Post n°7 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da nameerfcinema
"Quando un uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così' come l'albero, Mentre cresce è tenero e flessibile e quando è duro e secco muore. rigidità e forza sono compagni della morte debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. cio che si è irrgidito non vincerà". |
Post n°5 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da nameerfcinema
Semina un pensiero e nascerà un’azione.
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Post n°4 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da nameerfcinema
Siamo fatti di morte. Questa cosa che consideriamo vita, è il sonno della vita reale, la morte di ciò che siamo veramente. I morti nascono, non muoiono. I due mondi per noi sono invertiti. Mentre crediamo di vivere, siamo morti; cominciamo a vivere quando siamo moribondi. Esiste lo stesso rapporto tra il sonno e la vita che tra ciò che chiamiamo vita e ciò che chiamiamo morte. Siamo addormentati, e questa vita è un sogno, non in senso metaforico o poetico, ma in senso vero...
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Post n°3 pubblicato il 06 Novembre 2006 da nameerfcinema
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Post n°2 pubblicato il 06 Novembre 2006 da nameerfcinema
Nella Grecia antica esisteva un uomo che nel tempo libero lasciatogli dal suo mestiere di vasaio, entrava in conversazione con gli abitanti della sua città: Atene. All’inizio si rivolgeva agli uomini politici ed ai poeti, in seguito allargo la sua cerchia parlando con artigiani e operai.. Egli cercava degli uomini considerati saggi.
Quando Socrate riceveva una risposta approfondiva su quale base gli avessero risposto e constatava che il sapere aveva raramente una base corretta; il sapere dei suoi interlocutori era essenzialmente immaginario e talvolta basato unicamente su dei pre-concetti, senza una vera riflessione, senza porsi domande
Scoprì così che tutte le tradizioni, autorità e dogmi sono incompleti, che l’intelletto è legato ai sensi. Che le parole e i pensieri sono come della sabbia gettata in acqua, questa va a fondo non può restare in superficie. La realtà che conosciamo e dunque i nostri sensi non possono percepire il divino.
Girando lungo le vie di Atene, Socrate intratteneva i giovani con domande sulle loro conoscenze, sulla loro professione e chiedeva ai suoi interlocutori cosa fosse per loro la sapienza e cosa essi stessi sapessero sulle cose più importanti come la vita e la morte, il senso della vita.
Chi di voi ammetterebbe con gioia che ciò che pensate di sapere con una convinzione indistruttibile manca di una base reale? Che la vita intera è costruita su tradizioni mai verificate, pregiudizi, speculazioni? Che l’uomo viene soprafatto da questa conoscenza superficiale che ci lega al mondo dei fenomeni, alle leggi di causa ed effetto.
Era evidente che Socrate aveva pochi amici.
Socrate arrivò a comprendere che la somma della sua conoscenza era di non sapere niente e visse sino alla sua morte rinunciando a tutte le forme di ignoranza, rifiutando di assimilare lezioni senza averle comprese e senza un discernimento interiore. |
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