grazia al leader politico.

Il 3 febbraio Rainsy si era scusato con Hun Sen per averlo accusato di essere il mandante dell’attentato esplosivo che nel 1997 aveva ucciso alcuni sostenitori del suo partito, riconciliandosi anche con il principe Ranariddh, che aveva accusato di corruzione. Rainsy ha dichiarato, secondo fonti BBC, che sebbene il suo partito sia disposto al dialogo con quello di Hun Sen, il Cambodian People’s Party, non intende rinunciare alla lotta contro il regime e alla rivendicazione dei diritti e delle libertà fondamentali: "Il Governo cambogiano – ha affermato secondo AsiaNews – diventa sempre più repressivo. Si muove verso un totalitarismo, simile al regime del Myanmar. Miliardi di dollari Usa sono sciupati per la corruzione, che prospera per la mancanza di democrazia e per l’autoritarismo. I donatori debbono controllare che ci sia un minimo rispetto della legge, di trasparenza e di democrazia, oppure togliere i fondi". Alle dichiarazioni di Rainsy fanno eco quelle di Basil Fernando, direttore della Asian Human Rights Commission, organizzazione creata per monitorare la situazione e promuovere il rispetto dei diritti umani nel continente, che lo scorso 18 gennaio ha presentato una relazione intitolata "Stato dei diritti umani in 10 nazioni asiatiche", in cui si analizza da vicino la situazione cambogiana e la svolta autoritaria di Phnom Penh.

"L'evoluzione verso un partito unico è stata compiuta da Hun Sen con l’uso della forza – ha spiegato Fernando secondo quanto riportato da AsiaNews –. Vi sono stati omicidi, intimidazioni e tentativi di brogli elettorali".

In Cambogia tra il 1975 e il 1979, sotto il regime dei Khmer rossi, furono uccisi almeno un milione e 700mila persone che si opponevano al potere politico. Dopo oltre dieci anni di dominazione vietnamita, che causò un notevole impoverimento del Pese e una guerra civile, nel 1992 con l’intervento dell’Onu si arrivò a una pacificazione del Paese, e le elezioni del 1993 offrirono la speranza di un’evoluzione in senso democratico. Ma a partire dal 2003 il Governo ha iniziato a proibire la maggior parte delle manifestazioni per ragioni di ordine pubblico, accentuando sempre di più i tratti autoritari e antidemocratici, presto degenerati fino ad originare un clima di caccia alle streghe nei confronti degli oppositori e degli avversari. "Hun Sen – ha dichiarato Brad Adams sempre secondo quanto riportato da AsiaNews – sembra seguire il modello birmano di carcerare chi critica in modo pacifico il suo Governo sempre più autoritario. L'arresto di attivisti per i diritti umani, come pure i recenti processi contro gli oppositori politici, ci riportano a quando Hun Sen guidava uno Stato con un unico partito. I recenti arresti e le incriminazioni penali rischiano di distruggere tutti i progressi compiuti in Cambogia dalla missione di pace dell’Onu del 1993".

Anche Yash Ghai, rappresentante speciale per la Cambogia presso le Nazioni Unite si è unito al coro internazionale di critiche: "C'è l'impressione che il sistema giudiziario sia utilizzato dal Governo per occuparsi di oppositori politici e di esponenti della società civile. Si utilizzano leggi molto vecchie, superate e ormai ingiuste, per sottoporre le persone a processi. Gli oppositori hanno ormai paura a parlare, è tempo che si muova la comunità internazionale. La metà dei fondi dello Stato – spiega – viene fornita da enti multilaterali e internazionali. Questi soggetti possono intervenire, e il Governo dovrà fare attenzione alle proteste di questi donatori". L'appello di Ghai non è rimasto inascoltato: il 19 gennaio il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo una risoluzione d'urgenza sulla situazione in Cambogia (promossa tra gli altri da Marco Pannella ed Emma Bonino), condannando esplicitamente la recente ondata di repressione che ha colpito esponenti della stampa, delle organizzazioni sindacali e dell'opposizione. Inoltre, in vista della prossima conferenza dei donatori che si terrà a marzo, il Parlamento ha chiesto alla Commissione europea di subordinare ogni nuovo aiuto di Bruxelles a Phnom Pen al miglioramento del rispetto dei diritti umani da parte delle autorità cambogiane, e di rispettare il diritto d’asilo dei profughi vietnamiti di etnia Montagnard e Khmer Krom, che nei mesi scorsi hanno subito violente discriminazioni da parte delle autorità cambogiane, denunciate anche dall’agenzia Onu per i rifugiati, l'UNHCR.

