Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

Messaggi del 27/02/2006

La Cambogia precipita nel gorgo della dittatura

Post n°83 pubblicato il 27 Febbraio 2006 da NeverInMyName
 
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La Cambogia sta scivolando sempre pià verso la dittatura, ma  i mass media non ne parlano. Negazione dei diritti umani, repressione delle libertà di parola, di stampa e di associazione, incarcerazioni arbitrarie degli oppositori del regime:  sono questi gli strumenti con cui il primo ministro Hun Sen (nella foto premia un militare americano per gli aiuti umanitari statunitensi?!?) governa il Paese. E mentre i principali organi internazionali per la tutela dei diritti umani condannano il Governo cambogiano, molti Stati continuano a destinare ad esso miliardi, senza però chiedere la garanzia che tali diritti vengano rispetti.

Per saperne di più leggete questo articolo.

La crisi cambogiana

Tra la fine di dicembre e gli inizi di gennaio un’ondata di arresti scatenata dal premier cambogiamo Hun Sen, nel tentativo di fiaccare l’opposizione al Governo, ha colpito gli ambienti attivi nella lotta per la tutela e il riconoscimento dei diritti.

Il 31 dicembre, secondo fonti AsiaNews, Kem Sokha - fondatore e presidente del CCHR, il Centro cambogiano per i Diritti Umani, e conduttore del popolare programma radio "La voce della Democrazia" - era finito in carcere insieme a Yeng Virak, direttore del Centro per l’Educazione Legale della Comunità con l’accusa di diffamazione contro il Governo, mentre il 4 gennaio era stato arrestato per lo stesso motivo Pa Nguon Teang, vicedirettore del CCHR, su decisione del ministro degli Interni.
Solo a seguito di alcune pressioni internazionali - come quelle provenienti dall’organizzazione Human Rights Watch, il cui direttore per l’Asia Brad Adams ha apertamente condannato l’operato di Hun Sen - Kem Sokha e Pa Nguon Teang sono stati scarcerati il 17 gennaio insieme a Rong Chhun, presidente dell’Associazione Insegnanti Cambogiani Indipendenti, e al giornalista Mam Sonando, arrestati a ottobre per la loro militanza tra le file degli oppositori al regime. Una volta tornati in libertà gli attivisti hanno iniziato a chiedere l’abolizione del reato di diffamazione, utilizzato dal Governo come strumento di controllo e repressione.

Già in precedenza infatti Sam Rainsy, leader dell’opposizione al Governo, costretto in esilio in Francia dopo essere stato privato all’inizio del 2005 dell’immunità parlamentare, era stato condannato a 18 mesi di carcere per avere diffamato Hun Sen e il principe Norodom Ranariddh, suo alleato e presidente del Parlamento. Il 10 febbraio Sam Rainsy è però riuscito a tornare nel sua Paese dopo che il sovrano Norodom Sihamoni, in modo inaspettato, ha accolto la richiesta di clemenza di Hun Sen e ha concesso la grazia al leader politico.

Il 3 febbraio Rainsy si era scusato con Hun Sen per averlo accusato di essere il mandante dell’attentato esplosivo che nel 1997 aveva ucciso alcuni sostenitori del suo partito, riconciliandosi anche con il principe Ranariddh, che aveva accusato di corruzione. Rainsy ha dichiarato, secondo fonti BBC, che sebbene il suo partito sia disposto al dialogo con quello di Hun Sen, il Cambodian People’s Party, non intende rinunciare alla lotta contro il regime e alla rivendicazione dei diritti e delle libertà fondamentali: "Il Governo cambogiano – ha affermato secondo AsiaNews – diventa sempre più repressivo. Si muove verso un totalitarismo, simile al regime del Myanmar. Miliardi di dollari Usa sono sciupati per la corruzione, che prospera per la mancanza di democrazia e per l’autoritarismo. I donatori debbono controllare che ci sia un minimo rispetto della legge, di trasparenza e di democrazia, oppure togliere i fondi". Alle dichiarazioni di Rainsy fanno eco quelle di Basil Fernando, direttore della Asian Human Rights Commission, organizzazione creata per monitorare la situazione e promuovere il rispetto dei diritti umani nel continente, che lo scorso 18 gennaio ha presentato una relazione intitolata "Stato dei diritti umani in 10 nazioni asiatiche", in cui si analizza da vicino la situazione cambogiana e la svolta autoritaria di Phnom Penh.

"L'evoluzione verso un partito unico è stata compiuta da Hun Sen con l’uso della forza – ha spiegato Fernando secondo quanto riportato da AsiaNews –. Vi sono stati omicidi, intimidazioni e tentativi di brogli elettorali".

In Cambogia tra il 1975 e il 1979, sotto il regime dei Khmer rossi, furono uccisi almeno un milione e 700mila persone che si opponevano al potere politico. Dopo oltre dieci anni di dominazione vietnamita, che causò un notevole impoverimento del Pese e una guerra civile, nel 1992 con l’intervento dell’Onu si arrivò a una pacificazione del Paese, e le elezioni del 1993 offrirono la speranza di un’evoluzione in senso democratico. Ma a partire dal 2003 il Governo ha iniziato a proibire la maggior parte delle manifestazioni per ragioni di ordine pubblico, accentuando sempre di più i tratti autoritari e antidemocratici, presto degenerati fino ad originare un clima di caccia alle streghe nei confronti degli oppositori e degli avversari. "Hun Sen – ha dichiarato Brad Adams sempre secondo quanto riportato da AsiaNews – sembra seguire il modello birmano di carcerare chi critica in modo pacifico il suo Governo sempre più autoritario. L'arresto di attivisti per i diritti umani, come pure i recenti processi contro gli oppositori politici, ci riportano a quando Hun Sen guidava uno Stato con un unico partito. I recenti arresti e le incriminazioni penali rischiano di distruggere tutti i progressi compiuti in Cambogia dalla missione di pace dell’Onu del 1993".

Anche Yash Ghai, rappresentante speciale per la Cambogia presso le Nazioni Unite si è unito al coro internazionale di critiche: "C'è l'impressione che il sistema giudiziario sia utilizzato dal Governo per occuparsi di oppositori politici e di esponenti della società civile. Si utilizzano leggi molto vecchie, superate e ormai ingiuste, per sottoporre le persone a processi. Gli oppositori hanno ormai paura a parlare, è tempo che si muova la comunità internazionale. La metà dei fondi dello Stato – spiega – viene fornita da enti multilaterali e internazionali. Questi soggetti possono intervenire, e il Governo dovrà fare attenzione alle proteste di questi donatori". L'appello di Ghai non è rimasto inascoltato: il 19 gennaio il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo una risoluzione d'urgenza sulla situazione in Cambogia (promossa tra gli altri da Marco Pannella ed Emma Bonino), condannando esplicitamente la recente ondata di repressione che ha colpito esponenti della stampa, delle organizzazioni sindacali e dell'opposizione. Inoltre, in vista della prossima conferenza dei donatori che si terrà a marzo, il Parlamento ha chiesto alla Commissione europea di subordinare ogni nuovo aiuto di Bruxelles a Phnom Pen al miglioramento del rispetto dei diritti umani da parte delle autorità cambogiane, e di rispettare il diritto d’asilo dei profughi vietnamiti di etnia Montagnard e Khmer Krom, che nei mesi scorsi hanno subito violente discriminazioni da parte delle autorità cambogiane, denunciate anche dall’agenzia Onu per i rifugiati, l'UNHCR.

Paolo Tosatti - WarNews

 
 
 

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