Non lo urtano i fischi, nel senso che li giustifica. Non si spaventa a scendere in campo anche se ormai da quasi cinque mesi tutti sanno che ha chiesto di andare via da Napoli. Ma questa corda, testa, sempre più tesa, sta per spezzarsi, siamo entrati nel mese di agosto, tra ventisette giorni chiude il mercato e Maurizio Domizzi il suo problema non lo ho ancora risolto. Deve andare via da Napoli, problemi familiari, ambientali: qualcosa che neanche lui riesce a spiegarti bene perché in testa, quando affronta questo argomento, deve avere tante cose. Domizzi si racconta. Non avrebbe voluto urlare, non lo ha fatto fino a oggi e, in fondo, non lo fa neanche oggi. Ma dice che, probabilmente, qualcosa di più dal Napoli si sarebbe aspettato. Secondo lui non è successo.Ancora fischi contro l’Aversa Normanna. Hanno fatto male?«Ma no, li capisco. Sono fischi di rabbia. Di gente che sa che voglio andare via e reagisce così. Sarebbero stati peggio subirli di fronte a un gol o a un passaggio sbagliati: quelli sì, di disappunto vero».E’ difficile vivere a Napoli, ora? «Per niente. Per quel che mi riguarda ci sono stati due episodi allo stadio che mi hanno riguardato da vicino e che tutti conoscono. Ma per strada giro tranquillo, mi salutano, io non sono uno che scappa, a Napoli ho fatto bene. Così come vorrei chiarire qualcosa sulle motivazioni che mi hanno portato a chiedere la cessione: a parte le storie assurde e squallide girate su mogli, figli e quant’altro, cominciamo con il dire che la scelta è mia e basta. E poi non si pensi che in questa scelta ci sia solo Napoli o chissà quale mio pensiero sulla città e sulla gente. Non è così. Questa scelta è personale, è ponderata e dentro ci sono una serie di ragioni, di vita, di gestione delle cose. Devo andare via».Il punto quale è? «Il punto è che era partita come una cosa a tre, il sottoscritto che faceva una richiesta, il Napoli che voleva aiutarmi e un eventuale acquirente. Mi pare che lungo la strada sono rimasto un po’ solo. E non perché non mi vuole nessuno. Ma perché non mi vuole nessuno alle condizioni messe dal Napoli».Chiedono troppo?«Io sono un giocatore, non entro nel merito delle cifre. Dico che ci sono i modi per aiutare chi vuole andare via: un giocatore si può tagliare l’ingaggio, un club può trovare formule di cessione del cartellino diverse da quella a titolo definitivo».E’ arrabbiato? «Arrabbiato è una parola che non mi piace. Sono dispiaciuto, mi sembra che al di là delle dichiarazioni pubbliche la società finora non mi abbia aiutato davvero. E mi è dispiaciuto sentir parlare di eventuale danno patrimoniale a carico del Napoli perché so quanto è costato il mio cartellino quando sono arrivato. Io chiedendo di andare via posso fare un torto a chi non aveva in mente di cedermi, non un danno patrimoniale. E se non volevano cedermi non era più giusto dire dall’inizio: non ti possiamo venire incontro?».Secondo lei, sinceramente, la società le potrebbe rimproverare qualcosa?«Io non credo. Da quando avevo deciso di andare via ho contribuito a creare questa chance europea per il Napoli con tre gol a fine campionato, quando tutti pensavano che nella testa avevo altro. Mi sono allenato e ripresentato in ritiro e questo mi ha aiutato a farlo il fatto che con la squadra e il tecnico ho un rapporto straordinario. Ora non voglio far parlare gli atteggiamenti professionali come eccezioni o qualcosa di cui mi si debba ringraziare: ma, sinceramente, avrei potuto o no trovare altre strade per evitarmi le partite e i fischi? Ho giocato e ho preso i fischi. Ma ora devono aiutarmi davvero».Quando andrà via, se andrà via, Napoli sarà solo un capitolo negativo della sua carriera? Glielo chiedo perché qualcuno può pensarlo...«Io ho scelto Napoli, volevo vivere un’avventura in una città straordinaria, sognavo questo traguardo europeo. Giocare la domenica al San Paolo è diverso da qualsiasi altro stadio, con la maglia del Napoli ho fatto gol a Buffon, segnato al Milan all’andata e al ritorno. Potrà mai essere una pagina negativa? Io però ora ho bisogno di andare via. In questa settimana lo dirò anche al presidente De Laurentiis, non l' ho fatto finora ma chiederò di poterci parlare. Mi aiutino, chiedo solo questo>>.