Paolo Tosatti - WarNews

 
 
 

Figli di un amore "minore"

Post n°82 pubblicato il 26 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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I diritti negati delle coppie di fatto

In Italia la convivenza non è disciplinata da nessuna legge specifica. Ciò vuol dire che la situazione delle coppie di fatto spesso è vaga e confusa e i due partner rischiano di vedersi negati alcuni diritti fondamentali. Al momento solo il centrosinistra ha inserito nel programma la questione "pacs", ma le conraddizioni interne potrebbero farla rimanere carta scritta. Eppure sono convinta che siamo in tanti a volere che venga finalmente concessa la parità dei diritti,  di chi ha scelto il matrimonio, alle coppie non sposate. Per comprendere qual è la situazone attuale di chi convive vi segnalo alcuni dei diritti negati alle coppie di fatto e le poche cose concesse.

DIRITTI E NON...

  • Se uno dei due partner ha bisogno di un intervento medico urgente e rischioso, l'altro non può autorizzarlo, visto che non figura come parente.
  • Il convivente non può chiedere permessi di lavoro se il partner si ammala.
  • Il convivente che collabora all'impresa dell'altro non ha nessun diritto. Meglio, quindi, premunirsi con un regolare contratto di società o di lavoro dipendente
  • Se la convivenza termina, il convivente in stato di bisogno non ha diritto a nessun sostegno economico da parte dell'altro
  • Se dalla convivenza sono nati dei figli e questi sono ancora minorenni nel caso in cui la convivenza cessi, l'affidamento è stabilito in base al criterio dell'interesse del minore. Se vi è disaccordo, l'affidamento è deciso dal tribunale per i minorenni. Anche dopo la cessazione della convivenza, il genitore ha l'obbligo di mantenere il figlio che conviva con l'altro partner
  • In caso di maltrattamenti di un convivente nei confronti dell'altro si configura il reato di maltrattamenti in famiglia
  • Se uno dei conviventi sconta una pena detentiva, il partner ha lo stesso diritto a colloqui e permessi di un coniuge
  • Se cessa la convivenza il proprietario o l'intestatario del contratto d'affitto ha diritto a restare nell'abitazione, salvo un diverso accordo tra le parti. Tuttavia non è lecito "cacciare" l'altro convivente e ogni contrasto dovrà essere risolto dal giudice
  • Se uno dei due conviventi muore e l'appartamento era di sua proprietà, quest'ultimo spetta agli eredi legittimi del defunto. Il convivente potrà continuare ad abitarlo solo se l'altro ne aveva disposto con testamento in suo favore.
Non è paradossale e ingiusto? Se la pensate come me, fatevi sentire. Dite la vostra e facciamo capire al centrosinistra che non deve riporre nel cassetto quella parte di programma che riguarda i pacs!

 
 
 

Appello per dare una vita ai minori "invisibili"

Post n°81 pubblicato il 24 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Storie di piccoli migranti senza diritti e dignità

Questa mattina la Sezione Italiana di Amnesty International ha presentato la nuova campagna "Invisibili", per i diritti dei minori migranti in detenzione. Ogni anno centinaia di minori arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo su piccole barche insicure in fuga dalla violenza e dalla povertà. Sono soprattutto bambini che viaggiano tra le braccia dei genitori richiedenti asilo, partiti da paesi dell'Africa orientale, e adolescenti soli, in gran parte provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente. L'Italia li tiene molti giorni nei centri di detenzione per migranti, in spregio delle norme internazionali, per le quali la detenzione dei minori è una misura eccezionale da applicare solo in casi estremi. Le leggi italiane li trascurano e le statistiche non li contano. Sono invisibili. Eppure ci sono. Ed è per questo che è stata avviata una campagna affinchè il Governo affronti la questione e non continui a far finta che non esista.

Chiunque sia interessato a sottoscrivere l'appello può cliccare sul link e riempire il modulo di adesione. Sono sicura che saremo in tanti!

http://www.amnesty.it/appelli/firmamodelappelli.html?nomeappello=invisibili

 
 
 

Che simpatico birbante!

