NeverInMyName
Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!
Messaggi del 01/02/2007
Appello dell'Alto Commissario per i rifugiati: servono 20 milioni di dollari per poter continuare nell'opera di protezione e assistenza della popolazione Tra poche settimane il conflitto che oppone il governo di Khartoum ai ribelli del Darfur entrerà nel suo quarto anno e, nonostante sia intervenuta anche l'Onu, sembra che non ci siano spiragli per una conclusione a breve dell'eccidio che è già costato la vita a centinaia di migliaia di persone. La situazione è sempre più critica e continuano a susseguirsi gli appelli disperati di chi è impegnato a salvaguardare e aiutare le popolazione coinvolta in questa sanguinosa guerra. Nell'appello dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (consultabile in inglese su www.unhcr.org) si osserva che nonostante la firma dell'accordo di pace per il Darfur (DPA) avvenuta nel maggio del 2006 e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1706 adottata in agosto, le condizioni di sicurezza nella regione continuano ad essere estremamente precarie. Visti i continui combattimenti tra le forze governative e i ribelli contrari all'accordo di pace e i regolari attacchi perpetrati dalle milizie arabe contro le tribù africane, non si intravede alcuna prospettiva di ritorno per gli sfollati interni in Darfur, né per i più di 200mila rifugiati sudanesi ospitati nel Ciad orientale. Attualmente si stima la presenza di circa 2 milioni di sfollati interni in Darfur settentrionale, meridionale e occidentale, tra cui 250mila persone fuggite dagli scontri negli ultimi sei mesi. Solamente in Darfur occidentale, dove hanno prevalentemente sede i team dell'UNHCR, ci sarebbero circa 700mila sfollati. Nel corso dell'ultimo anno 20mila ciadiani sono fuggiti in Darfur in seguito all'insicurezza che ha colpito le aree di confine. Il Ciad orientale ospita 230mila rifugiati sudanesi provenienti dal Darfur all'interno di 12 campi gestiti dall'UNHCR. Queste persone sono fuggite dai raid delle milizie arabe e dai combattimenti tra forze governative e ribelli nel 2003 e 2004. Nell'appello si osserva che la regione è caratterizzata da un continuo stato di emergenza; il conflitto in corso e la grave insicurezza in Darfur rappresentano le principali sfide per gli sfollati interni e per i rifugiati, oltre che per tutte le organizzazioni internazionali. Gli operatori umanitari sono stati infatti vittime di attacchi organizzati e negli ultimi mesi, 12 di essi sono stati uccisi in Darfur. La paura degli attacchi riduco pesantemente le possibilità di accesso alle persone più bisognose da parte degli operatori umanitari. Nonostante le condizioni di sicurezza estremamente precarie in Darfur, l'UNHCR prosegue nel suo impegno per assistere gli sfollati e i rifugiati nella regione. Nel 2006, l'UNHCR ha condotto regolari missioni di monitoraggio della protezione nei villaggi in cui era possibile avere accesso. I team dell'Agenzia sono stati direttamente coinvolti nella prevenzione e nella risposta ai casi di violenza sessuale, in particolare attraverso i 34 centri per donne gestiti dall'UNHCR situati all'interno dei campi per sfollati. Fino ad ora, in questi centri sono state aiutate 80mila donne a migliorare le loro condizioni di vita grazie a corsi professionali, progetti per attività generatrici di reddito ed educazione alla salute. L'UNHCR ha inoltre fornito assistenza legale a diverse centinaia di persone e si è impegnata nella ristrotturazione e nella costruzione di scuole, strutture sanitarie, sistemi di approvvigionamento idrico e alloggi. Nel 2007 l'UNHCR prevede di proseguire queste attività per gli sfollati interni. Nell'appello si osserva inoltre che nel corso del 2006 l'UNHCR ha allestito due campi profughi in Darfur occidentale per assistere una parte dei 20mila rifugiati ciadiani fuggiti dalle condizioni di insicurezza vissute nel proprio paese. Il campo di Um Shalaya, vicino a Mornei, ospita 3.800 rifugiati ciadiani che sono stati trasferiti dal confine, mentre il campo di Mukjar accoglie 200 rifugiati. Migliaia di ciadiani hanno deciso di rimanere nei pressi nel confine, vicino alle loro fattorie e alle famiglie in Ciad orientale. L'UNHCR continuerà ad assicurare la protezione internazionale e a fornire assistenza ai rifugiati ciadiani presenti in Darfur. Le condizioni di insicurezza nel vicino Ciad hanno anche spinto circa 15mila rifugiati sudanesi a ritornare in Darfur nel biennio 2005-2006. Gli operatori dell'UNHCR assisteranno queste persone per assicurarsi che il loro rientro sia sostenibile. L'UNHCR è presente in cinque siti in Darfur occidentale: El Geneina, Zalingei, Mukjar, Habilla e Mornei oltre all'ufficio di Nyala, nel Darfur meridionale. Complessivamente, l'UNHCR ha più di cento operatori in servizio in Darfur. Nel frattempo, in Ciad l'UNHCR insieme alla organizzazione non governativa partner MSF-Olanda ha completato nella giornata di domenica la distribuzione d'emergenza di aiuti a più di 11mila ciadiani sfollati nelle ultime settimane a causa della violenza tra diverse comunità nella regione sud-orientale. Complessivamente 11.831 persone hanno ricevuto teli di plastica, coperte, taniche e materassi. Gli sfollati si trovano nel villaggio di Gasire e nelle sue immediate vicinanze, diversi chilometri a nord di Goz Beida, la città principale del Ciad sud-orientale. Queste persone sono per lo più fuggite senza portare nulla con sé quando circa 25 villaggi sono stati rasi al suolo dalle fiamme dalle milizie arabe alla fine dello scorso anno. La distribuzione di domenica è stata resa possibile grazie a un sostanziale contributo proveniente dall'Ufficio per l'Assistenza ai Disastri all'Estero (OFDA) degli Stati Uniti. Gli aiuti sono stati direttamente trasportati per via aerea ad Abeche, la città principiale del Ciad meridionale, lo scorso sabato. La distribuzione è stata effettuata in parallelo con la distribuzione di cibo organizzata dal Programma Alimentare Mondiale e dai suoi partner. La situazione rimane precaria in tutto il Ciad sud-orientale e l'UNHCR continua ad esprimere la propria grave preoccupazione per il raggiungimento di una stabilità di lungo termine nella regione. I ciadiani vivono ancora nel timore quotidiano di attacchi e alcuni di coloro che erano ritornati ai propri villaggi in seguito alle promesse di maggiore sicurezza sarebbero ritornati nei siti per sfollati a causa della protratta situazione di violenza. Le condizoni nella regione rimangono precarie con poche risorse naturali, in particolare acqua e legna da ardere. La pressione aggiuntiva dovuta dalla presenza di decine di migliaia di nuove persone in fuga dall'insicurezza pone un rischio molto serio di esaurimento di quelle risorse. Più di 100mila ciadiani rimangono sfollati interni in Ciad sud-orientale a causa dell'implacabile violenza che imperversa tra diverse comunità. Oltre a 230mila rifugiati ospitati all'interno di 12 campi dell'UNHCR in Ciad orientale, altri 46mila rifugiati provenienti dalla Repubblica Centroafricana si trovano nel sud del paese. |
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