Neverland

Summa scientia nihil scire


Nella Grecia antica esisteva un uomo che nel tempo libero lasciatogli dal suo mestiere di vasaio, entrava in conversazione con gli abitanti della sua città: Atene.All’inizio si rivolgeva agli uomini politici ed ai poeti, in seguito allargo la sua cerchia parlando con artigiani e  operai.. Egli cercava degli uomini considerati saggi. Quando Socrate riceveva una risposta  approfondiva su quale base gli avessero risposto e constatava che il sapere aveva raramente una base corretta; il sapere dei suoi interlocutori era essenzialmente immaginario e talvolta basato unicamente su dei pre-concetti, senza una vera riflessione,  senza porsi domande Scoprì così che tutte le tradizioni, autorità e dogmi sono incompleti, che l’intelletto è legato ai sensi. Che le parole e i pensieri sono come della sabbia gettata in acqua, questa va a fondo non può restare in superficie.La realtà che conosciamo e dunque i nostri sensi non possono percepire il divino.  Girando lungo le vie di Atene, Socrate intratteneva i giovani con domande sulle loro conoscenze, sulla loro professione e chiedeva ai suoi interlocutori cosa fosse per loro la sapienza e cosa essi stessi sapessero sulle cose più importanti come la vita e la morte, il senso della vita. Chi di voi ammetterebbe con gioia che ciò che pensate di sapere con una convinzione indistruttibile manca di una base reale? Che la vita intera è costruita su tradizioni mai verificate, pregiudizi, speculazioni? Che l’uomo viene soprafatto da questa conoscenza superficiale che ci lega  al mondo dei fenomeni, alle leggi di causa ed effetto. Era evidente che Socrate aveva pochi amici. Socrate arrivò a comprendere che la somma della sua conoscenza era di non sapere niente e visse sino alla sua morte rinunciando a tutte le forme di ignoranza, rifiutando di assimilare lezioni senza averle comprese e senza un discernimento interiore.