Post n°80 pubblicato il 24 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Basta guardare il musetto di Luca per capire che è proprio un simpatico birbante. Beh, probabilmente non ha "rubato" solo la testa al papà, ma anche il caretterino... Della serie bimbi belli e scatenati! Il caro Paki ha il suo da fare, ma non credo proprio che sia un peso, anzi... Vero paparino?

 
 
 

Gocce di cristallo nell'universo

Post n°79 pubblicato il 23 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Il telescopio spaziale Hubble ci ha regalato una spettacolare immagine che  ha confermato la presenza di due lune orbitanti intorno al Plutone. Per ora sono state chiamate S/2005 P1 e S/2005 P2, in attesa di ricevere un nome più affascinante. Io ce l'avrei: Drops of crystal 1 e 2.

 
 
 

Rinviata un'esecuzione, ma è solo un caso

Post n°78 pubblicato il 22 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Il no degli anestesisti ferma la mano del boia

Per una volta la mano del boia di San Quintino è stata fermata. Ma solo per un impedimento casuale. L'esecuzione di Michael Angelo Morales, condannato per lo stupro e l'omicidio di una ragazza di 17 anni avvenuto nell'81, è stata infatti rinviata a tempo indeterminato dopo che lo Stato della California ha segnalato a una Corte d'Appello federale di San Francisco di non essere in grado di rispettare l'ordine di modificare il cocktail letale in modo da garantire che l'uomo non avrebbe sofferto.
Il rinvio, che potrebbe rimettere in questione tutta l'architettura delle esecuzioni capitali negi Stati Uniti attraverso le iniezioni letali, si è verificato a poco più di un'ora e mezzo dalla scadenza fissata, le 19.30 locali di martedì (04.30 italiane di oggi).
L'esecuzione di Morales sarebbe già dovuta avvenire la notte precedente nel carcere di San Quentin, ma era stata rinviata perchè i due anestesisti chiamati s'erano rifiutati di prendervi parte per motivi etici.
La direzione del carcere aveva allora optato per la somministrazione di un cocktail letale di barbiturici. Ma neanche questa soluzione è stata adottata, alla fine, perchè comunque avrebbe richiesto la presenza di un medico, e non era in grado di garantire che il condannato non avrebbe sofferto.
A questo punto il rinvio dell'esecuzione è a tempo indeterminato, nonostante il governatore della California Arnold Schwarzenegger abbia respinto per due volte la domanda di grazia. Infatti è scaduta alla mezzanotte di ieri l'ordinanza del giudice che disponeva la messa a morte, ed è probabile che non ce ne sia un'altra.
Infatti l'unico giudice che può emetterla, e cioè il giudice che ha pronunciato la sentenza di condanna a morte dell'imputato, recentemente si è detto poco convinto della credibilità di una testimonianza, e si è unito a Morales nella richiesta di grazia presentata al governatore. Ma le speranze che venga accolta sono poche, purtroppo...
L'ultima buona notizia sul tema della pena di morte è la sentenza della Corte suprema degli Usa del marzo di quest’anno, che ha dichiarato incostituzionale l’uso della pena di morte nei confronti dei minori di 18 anni al momento del reato. Con questa decisione, tutti i paesi del mondo ormai hanno formalmente rigettato l’applicazione della pena capitale per i minorenni, obiettivo della campagna “Non uccidete il futuro”. Amnesty International ritiene, però, che esecuzioni di questo tipo continuino ad aver luogo in alcuni paesi: nel 2004, una in Cina e almeno tre in Iran, cui occorre aggiungerne un’altra all’inizio del 2005.

Nel corso del 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne a morte in 25 paesi e ne sono state inflitte almeno 7395 in 64 paesi.

Una manciata di paesi è responsabile della maggior parte delle esecuzioni registrate nel 2004. La Cina ha messo a morte almeno 3400 prigionieri ma secondo altre fonti la cifra reale oscillerebbe intorno alle 10.000 vittime. In Iran vi sono state almeno 159 esecuzioni, in Viet Nam almeno 64, negli Usa 59 con una diminuzione rispetto alle 65 del 2003.

