Nicka

Ogni giorno è fatto di tanti piccoli monotoni momenti. Ma alcuni di questi momenti, all'apparenza poco significativi, hanno cambiato il mio modo di pensare, di vedere le cose. Il mondo è fatto di tante singole banali persone. Ma sono proprio le persone che ho incontrato che mi hanno fatto diventare quella che sono. Ogni percorso è delimitato da ostacoli, limiti, barriere: ma è proprio per superarli che è interessante percorrerlo.

 

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CITAZIONE DEL GIORNO

E la vita continua
anche senza di noi
che siamo lontano ormai
da tutte quelle situazioni che ci univano
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai!
Perché col tempo cambia tutto lo sai
e cambiamo anche noi
(V.Rossi)
 
 
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Raggio di sole

Post n°68 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da nickasdf
Foto di nickasdf

Nel silenzio e nell'oscurità della notte, giocavano, in una vecchia e accogliente cucina, la frutta e la verdura.
Le mele, sorelle da sempre, facevano un bel girotondo. La signora zucca se ne stava ad ascoltare la bella voce della giovane banana. Era sempre un piacere sentirla cantare allegre canzoni, accompagnata dal suono del maestro pera. Le ciliegie adoravano ballare al ritmo di quelle vecchie melodie.
In disparte, il signor pomodoro discuteva con l'amico limone, mentre l'arancia si riposava in un letto di insalata, dopo una lunga corsa.
Sul tavolo, un elegante bicchiere di cristallo ammirava la scena.

Ad un tratto arrivò l'alba e un timido raggio di sole attraversò la vecchia persiana di legno raggiungendo la cucina.
In un istante il buio si dileguò e la scena si illuminò di mille colori.
Il pomodoro si vergognò di quel suo rosso così intenso e si nascose in un angolo. L'arancia si guardò intorno in cerca di qualcun altro del suo stesso colore e iniziò a sentirsi sola come non era mai stata.
Le mele si guardarono l'un l'altra: una era gialla, una rossa e una verde. Si allontanarono non riconoscendo più nelle altre le sorelle di sempre.
La mela gialla raggiunse la banana e il limone: il giallo era il colore predominante e per questo loro si sentivano in qualche modo superiori agli altri.
L'armonia che aveva regnato durante tutta la notte sembrava essere svanita insieme all'oscurità.

C'era una gran confusione, un coro di voci che si alzava sempre più forte, valanghe di parole rivolte verso gli altri che si accavallavano.
E tutti finirono per inveire verso chi aveva causato con la sua presenza una simile situazione. E il raggio, così duramente attaccato, non riusciva a difendersi: le sue parole si perdevano nel rumore generale.
All'improvviso, però, tutti smisero di urlare voltandosi, meravigliati, verso il bicchiere di cristallo che era rimasto immobile sul tavolo.
Il raggio lo attraversava formando un fascio luminoso di tutti i colori...
Era uno spettacolo che lasciò tutti incantati, senza fiato.

Il timido raggio di sole, allora, approfittò di quel silenzio per replicare alle accuse che gli erano state rivolte.
"Vedete, io vi colpisco tutti nello stesso modo, con una luce bianca che racchiude in sè tutti i colori. Siete voi che, decidendo quali raggi assorbire e quali riflettere, assumete ognuno un colore diverso."

"Non cercate di giustificare quello che siete, incolpando il destino e le esperienze che avete vissuto. Solo voi potete decidere quali dimenticare e da quali farvi segnare la vita e il vostro modo di essere. Piuttosto, se ci riuscirete, provate a trasmettete agli altri l'insegnamento che vi ha lasciato ogni esperienza bella o brutta che sia... come il bicchiere, che ha deciso di accogliere tutti i raggi e di rifletterli suddivisi nei loro colori."

 

-- Nicka --

 
 
 

Nostalgia

Post n°57 pubblicato il 04 Settembre 2009 da nickasdf

Nostalgia



Se non ci fossi ora e non ci fossi mai stato,
    di te non conoscessi nè il tuo viso nè il tuo nome,
senza un presente insieme e senza alcun passato,
    forse vorrei incontrarti, non so dove, non so come...

Se non vivessi qui, ma nel ricordo di un momento,
    fossi stato in un istante e poi subito svanito,
certo ti cercherei, per riprovare il sentimento
    che fuori da quell'attimo io non ho mai sentito...

