NeverInMyName
Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!
Messaggi del 22/09/2006
'Questa non è vita, preferisco morire' Videomessaggio di Piergiorgio Welby a Napolitano per chiedere l'eutanasia Un letto, un respiratore artificiale, un computer appoggiato sul comodino. Poi lui, immobile, lo sguardo fermo nella telecamera che lo riprende in un primo piano implacabile, senza via di scampo. Come la malattia - la distrofia muscolare - che lo tiene lì, prigioniero, ormai da mesi, di un corpo che "non è più mio, squadernato davanti ai medici, assistenti, parenti". Piergiorgio Welby, co-presidente dell'Associazione radicale Luca Coscioni, ha scelto di mettersi a nudo, di mostrare la propria condizione di malato terminale, per ottenere l'eutanasia. Il video è un appello-testimonianza inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La non-vita scrutata dall'obiettivo della video camera scorre semplicemente e dolorosamente reale. Ancora di più perché la voce fuoricampo è quella di Piergiorgio, ma metallicamente alterata dal computer. Welby - che prima della malattia immaginiamo omone grande e grosso, con un tatuaggio sull'avambraccio, dalla zazzera scura e prorompente almeno quanto la vitalità che scaturisce dalle sue parole - non può più parlare autonomamente, non può più muoversi, non può più leggere o scrivere come faceva fino a due mesi fa anche grazie a internet. Attaccato a un respiratore artificiale, trascorre le giornate vegetando, in attesa di morire per potersi liberare da questo inumano calvario. Dettagli medici e tecnici che scandiscono un'esistenza negata in cui la persona lascia il posto al malato e la dignità diventa difficile da coltivare, anche persino da ricordare. "Io amo la vita, presidente - dice la voce metallica mentre due spilli castani perforano il video -. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso e morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche". L'eutanasia, spiega Piergiorgio dal suo sudario, è un modo per sottrarre chi è come lui - non solo lui - a questo oltraggio estremo, a questa barbarie. "Se fossi svizzero, belga o olandese" avrei questa opportunità, dice, ma sono italiano e quindi "il mio sogno, la mia volontà, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l' eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità". Un diritto, quello di vivere che, se si è malati terminali, si traduce in accanimento, in artificio. Una mostruosità. Piergiorgio cita Benedetto XVI: "Occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ebbene, replica ancora la voce metallica, "che cosa c' è di 'naturale' in una sala di rianimazione? Che cosa c' è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c' è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l' aria nei polmoni? Che cosa c' è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l' ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente 'biologica', io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico". Piergiorgio Welby lo sa che il presidente Napolitano non può essere l'artefice di un pronunciamento sull'eutanasia, nè di una soluzione politica che deve scaturire, piuttosto, dal dibattito parlamentare. "Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le vcolontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto". Spiega ancora la voce di Piergiorgio: "Una legge sull' eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L' associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l' impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. L' opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare". Piergiorgio Welby chiede innanzitutto attenzione verso chi soffre e vuole una soluzione perchè, conclude citando l'uomo di fede Jacques Pohier, "l'eutanasia non è morte dignitosa, ma morte opportuna". Repubblica, 22 settembre 2006 AGGIORNAMENTO DEL 23 SETTEMBRE Napolitano: "Serve dibattito in Parlamento" Il presidente della Repubblica ha risposto al Video-appello lanciato da Piergiorgio Welby con una lettera personale. Lo conferma una nota del Quirinale e lo ribadisce anche l'associazione Luca Coscioni il cui vice segretario, Rocco Berardo, ha fatto avere personalmente la missiva a Welby. Giorgio Napolitano ha seguito ieri con grande attenzione la vicenda del co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, malato terminale di distrofia muscolare, che gli ha chiesto di rilanciare il dibattito sulla legalizzazione dell'eutanasia. Il Capo dello Stato ha guardato "con grande partecipazione emotiva" la trasmissione televisiva dedicata al caso Welby. Piergiorgio Welby ha quindi ricevuto e letto la missiva del presidente della Repubblica "con commossa attenzione", spiega un comunicato diffuso dall'associazione Luca Coscioni. La lettera, secondo quanto stabilito dallo stesso Welby, verrà resa pubblica da Marco Cappato - segretario dell'associazione, durante i lavori della direzione nazionale della Rosa nel Pugno. Quando la vita diventa più difficile e dolorosa della morte Ho appena finito di leggere questo articolo. E nonostante non dovessi stare tanto al computer - sono convalescente a seguito di un intervento a un occhio - sono tornata in rete per inserirlo nel blog ed esprimere il mio pensiero al riguardo. Io sono convinta che la vita sia un bene troppo prezioso per disfarsene prima che il proprio destino si compia e che, soprattutto, anche quando c'è solo una speranza minima, non si debba cedere al dolore e decidere di 'staccare' quei tubi che tengono in vita una persona cara. Ma comprendo anche il disagio di quest'uomo... Che vita è quando non puoi respirare all'aria aperta, correre in riva al mare, giocare con un figlio, accarezzare la persona amata... beh, se io non potessi 'essere' davvero VIVA non credo che riuscirei a continuare un'esistenza a metà... |
D'Alema : presto osservatori nei territori palestinesi Intanto Hamas dice no ad Abu Mazen alla cessione delle armi: pronti solo a una tregua con Israele Il ministro degli esteri Massimo D'Alema ha annunciato oggi da New York che presto potrebbe essere predisposta una missione a Gaza. L'Italia è pronta a partecipare all'invio di osservatori nei territori palestinesi. Della possibilità che l'Onu approvi una risoluzione in tal senso se ne è parlato già in altre occasioni, ma ora l'Italia preme affinché ciò avvenga il prima possibile. Voi pensate che sia giusto? Quanti di voi riterrebbero utile mandare dei contingenti - tra cui uno nostro - sotto l'egida delle Nazioni unite a Gaza? Potrebbe essere utile a risolvere la questione israelo-palestinese? Io, ovviamente, sono d'accordo. Da tempo scrivo su questo blog che bisognerebbe fare qualcosa in più per risolvere la questione palestinese. Soprattutto ora che al potere c'è Hamas. Basti pensare che alla dichiarazione di Abu Mazen sulla disponibilità del nuovo governo a riconoscere Israele gli esponenti di Hamas hanno subito contraddetto il presidente palestinese affermando di essere pronti 'solo a una tregua di 10 anni con lo stato ebraico. Immediata la risposta di Israele: 'Non ci interessa. Quello che vogliamo dal nuovo governo palestinese per poter riprendere il dialogo é che si pieghi alle condizioni fissate dalla comunità internazionale'. Insomma la situazione rimane in stallo. Non so quanto possa essere utile mandare degli osservatori, ma è pur sempre un inizio. Meglio che starsene a guardare popolo israeliano e palestinese ammazzarsi l'un l'altro. http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_1993777090.html |
LA CRISI DIMENTICATA
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