NevroticaMente

Genova, In Un Giorno Come Noi.


 Fu come essere sempre stati amici e ritrovarsi dopo un sacco d'anni per fare il punto sulle nostre vite, invece era la nostra prima volta e aundo i nostri occhi si salutarono le nostre i nostri corpi non poterono far altro che stringersi e le labbra baciare le altrui labbra.Genova è una città molto strana: occidentale quando vuole, araba o marsigliese nel ventre molle dei suoi vicoli; vetusta nella maestosità di certi palazzi del centro, sensuale nei suoni, nei profumi e nei sapori che sanno esprimere certe locande o pizzerie che s'affacciano per le vie più vecchie.Bevemmo un thè caldo in un locale arredato simil arabo seduti su cuscini morbidi con la compagnia di un enorme narghilè che rendeva sì esotica ma anche peccaminosa la nostra presenza. Com'é strano che due persone in così poco tempo possano atteggiarsi, dirsi, guardarsi come se tra di loro il tempo fosse stato presente come se la separazione, fino al momento in cui si sono incontrati, in realtà, non fosse mai avvenuta.Girammo per Genova anche in cerca di noi, senza alcun pensiero nella testa se non quello di rendere la giornata unica e speciale; Andammo a visitare una mostra di quadri fiamminghi, belli, forti e, passatemela, anche sensuali; ridemmo di noi, delle espressioni sui nostri volti e sui volti degli altri visitatori: scattammo foto di nascosto catturando sguardi inebetiti, strani cappelli di uomini o donne, le scarpe o la buffa postura assunta davanti all'opera esposta. Come due bambini riuscimmo a trasformare un evento serio in qualcosa da ridere.Andammo a cena a Boccadasse, in un ristorantino che s'affaccia sul mare, cenammo con la classica candela accesa al centro tavola e nei cristalli si confondeva la luce della fiamma con quella dei nostri occhi. Deliziosa cena, delizioso posto. Quanta delicatezza e poesia si nasconde nella semplicità delle cose, quanto amore e passione possiamo trovare in un bicchiere di buon vino, in un leggero piatto di ravioli al pesce, o nel branzino al forno con patate, nel brindare a una giornata normalmente speciale.Ma dov'é il peccato se non si pecca bene? Andammo in un albergo a ore del centro, molto modesto, ma ci eccitava l'idea di immaginare quante altre coppie clandestine fossero passate da lì, quanti gemiti di orgasmi liberatori avessero sentito quelle pareti e quanti umori e amori avessero bagnato quelle lenzuola. Questo è il peccato: essere come tutti gli altri ma consapevoli di quel che si fa. E lo facemmo con la voglia, la precisa volontà di rendere fino in fondo speciale tutta la nostra normalità.Quando ci sentiamo, ancora adesso, è come se il tempo si fosse fermato un attimo prima di esserci lasciati. Ma sappiamo benissimo che una parte di noi, come una specie di ectoplasma amante, ogni giorno e alla stessa ora percorre le nostre strade, cammina negli stessi vicoli, si prende il thè e va alla mostra finendo poi a cena e a letto nei medesimi luoghi. La nostra anima, in parte, è sempre la. Ogni tanto, come se noi fossimo dei retini per farfalle, sentiamo il bisogno di tornare a catturare quell'anima che là abbiamo lasciato.