Se tu ci fossi stato e adesso andato via,
    finita quella storia senza poi saper perché,
nei ricordi scruterei e dentro una fotografia
    potrei trovar qualcosa che non è più dentro me...

Ma visto che ci sei, ci sei stato e ci sarai,
    le nostre strade unite in un unico cammino,
una cosa l'ho scoperta (e non avrei creduto mai):
    qualcuno può mancarmi anche se mi sta vicino!

 

--- Nicka ---




 
 
 

Anna e Marco: la forza di ricominciare.

Post n°45 pubblicato il 04 Giugno 2009 da nickasdf

Due cuori e una capanna. Così avevano iniziato Anna e Marco.
Si erano sposati giovanissimi. Tanti sogni nel cassetto. Un piccolo appartamento in affitto, in un vecchio e umido condominio, in centro. La credenza della nonna e pochi altri mobili. La voglia di stare insieme e di creare una famiglia.

Il sogno della casa era venuto solo più tardi. Dopo la nascita dei due figli. Quando Anna aveva trovato un lavoro.
Era duro risparmiare su ogni cosa.
Era duro dover rispondere no, alle richieste capricciose dei figli.
Era duro dover rinunciare a tutte quelle cose che gli amici si permettevano.
Era duro, per Anna, alzarsi presto ogni mattina e lasciare tutti ancora addormentati.
Soprattutto perchè la sera andava a letto tardi. Dopo aver addormentato a turno i bambini nelle sue braccia. Dopo aver lasciato in ordine la casa.
E loro non ne volevano proprio sapere di andare a letto la sera. Sapevano che la mattina dopo, al loro risveglio, la mamma non ci sarebbe stata.
Ma tutti questi sacrifici sarebbero stati ripagati, alla fine, con l'acquisto di una bella casa.
E se la sognava già, Anna. Con un grande giardino. Con una cucina nuova. Con due camerette colorate.

Non fu proprio come nella loro immaginazione, ma, alla fine, Anna e Marco riuscirono a comprarsi una casa tutta loro. E questo bastava.
Dovevano ancora finire di pagarla, avrebbero dovuto fare ancora altri sacrifici. Ma avevano realizzato il loro sogno.
E i bambini erano felici. Ne parlavano ai loro amici di scuola. La descrivevano nei minimi dettagli alle insegnanti.
Con che entusiasmo aiutarono a preparare i loro giochi e i loro vestitini da portare nella casa nuova.
Con che attenzione guardavano la mamma che, con cura, incartava il servito bello. Quello delle feste.
Quello che stava chiuso nella credenza della nonna. E ne usciva solo nelle occasioni importanti.
A Natale quando fuori era freddo e in casa odore di biscotti appena sfornati.
O quando c'era qualcuno importante a pranzo. E loro dovevano stare buoni buoni, ma potevano guardare la televisione.

Abitavano nella nuova casa solo da tre anni, quando una notte la terra tremò.
Con la violenza che solo la natura riesce ad avere; quasi con rabbia, come a volersi scuotere di dosso tutto e tutti, la terrà tremò.
Lasciando l'incredulità negli occhi di chi si trovò ad assistere all' evento; la paura nei volti di che riuscì a salvarsi; il dolore nei cuori dei familiari di chi non si salvò; lo sconforto nella vita di chi perse tutto, la terra tremò.
Della loro casa, del loro sogno, poco rimase.
Non ci fù più un servito bello nella credenza della nonna, non ci fù più nemmeno la credenza. Nè i biscotti caldi, nè l'albero di natale, nè ospiti importanti.

C'è sempre un momento nella vita in cui ti accorgi che devi ricominciare tutto da capo, ma volte ricominciare sembra impossibile!!!

 
 
 

L'amore è cieco...

Post n°38 pubblicato il 24 Marzo 2009 da nickasdf

Si racconta che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini. Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la follia, come sempre un po' folle, propose: "Giochiamo a nascondino!".

L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità, senza potersi contenere, chiese: "A nascondino? Di che si tratta?"

"É un gioco, - spiegò la follia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 100 mentre voi vi nascondete e, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco."

L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia alla quale non interessava mai niente...

Però non tutti vollero partecipare: la verità preferì non nascondersi (perché, se poi alla fine tutti la scoprono?), la superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non arrischiarsi.
"Uno, due, tre..." cominciò a contare la pazzia.

