Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

Messaggi di Febbraio 2008

Italians for Darfur e Articolo 21

Post n°493 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da NeverInMyName
 

Mannoia, Nava e Guerritore testimonial per il Darfur
Nel 5° anniversario dell’inizio della guerra iniziativa all'Auditorium di Roma

Con la proiezione del reportage “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur” di Antonella Napoli ha preso il via all’Auditorium Parco della Musica la giornata dedicata al Darfur nel quinto anniversario dell’inizio del conflitto..
Fiorella Mannoia, Monica Guerritore e Mariella Nava, le testimonial dell'iniziativa promossa da Italians for Darfur e Articolo 21 "Diamo voce al Darfur".Con il patrocinio di Provincia e Comune di Roma l'evento, condotto da Mario Tozzi, ha raccolto le adesioni di: Save Darfur Coalition, Amnesty International, Comunita' Ebraica di Roma, Unione Giovani Ebrei Italiani, Campagna italiana per il Sudan, Nessuno Tocchi Caino, Tavola della Pace, Coordinamento Enti locali per la Pace e i Diritti, Bene' Berith Giovani.
Sono intervenuti, tra gli altri. Riccardo Pacifici, portavoce Comunità ebraica di Roma, Cristina Sossan, segretario della Campagna Italiana per il Sudan e Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa.
Particolarmente toccante il racconto di Suleiman Ahmed Hamed, un rifugiato del Darfur che ha perso una figlia 14enne in un bombardamento e che lotta per portare in Italia il resto della sua famiglia.
L’iniziativa si è conclus
a con la proiezione del documentario "A Journey to Darfur" di George e Nick Clooney.Durante la serata sono stati diffusi dati aggiornati sulla crisi nella regione sudanese, forniti dalla Save Darfur Coalition, organizzazione che cura il coordinamento internazionale della campagna umanitaria.
Dal 18 febbraio scorso il Governo sudanese ha ripreso i bombardamenti aerei in Darfur, concentrando gli attacchi nei dintorni di Abu Sarraw, nella provincia Occidentale. Ufficialmente si è trattata di un’azione mirata contro i ribelli del Movimento di Giustizia ed Uguaglianza, uno dei gruppi che si contrappongono al regime di Khartoum, ma i rappresentanti di Ocha, il coordinamento delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, hanno rilevato che le vittime dell’attacco erano tutti civili.
Negli ultimi 10 giorni le persone uccise sono state circa seicento, per lo più donne e bambini.
Dal 26 febbraio 2003 ad oggi le vittime stimate dall’Onu sarebbero tra le 200 e le 400mila (300mila certe per le Ong), mentre gli sfollati sfiorerebbero i tre milioni.

 
 
 

Darfur: - 4 alla manifestazione di Roma

Post n°492 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da NeverInMyName
 

Sì della Cina all'appello dei Premi Nobel

Mentre in Darfur continuano i bombardamenti - anche oggi nella zona occidentale della regione sono stati attaccati dei villaggi e uccise almeno 50 persone - la Cina annuncia ch presto un suo inviato partirà per una missione a Khartoum. L'iniziativa è stata sollecitata sia dall'azione degli attivisti internazionali della Save Darfur coalition, che hanno promosso l'appello dei premi Nobel che Italians for Darfur e Articolo21hanno rilanciato in Italia, ma anche dalla pressione mediatica seguita all'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico per i Giochi olimpici 2008 che si terranno a Pechino. Per ora è solo un segnale che ci auguriamo possa portare alla ripresa del dialogo con il governo Sudanese e a un nuovo processo di pacificazione in Darfur. Intanto noi non abbassiamo la guardia e domenica 24 saremo all'Auditorium di Roma per ricordare l'anninversario dell'inizio del clonfitto.

