L'Angolo di Nimriel®

Bucolica Nim


Dopo pranzo, a casa dei miei, succede che il babbo se ne va a portare il cane Artù a fare una salutare passeggiatina, la mamma frulla in cucina affaccendata a far brillare tutto quel che può brillare e non solo, il cane Semola si stravacca in un angolo vicino a lei, fregandosene dei suoi improperi, lei che un po' lo minaccia un po' continua a rimpinzarlo ed io, da qualche settimana, me ne vado su, al pollaio, dove ormai mi aspetta ansiosa una banda di gatti randagi che ha trovato l'America.Coda Mozza è l'habituè per eccellenza. Quando arrivo lo trovo che sta seduto nei pressi del cancello. E' diventato grasso a furia di croccantini estorti con miagolii e prrr vari. E' l'unico che pian piano si sta lasciando accarezzare, ancora per opportunismo ma sono convinta che pian piano le carezze verrà a cercarle anche senza il cibo. Per la confidenza che ormai abbiamo ho dovuto dargli un nome, adesso si chiama Romeo (er' gatto der colosseo).Poi c'è sua madre, la Tigre. Ieri ho sfiorato anche lei, si vede che sta inziando a fidarsi, oppure semplicemente aveva troppa fame per andarsene dalla paura. Pare che sia una dispotica tiranna, lo dice il babbo, che l'ha vista bacchettare tutti gli altri ma quando ci sono io  fa la brava.Silvestro invece non c'è sempre, evidentemente viene solo quando c'ha una fame che lo sbuccia, tipo ieri che ha spazzolato una ciotola di croccantini facendo sloggiare, quatta quatta, pure la Tigre. Bello Silvestro, fisicamente assomiglia al gattone dei cartoni ma non ha affatto l'aria di essere un po' tontarello e sprovveduto come quel buffo imbranato.Ultima, la più schiva di tutti, così paurosa da scattare via al mio più infinitesimale movimento è la gatta nera. Lei un nome non ce l'ha, in compenso ha quattro micini, tutti neri, occhi gialli tranne uno, che li ha celesti, pulciosetti, schivi e paurosi come la mamma. Si vede che hanno imparato subito la lezione, quei bravi piccini. Dei quattro ce n'è uno che è la metà degli altri. E' tutto testa, occhi cisposissimi, talmente piccino e deboluccio da non riuscire quasi  a salire gli scalini che portano alla legnaia dove si nascondono, sul retro del pollaio. Dopo il fine settimana pensavo fosse morto che non lo avevo più visto. Sarà sì la dura legge della natura che seleziona i più deboli da eliminare ma lui la voglia di vivere ce l'ha e io non posso che fare il tifo per lui e preferirlo a tutti. Sto là mezz'ora, più o meno. Osservo i mici, guardo il verde, ascolto la pace della campagna. Saranno gli occhi nuovi ma i colori delle quercie, gli abeti, l'erba, le siepi, il cielo, le ragnatele trasportate dal vento mi trattengono là, venir via è una fatica immane. Ieri ho perfino sentito un picchio; non sono riuscita a vederlo, peccato, la quercia su cui si trovava era ancora così frondosa da nascondermelo.Sarà che ho voglia di pace ma quella mezz'ora è davvero deliziosa.