Nel 2004, Ryan Matthews è diventato il 115° condannato a morte degli Usa ad essere rimesso in libertà perché innocente. Era stato condannato nel 1999 in Louisiana per un omicidio commesso quando aveva 17 anni. Nell’aprile del 2004 un giudice federale ha annullato la condanna poiché la pubblica accusa aveva nascosto alcune prove nel corso del processo e l’esame del Dna aveva stabilito che l’omicida era un’altra persona.

Mentre le esecuzioni proseguono, parallelamente avanza l’abolizione della pena di morte. Nel 2004 cinque paesi sono diventati abolizionisti per tutti i reati (Bhutan, Grecia, Samoa, Denegale Turchia), facendo salire a 120, alla fine dell’anno, il numero dei paesi che hanno cancellato la pena di morte per legge o nella pratica.

Diversi altri paesi, pur mantenendo la previsione della di morte, hanno rispettato moratorie sulle esecuzioni. Una legge “sulla sospensione dell’applicazione della pena di morte” è stata approvata nel luglio scorso in Tagikistan, mentre nel gennaio di quest’anno l’ex presidente dei Kyrgyzstan ha annunciato l’estensione della moratoria – in vigore dal 1998 – per altri dodici mesi. Tra i paesi che osservano una moratoria sulle esecuzioni figurano il Malawi e la Corea del Sud.

Un'altra notizia positiva è quella che diversi governi di adottare divieti costituzionali sulla pena di morte, come è accaduto in paesi come la Turchia, il Belgio, l’Irlanda e il Turkmenistan.

I dati

Più della metà dei paesi ha abolito la pena di morte di diritto o de facto. Secondo gli ultimi dati di Amnesty International, aggiornati al 1 febbraio 2004: 84 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato.
12 paesi l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra.

24 paesi sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.
In totale 120 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica.
76 paesi mantengono in vigore la pena capitale e, spesso, eseguono condanne a morte.

 
 
 

Filippine, non uccidono solo le frane

Post n°77 pubblicato il 21 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Un conflitto continua a fare vittime tra i civili

Su tutti i giornali e i telegiornali del mondo  la notizia che ha preso, giustamente, grande spazio è stata la frana che nei giorni scorsi ha ucciso migliaia di persone. Un disastro annunciato... ma non si è fatto nulla per prevenirlo o per mantenere alta l'allerta tra i residenti dei villaggi a rischio. Nelle Filippine, però, non uccidono solo i disastri naturali, eppure di ciò che sto per parlarvi si sa poco o nulla. Da anni, ormai, è in corso un conflitto tra il governo filippino e il Fronte Islamico di Liberazione Moro che coinvolge anche la popolazione civile. L’ala più violenta è rappresentata dai gruppi che non riconoscono la supremazia del movimento di liberazione nella lotta e nelle contrattazioni con il governo. Quello che preoccupa maggiormente è Abu Sayyaf, un movimento piccolo ma legato ad Al Qaeda. Proprio per questo gli americani hanno potenziato una base militare situata nell’area meridionale filippina, ma la cosa ha determinato l’inasprimento della situazione. Sabato scorso, infatti, un’esplosione avvenuta proprio vicino alla base utilizzata dagli americani nell’isola di Jolo ha causato la morte di un uomo e il ferimento di 13 persone. Nessuno dei 250 militari statunitensi è rimasto coinvolto. La vittima e i feriti sono civili filippini. Riferisce la Reuters che lo scoppio sarebbe partito da un karaoke che si trovava a circa dieci metri dal cancello di ingresso alla base militare. L’uomo rimasto ucciso era stato assunto per effettuare un servizio di pulizia dei bagni utilizzati dai soldati americani.
Il Generale Alexander Aleo, comandante dell’esercito filippino nell’isola di Jolo, ha affermato: "Non sappiamo chi ci sia dietro l’attacco. Però c’è solo un gruppo capace di compiere un gesto simile: è Abu Sayyaf". I militanti di Abu Sayyaf sono pochi ma agguerriti estremisti islamici legati a un più vasto movimento come la Jemaah Islamiah, a sua volta considerato una branca di Al Qaeda nel sud-est asiatico. Sono responsabili di numerosi attentati nel paese. Tra i gesti più clamorosi c’e la bomba in un traghetto nel febbraio del 2004 che uccise più di 100 persone. Abu Sayyaf ha più volte affermato di non avere nessuna intenzione di sottoscrivere gli accordi di pace che stanno maturando dagli incontri tra il governo e il Fronte Islamico di Liberazione Moro. L’esercito americano si trova nell’isola per partecipare a una missione umanitaria della durata di circa due settimane. La missione fa parte di una più ampia esercitazione militare che vede coinvolti Stati Uniti e Filippine.
L’operazione è duramente contestata dai musulmani residenti nell’isola di Jolo. Questi temono, infatti, che gli americani possano prendere parte ai combattimenti che contrappongono l’esercito filippino ai i ribelli islamici. In questi territori gli Stati Uniti lasciarono, inoltre, un pessimo ricordo durante l’occupazione coloniale di tutto l’arcipelago in seguito alla guerra ispano americana del 1898.