Firma l'appello dei Premi Nobel

ITALIANS FOR DARFUR, SI' AD APPELLO PREMIO NOBEL DARIO FO
DOMENICA EVENTO A ROMA CON GUERRITORE, MANNOIA, NAVA

(ANSA) - ROMA, 20 FEB - 'Dopo l'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico dei Giochi olimpici di Pechino e la lettera di nove premi Nobel che chiedono alla Cina di fare pressioni sul Sudan, affinche' ponga fine alla guerra in Darfur, il governo cinese ha annunciato l'invio di un suo rappresentante a Khartoum': cosi' in una nota il movimento Italians for Darfur, che insieme ad Articolo21 ha rilanciato in Italia l'appello promosso dalla Save Darfur Coalition, esprime soddisfazione per il successo dell'iniziativa nell'anniversario dell'inizio del conflitto che ha causato oltre 300mila morti e 2 milioni e mezzo di rifugiati.Nel rilevare che la notizia non puo' che essere accolta come un segnale ben augurante per portare alla ripresa del processo di pace nella regione del Sudan, il comunicato ricorda che 'nella lettera, inviata il 12 febbraio scorso al presidente cinese Hu Jintao, oltre alla richiesta di garantire un supporto al contingente di pace dell'Onu dispiegato nella regione sudanese, e' elencata una serie di azioni che Pechino dovrebbe avviare nei confronti di Khartoum: fornire subito meta' degli elicotteri da trasporto di cui ha bisogno la missione; sostenere l'adozione di misure punitive contro funzionari di Khartoum, come previsto dalle sanzioni Onu, fino a quando non verranno ripristinate pace e sicurezza in Darfur; sospendere la cooperazione militare con il regime sudanese e collaborare con Stati uniti, Francia e Regno Unito nel sostegno dell'azione di Onu e Unione africana in Darfur, nel Sud Sudan e in Ciad'.'In Italia l'appello e' stato sottoscritto da: Fiorella Mannoia, Monica Guerritore, Mariella Nava, Franca Rame, Dario e Jacopo Fo e, tra i parlamentari, Umberto Ranieri, Gianni Vernetti ed Enrico Pianetta che domenica 24 febbraio, all'Auditorium Parco della Musica (Spazio Risonanze), alle 18, ricorderanno quel drammatico 26 febbraio 2003 - conclude la nota - per dare voce al Darfur'.

 
 
 

Darfur, iniziative in tutto il mondo e il 24 febbraio evento a Roma 

Post n°491 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da NeverInMyName
 

DARFUR: 'ITALIANS FOR DARFUR', PECHINO PREMA SU KHARTOUM

   (ANSA) - ROMA, 12 FEB - Anche 'Italians for Darfur' ha
aderito alla giornata di mobilitazione per il Darfur promossa
dalla 'Save Darfur Coalition'.
   L'organizzazione internazionale, impegnata nella campagna
umanitaria per la regione del Sudan, coordina un gruppo di
pressione che chiede a Pechino di fare leva su Khartoum
affinche' ponga fine al conflitto in atto nella regione sudanese
dal febbraio 2003. Sono coinvolte organizzazioni per i diritti
umani, artisti dello spettacolo e atleti che parteciperanno ai
prossimi giochi olimpici che si svolgeranno a Pechino. 
  'Italians for Darfur', partner di SVD, e l'associazione dei rifugiati darfuriani in Italia hanno manifestato a Roma e Milano - in contemporanea con altre 20 citta' in tutto il mondo - per  chiedere alla Cina di usare l'influenza politica ed economica  che esercita sul Sudan per giungere al piu' presto alla fine del  conflitto, che ad oggi ha causato tra le  200 e le 300mila vittime e due milioni e mezzo di profughi. 
Volontari italiani e rifugiati, che indossavano t-shirt con lo slogan 'Stop blood in Darfur', hanno distribuito materiale informativo sul conflitto e una lettera aperta indirizzata agli ambasciatori di Cina e Sudan vicino alle sedi diplomatiche dei
due paesi. 
''Attraverso questa iniziativa - spiega una nota di 'Italians  for Darfur' - si chiede al governo cinese di rilanciare la  missione dell'inviato speciale in Sudan che nel maggio dello  scorso anno, pur non ottenendo risultati immediati, aveva avviato un dialogo con i vertici di Khartoum. La Cina, almeno a  parole, si e' impegnata a intervenire per fermare le violenze in Darfur. Pechino ha sempre dato sostegno al Sudan, paese da cui ottiene petrolio, ma ora pur di evitare che le prossime Olimpiadi siano boicottate o siano l'occasione per rimproverarle complicita' nella guerra in Darfur potrebbe assumere un impegno più forte nei confronti della comunita' internazionale. Questo,
almeno, e' il nostro auspicio''. 
A questa iniziativa fara' seguito, il 24 febbraio (nell'anniversario dell'inizio del conflitto, 26 febbraio 2003) all'Auditorium 'Parco della musica', ore 18, una manifestazione promossa dalle stesse organizzazioni e da Articolo21.            
All'evento, che avra' come testimonial Monica Guerritore, Fiorella Mannoia e Mariella Nava, hanno aderito Amnesty International, la Comunita' ebraica, il Coordinamento degli enti locali per i diritti umani e la pace, Nessuno Tocchi Caino, la Tavola della Pace e l'Ugei.

