L'Angolo di Nimriel®

Dei Geni festivi (non festosi nè festanti)


Chiacchierare con le amiche è sempre una faccenda gradevole. Anche se l’impianto di innaffiamento parte e ti colpisce in mezzo alla schiena come un maledetto codardo all’ora prestabilita, che tu ovviamente ignori, preso come sei dalla conversazione.Devo ammettere che ieri sera ho invidiato lievemente R. Ci aggiornavamo sui nostri fatti dopo qualche mese di lontananza quando è saltato fuori l’argomento genitori. Li ho conosciuti anno scorso i suoi, quando siamo andati in Islanda. Persone splendide: cordiali, amichevoli, ospiti perfetti, generosi. Con un bellissimo rapporto con le figlie. Una roba idilliaca, insomma. Da cui il paragone inevitabile con i miei che, pure, sono persone generose, buone, brave e tutto quanto ma che purtroppo non hanno mai avuto con me quel livello di confidenza e di intima unione che emergeva con naturalezza dalle parole di R.L’ho invidiata, lo ammetto. Perché, per come sono fatta io, tanto avrei voluto quel genere di relazione che non è possibile però costruire unilateralmente. Questione di carattere, forse, di formazione. Di fatto, a me è sempre mancata quella certa, vera, intimità con i miei, quel sentirsi davvero uniti e compresi e partecipi che vorresti avere con chi ti ha messo al mondo. Ciò non toglie che io li ami incondizionatamente e che li capisca e che li accetti per come sono fatti.Anche quando mi fanno incazzare perché son citrulli. Tipo stamattina. Sono andati al mare, finalmente. E stavolta mia madre ha acconsentito a portarsi dietro lo schiavo (mio padre) e tenerselo appresso per una intera settimana. Il che mi riempie di gioia, visto che il poveretto erano anni che non si faceva qualche sacrosanto giorno di mare nella amena casetta di famiglia che tutti si godono, tranne lui. Sono andati, insieme, perché hanno ceduto all’ennesima profferta della sottoscritta di badare alle bestiole domestiche in vece loro. Una specie di evento epocale, a dire il vero, non per mancanza di fiducia nelle mie abilità di badante ma per il totale, incontrollabile, morboso attaccamento che provano per i succitati animaletti che, risaputamene, stanno sempre lì lì dal tirare le cuoia e che, viziati come reucci di un reame idilliaco, sono assurti ad una condizione che va al di là dall’essere rappresentanti del mondo animale.Lo faccio stravolentieri, per carità. Li amo quanto i miei. È un dovere incontrovertibile, oltretutto se non può esserci nessun altro che badi loro; che so, mio fratello (anche lui al mare) o la donna delle pulizie dei miei (anche lei al mare???).Però, per come son fatta, non sopporto le inefficienze o ridondanze organizzative. Dicevo che stamattina mi sono incazzata. Beh, oggi sarebbe sabato. Uno dei famosi dì di festa di cui hanno rimeggiato eccelsi poeti. Perciò posso affermare in tutta tranquillità che, per quanto il senso del dovere possa essere forte e sufficiente a far superare la lieve irritazione di doversi alzare alle 6,20 per andare a liberare le adorate bestiole che trepidano affamate in gabbia, mi ritengo ampiamente legittimata ad incazzarmi come una biscia se scopro al mio arrivo che le bestie sono già state liberate dai loro rispettivi recinti dalla donna di servizio (che, evidentemente, non è andata al mare). La quale, in tutto candore, di fronte al mio sguardo vagamente corrucciato, mi comunica che i miei le hanno chiesto di passare da casa loro per annaffiare il giardino e liberare i cani ma che, ovviamente, non ha dato loro da mangiare perché sapeva che lo avrei dovuto far io.Alle 7 di mattina. Di un sabato. Estivo. Di quelli che aspetti come l’acqua in pieno deserto, per ripijarti dalle ondate di densa, schifosa, brodosa marea mucillaginosa di una settimana calda, afosa, fatta di lavoro, personaggi irritanti e nottate insonni perché c’hai i nervi  fior di pelle e ne hai ben donde di averne.Un sabato, in cui, guarda tu il caso, sei riuscita a stramazzare in coma profondo per puro sfinimento e il suono della sveglia all’ora prestabilita t’ha fatto lo stesso effetto di una scarica elettrica collegata a certe parti basse che non hai solo perché la combinazione dei tuoi cromosomi non lo consente. Un sabato in cui il fresco di casa tua, la penombra della camera da letto ti pare un motivo sufficiente ad inneggiare ad un dio in cui non credi più e vorresti solo rimaner lì, beata, a crogliolarti nel dolce far niente.Verso le undici e mezzo mi chiama mio padre.- Allora, com’è andata coi cani? Tutto bene?- Sì babbo, tutto bene.- Hanno mangiato?- Sì babbo, hanno mangiato.- Anche Artù?- Non tanto, babbo ma, abbastanza. Senti, babbo ma io stamattina ho trovato la A. che stava annaffiando il giardino. E i cani li aveva aperti lei. E mi ha detto che voi le avevate detto di andare a quell’ora...- …. Sì, ne avevamo parlato…- …. Ma, visto che era là all’ora in cui avete chiesto a me di andare perché non ci poteva essere nessun’altro, non credi che oltre ad aprirli [n.d.a. dalla gabbia, s’intende] avrebbe potuto anche nutrirli? - ….- ….- Eh…ma…in effetti…- ….!!!!! Cazzo. Cazzo. CAZZO!E non scuotete quella vostra testolina, pensando, mamma mia quant’è sboccata questa figliola. Non me ne può importar meno della vostra disapprovazione.Ognuno c’ha i problemi suoi e uno dei miei è gestire dei genitori rintronati.