La prima a nascondersi fu la pigrizia , che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso, la fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo, che, con le proprie forze, era riuscito a salire sulla cima dell'albero più alto.

La generosità quasi non riusciva a nascondersi: ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.

L'egoismo, al contrario, trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé, la menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non è vero, si nascose dietro l'arcobaleno), la passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio... non mi ricordo... dove?
Quando la follia arrivò a contare 99 l'amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati, finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori.
"Cento!" - contò la follia, e cominciò a cercare.

La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l'invidia, e poté dedurre dove fosse il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio, essendosi accorto che c'era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la follia ebbe sete, e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza.

Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi.
Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno, infine l'oblio, che si era già dimenticato che stava giocando nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La follia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne.

Proprio quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muoverne i rami, quando, all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore...!
La follia non sapeva più che cosa fare per discolparsi: pianse, implorò, domandò perdono...arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre.
L'Amore accettò le scuse.

Da allora l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.

 
 
 

La mossa sbagliata

Post n°35 pubblicato il 13 Marzo 2009 da nickasdf
Foto di nickasdf

(Uno strano sogno che ho fatto questa notte)

E' il mio turno.
Lo sento nell'aria, in un silenzio che pesa
La leggo negli occhi di tutti, l'attesa
Sento l'avversario davanti respirare
Ma questa volta, proprio, io non vorrei giocare

E' il mio turno.
La scacchiera, sul tavolo, da tempo sistemata
al centro della stanza, scarsamente illuminata
Proiettano, quei raggi di un sole ormai alla fine,
le lunghe e oblique ombre di queste mie pedine

E' il mio turno.
Regina, re, cavallo, pedone, torre e alfiere
Caselle, luci e ombre, pedine bianche e nere
E sembra un bel quadretto, saputo disegnare
da un abile pittore: non lo vorrei cambiare

E' il mio turno.
Guardo la mia torre, la mossa vien da sè
Con un po' di fortuna potrei fare scacco al re
Ma ancora non la faccio, continuo ad esitare
Non è questa la mossa che io vorrei fare

E' il mio turno.
E guardo la regina, a un'altra mossa penso
certamente, io potrei, e con il suo consenso
sbagliare e così cedere al rivale la partita
potrei, sì, anche perdere e non sarei pentita

E' il mio turno.
Son quelli che san perdere, i più bravi giocatori,
affrontano la sconfitta, ammettono gli errori
Ma sono sempre capaci di accettarli tutti,
della vana vittoria, le conseguenze e i frutti?

E' il mio turno.
Non un vinto e un vincitore, in questa strana partita,
vincono entrambi, o perdono: così come nella vita.
Lo so, queste non sono, che situazioni rare:
son queste, le partite ch'io non vorrei giocare

E' il mio turno.
Esito ancora un attimo, ma ora senza una ragione,
perché io già lo so quale sarà la decisione.
Io sposterò la torre e farò scacco al re
Una vittoria fuori, e una sconfitta dentro me.


 
 
 
 
 

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LA DETERMINAZIONE DI ANGELO


Il germe della rinuncia non si dà mai facilmente per vinto. Come si combatte l'impulso a desistere? Con la determinazione. Un'atleta che si imbatte in un'avventura non scevra di rischi ha messo a fuoco l'obiettivo nel mirino già molto prima di partire. E' quella la motivazione che lo sostiene e che gli permette di andare avanti: il taglio del traguardo. Andare avanti, da guerriero, nonostante tutto. Anche quando ogni cosa sembra congiurare contro di te. Anche quando gli elementi, la tecnologia, l'universo intero sembrano essersi coalizzati per farti fallire. Per quanto mi riguarda è proprio in questi momenti che vengono fuori le energie migliori, quando sento che sta diventando difficile e che devo, più che mai, essere presente a me stesso, pronto a una decisione dell'ultimo istante.

(Angelo D'arrigo)
 

NICKAPE

" Secondo le teorie dell'aerodinamica ed attraverso esperienze effettuate nel tunnel del vento, è dimostrato che l'ape non può volare; questo perché il suo peso, la sua massa e la forma del suo corpo, in rapporto all'apertura alare, ne rendono il volo impossibile. Tuttavia l'ape, ignara di queste cognizioni scientifiche ed essendo dotata di notevole risolutezza, non solo vola... fa anche il miele!"

 
 

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