 
 
 

Post N° 490

Post n°490 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da NeverInMyName

Nuovi attacchi in Darfur e il governo sudanese li rivendica
Almeno duecento i morti dei bombardamenti su tre villaggi della regione

Nel giorno in cui l'Unione europea annuncia di essere pronta a riprendere il dispiegamento della missione di pace in Ciad, sospeso lo scorso 1 febbraio a causa dell'offensiva lanciata dai ribelli nella capitale N'Djamena, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati denuncia nuovi attacchi in Darfur che hanno spinto alla fuga 12mila civili che hanno cercato rifugio nella regione ciadiana di Birak.
La gravità di questa ultima offensiva dei janjaweed è amplificata dalla rivendicazione del governo sudanese – che fiancheggia le milizie arabe - di aver bombardato Sirba, Seleia e Abu Suruj per colpire i ribelli del Movimento di giustizia ed uguaglianza (Jem). Ma questi ultimi non hanno mai avuto basi nelle tre località attaccate.
L'Onu ha fornito le prime cifre degli attacchi: almeno 200 morti e 300 feriti. Per il Jem, invece, le vittime sarebbero 350.
“Le tre località prese di mira da Khartoum tra venerdí e sabato – afferma un portavoce dei ribelli – era diretto a colpire i civili. Inoltre i miliziani hanno fatto razzie ad Abu Surug, a 45 chilometri a nord della capitale provinciale di al Geneina. Il principale mercato è stato saccheggiato e tutte le abitazioni sono state distrutte, causando la morte di 200 civili, tra cui donne e bambini”. Anche l'Onu ha parlato di città ‘rasa al suolo.
Il Jem ha fornito altri particolari sull'azione compiuta con bombardieri Antonov, due elicotteri da combattimento e l'intervento di 300 miliziani janjaweed. A Seleia, 70 chilometri a est di al Geneina, la città è stata data alle fiamme e 70 persone sono state uccise senza che opponessero resistenza. A Sirba, 40 chilometri a nord di al Geneina, altre 60 vittime, mentre 25 corpi carbonizzati sono stati rinvenuti alcune ore dopo l'attacco poco lontano.
L’UNCHR ha rilevato che da questi luoghi sono fuggiti 12mila darfuriani che hanno cercato rifugio nella regione di Birak, nel sud-est del Ciad.
Ma sembra che l’esodo non sia ancora finito. Il portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Helene Caux ha riferito di migliaia di persone, che hanno visto distrutti i loro villaggi, in cammino verso il paese confinante.
Le vittime dei bombardamenti lanciati in questi giorni dell'esercito di Khartoum e degli attacchi messi a segno dalle milizie arabe dei Janjaweed sono solo le ultime di una lunga serie.
Le stime delle Nazioni Unite parlano di almeno 200mila morti e 2 milioni e mezzo di sfollati in cinque anni - dal 26 febbraio 2003 - di guerra. In Ciad si contano altri 240mila profughi.
Nonostante lo scorso 31 dicembre, l'Onu abbia assunto il comando della forza di pace nella regione (Unamid), subentrando a quella coordinata fin dal 2004 dall'Unione africana, rivelatasi insufficiente per mancanza di mezzi e finanziamenti, la situazione è ben lontana dall’essere sotto controllo. La missione Onu prevede il dispiegamento di 26.000 peacekeeper, ma al momento sono presenti solo 9.000 uomini, di cui 7mila facevano già parte del precedente contingente guidato dall’Ua che avrebbe dovuto assicurare, almeno sulla carta, il ‘controllo’ dell’area in conflitto. Cosa che, ovviamente, non sono riusciti a garantire.
E’ ormai chiaro che la forza di interposizione autorizzata dalla risoluzione approvata all'unanimità dal Palazzo di Vetro lo scorso agosto, sia poco più di una parodia, una farsa mediatica che ha visto i caschi verdi dell’Ua indossare quelli blu dell’Onu.
Per denunciare questa paradossale situazione e ‘illuminare’ la tragedia del Darfur il 24 febbraio, a cinque anni dall’inizio della guerra, Articolo 21 e Italians for Darfur hanno promosso una giornata della memoria che ha raccolto l’adesione di numerose associazioni e artisti.
Il 24 febbraio, all’Auditoruim ‘Parco della musica’ tutti insieme per non dimenticare, per dire basta alla guerra in Darfur.
Antonella