(fonte War News)

 
 
 

Le contraddizioni del Palazzaccio

Post n°76 pubblicato il 20 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Una sentenza della Cassazione dello scorso anno affermava che "il consenso iniziale non dà diritto al partner di proseguire il rapporto se il sì viene revocato per un ripensamento". E poi giustifica la violenza su una minorenne perché non è più vergine...

Se durante l'amore lei dice no

    il sesso da quel momento è stupro

ROMA - Signori uomini attenzione. Se mentre fate all'amore con la vostra compagna lei improvvisamente dice no, smorzate gli ardori: da quel momento in poi rischiate una incriminazione per violenza sessuale. Lo stabilisce una sentenza della Cassazione. Secondo la Suprema corte il consenso all'amore "prestato in origine" non dà diritto al partner di proseguire il rapporto se il sì viene revocato per un ripensamento.

Piazza Cavour amplia così la tutela all'interno del rapporto di coppia e sancisce che la condanna per violenza sessuale non scatta soltanto se il partner ha detto no al rapporto sin dall'inizio, ma anche se il rifiuto arriva durante il rapporto stesso. Insomma, "il consenso agli atti sessuali deve permanere per tutta la durata del rapporto senza soluzione di continuità", altrimenti scatta la condanna per violenza sessuale.

L'occasione per stringere le maglie all'interno del rapporto di coppia alla Cassazione è stato dato dal caso di un cittadino rumeno, V.B., che nell'ottobre del 2001 era stato denunciato da una giovane moldava con la quale aveva una relazione, per averla "costretta a subire per tre volte, contro la sua volontà, dei rapporti sessuali completi". La Corte d'appello di Venezia, nel novembre del 2004, aveva condannato l'uomo a quattro anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni e a risarcire la donna con 20 mila euro.

Al di là del caso specifico, la Suprema corte, cui si è rivolto V.B. che si è visto respingere il ricorso, più in generale ha ricordato che per evitare una condanna per violenza sessuale deve esserci un consenso incondizionato per tutta la durata del rapporto.
Scrive il relatore Ciro Petti della Terza sezione penale, nella sentenza 23142, che "l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale non dà all'interno di tale rapporto il diritto di esigere l'amplesso" poichè "il consenso agli atti sessuali deve permanere per tutta la durata del rapporto senza soluzione di continuità, con la conseguenza che integra il reato di cui all'articolo 609 bis anche la prosecuzione del rapporto nel caso in cui il consenso originariamente prestato sia stato poi revocato".

Giugno 2005

 
 
 

Cade da una finestra da 20 metri, micio si salva

Post n°75 pubblicato il 19 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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Precipita per venti metri, ma si salva. E' successo a un simpatico micetto che, fortunatamente, nell'incidente ha riportato solo delle ferite. La padrona del gatto, Andrea Newman, mentre stava cucinando nel suo appartamento al terzo piano nel centro di Londra, ha aperto la finestra della cucina per far uscire il fumo causato da quanto cucinava. Il micio disorientato e affamato, ha imboccato la finestra aperta ed è caduto nel vuoto.
Nella caduta il gatto si è rotto diverse ossicine ed una parziale paralisi di una zampa, ma dopo due settimane di cura è tornato a zampettare tranquillamente. Il veterinario ha detto che Zsa Zsa è stato fortunato, ma è stato bravo perchè ha saputo resistere all'operazione e alla convalescenza. Per fortuna il peggio è stato scongiurato!

 
 
 

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