Domizzi: "Napoli devo andare via, ma aiutami davvero"
Non lo urtano i fischi, nel senso che li giustifica. Non si spaventa a scendere in campo anche se ormai da quasi cinque mesi tutti sanno che ha chiesto di andare via da Napoli. Ma questa corda, testa, sempre più tesa, sta per spezzarsi, siamo entrati nel mese di agosto, tra ventisette giorni chiude il mercato e Maurizio Domizzi il suo problema non lo ho ancora risolto. Deve andare via da Napoli, problemi familiari, ambientali: qualcosa che neanche lui riesce a spiegarti bene perché in testa, quando affronta questo argomento, deve avere tante cose. Domizzi si racconta. Non avrebbe voluto urlare, non lo ha fatto fino a oggi e, in fondo, non lo fa neanche oggi. Ma dice che, probabilmente, qualcosa di più dal Napoli si sarebbe aspettato. Secondo lui non è successo.Ancora fischi contro l’Aversa Normanna. Hanno fatto male?«Ma no, li capisco. Sono fischi di rabbia. Di gente che sa che voglio andare via e reagisce così. Sarebbero stati peggio subirli di fronte a un gol o a un passaggio sbagliati: quelli sì, di disappunto vero».E’ difficile vivere a Napoli, ora? «Per niente. Per quel che mi riguarda ci sono stati due episodi allo stadio che mi hanno riguardato da vicino e che tutti conoscono. Ma per strada giro tranquillo, mi salutano, io non sono uno che scappa, a Napoli ho fatto bene. Così come vorrei chiarire qualcosa sulle motivazioni che mi hanno portato a chiedere la cessione: a parte le storie assurde e squallide girate su mogli, figli e quant’altro, cominciamo con il dire che la scelta è mia e basta. E poi non si pensi che in questa scelta ci sia solo Napoli o chissà quale mio pensiero sulla città e sulla gente. Non è così. Questa scelta è personale, è ponderata e dentro ci sono una serie di ragioni, di vita, di gestione delle cose. Devo andare via».Il punto quale è? «Il punto è che era partita come una cosa a tre, il sottoscritto che faceva una richiesta, il Napoli che voleva aiutarmi e un eventuale acquirente. Mi pare che lungo la strada sono rimasto un po’ solo. E non perché non mi vuole nessuno. Ma perché non mi vuole nessuno alle condizioni messe dal Napoli».Chiedono troppo?«Io sono un giocatore, non entro nel merito delle cifre. Dico che ci sono i modi per aiutare chi vuole andare via: un giocatore si può tagliare l’ingaggio, un club può trovare formule di cessione del cartellino diverse da quella a titolo definitivo».E’ arrabbiato? «Arrabbiato è una parola che non mi piace. Sono dispiaciuto, mi sembra che al di là delle dichiarazioni pubbliche la società finora non mi abbia aiutato davvero. E mi è dispiaciuto sentir parlare di eventuale danno patrimoniale a carico del Napoli perché so quanto è costato il mio cartellino quando sono arrivato. Io chiedendo di andare via posso fare un torto a chi non aveva in mente di cedermi, non un danno patrimoniale. E se non volevano cedermi non era più giusto dire dall’inizio: non ti possiamo venire incontro?».Secondo lei, sinceramente, la società le potrebbe rimproverare qualcosa?«Io non credo. Da quando avevo deciso di andare via ho contribuito a creare questa chance europea per il Napoli con tre gol a fine campionato, quando tutti pensavano che nella testa avevo altro. Mi sono allenato e ripresentato in ritiro e questo mi ha aiutato a farlo il fatto che con la squadra e il tecnico ho un rapporto straordinario. Ora non voglio far parlare gli atteggiamenti professionali come eccezioni o qualcosa di cui mi si debba ringraziare: ma, sinceramente, avrei potuto o no trovare altre strade per evitarmi le partite e i fischi? Ho giocato e ho preso i fischi. Ma ora devono aiutarmi davvero».Quando andrà via, se andrà via, Napoli sarà solo un capitolo negativo della sua carriera? Glielo chiedo perché qualcuno può pensarlo...«Io ho scelto Napoli, volevo vivere un’avventura in una città straordinaria, sognavo questo traguardo europeo. Giocare la domenica al San Paolo è diverso da qualsiasi altro stadio, con la maglia del Napoli ho fatto gol a Buffon, segnato al Milan all’andata e al ritorno. Potrà mai essere una pagina negativa? Io però ora ho bisogno di andare via. In questa settimana lo dirò anche al presidente De Laurentiis, non l' ho fatto finora ma chiederò di poterci parlare. Mi aiutino, chiedo solo questo>>.