 
 
 

Post N° 489

Post n°489 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da NeverInMyName

Non c'è pace per il Darfur e il Ciad

Sospeso l'invio del contingente di pace Ue

per far fronte all'emergenza dei profughi

La missione dell’Ue in Ciad, che doveva garantire un supporto per l’emergenza profughi del Darfur, è stata bloccata. Anche se Javier Solana, rappresentante per la politica estera, ha dichiarato che l’Unione europea continuerà a mantenere in vita la missione nonostante la sospensione del dispiegamento di peacekeeper a causa delle violenze, al momento non sembrano esserci molti spiragli.
L'Unione europea aveva autorizzato l'invio di un contingente di pace di 3.700 uomini in Ciad e nella Repubblica Centrafricana per garantire la protezione dei civili in fuga dal Darfur. Ma il caos scoppiato a N'Djamena con gli scontri tra ribelli e governo, hanno costretto Bruxelles a rinviare ancora una volta la partenza
L’occupazione da parte dei guerriglieri della capitale del Paese ha scatenato una guerra che ha già causato centinaia di morti.
Migliaia di civili hanno lasciato il Ciad diretti nel vicino Camerun, per sfuggire agli scontri scoppiati negli ultimi due giorni a N'Djamena. Un portavoce dell'Alto commisariato Onu per i rifugiati, Elena Caux, ha precisato che il ponte che collega N'Djamena alla città di Kousseri, in Camerun, è stato riaperto.
Sono già migliaia i ciadiani arrivati sul posto e l’esodo non sembra destinato ad arrestarsi presto.
I ribelli del Ciad hanno annunciato di essersi ritirati dalla capitale per consentire ai civili di scappare, ma hanno anche aggiunto di essere pronti a una nuova offensiva.
Il governo di N'Djamena sostiene invece di aver sconfitto e cacciato i ribelli dalla città.
Intanto la Croce Rossa del Camerun ha riaperto un vecchio centro di accoglienza a Kousseri per assistere i profughi. Un piccolo gruppo dell'Unhcr è atteso sul posto in giornata, in arrivo da Yaoundé, capitale camerunese.
L'assedio di N'Djamena ha costretto le Nazioni Unite a ritirare tutto il personale del Ciad, impegnato nella zona orientale del paese nell'assistenza ai profughi sudanesi in arrivo dalla confinante regione del Darfur. Il portavoce dell'Agenzia dell'Onu non usa mezzi termini e afferma che c’è grande preoccupazione per i 240.000 sudanesi ospitati nei campi sfollati, le cui condizioni di vita potrebbero peggiorare se il blocco della capitale dovesse continuare.


Anto

 
 
 

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