Nine Months...2!

Con note e filastrocche..


I piccoli imparano più parole e le memorizzano meglio se sono cantate, in rima e fanno parte di una canzoneMILANO - Filastrocche, canzoncine, giochi in rima: le ultime ricerche scientifiche dimostrano che per i bambini, sono più di un passatempo. Rappresentano infatti uno stimolo che insegna a memorizzare in fretta le parole e quindi a parlare. L’osservazione scaturisce da un lavoro di Jenny Saffran ed Erik Thiessen, rispettivamente dell’università del Wisconsin e della Carnegie Mellon University, in Pennsylvania, negli Stati Uniti, incluso nel volume «The Neurosciences and Music – III, Disorders and plasticity» appena pubblicato in collaborazione con la New York Academy of Sciences, che riporta oltre 60 lavori scientifici che definiscono lo stato dell’arte nel campo «neuromusica». I lavori sono stati presentati nell’arco dell’omonimo convegno organizzato a Montreal nel 2008 dalla Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani (le due edizioni precedenti si sono tenute a Venezia nel 2002 e a Lipsia nel 2005). LO STUDIO - Le ricerche di Saffran e Thiessen si sono concentrate sull’ambiente sonoro in cui crescono i bambini, che sin dalla nascita è permeato di musica ed è dominato da un linguaggio diretto nei loro confronti chiamato Infant Directed Speech (quella specie di lingua cantilenata che gli adulti rivolgono ai piccoli) e che utilizza un linguaggio semplificato e un tono leggermente più acuto. Secondo Saffran e Thiessen i bambini imparano più parole e le memorizzano meglio se queste sono cantate, se sono in rima e fanno parte di una canzone. D’altra parte, i bambini ricordano più melodie se queste hanno le parole e se non sono solo affidate a strumenti musicali. Dietro a queste osservazioni, c’è l’idea che la musica possa essere un mezzo per facilitare la codificazione di messaggi non musicali, come il linguaggio, e per stimolare i processi di attenzione dei bambini. La musica, quindi, potrebbe essere impiegata con successo per accelerare l’apprendimento dei piccoli. Tanto più che esiste un circolo virtuoso: se la melodia ha le parole, i bambini la ricordano meglio. E se i bambini imparano una melodia, possono memorizzare con più facilità le parole che la accompagnano. «La ricerca su musica e neuroscienze continua a dare risultati straordinari» commenta Maria Majno, responsabile dei programmi della Fondazione Mariani: «si tratta un ambito in continua espansione , che promette sostanziali avanzamenti anche in campo educativo e riabilitativo: ciò che abbiamo imparato sta già cambiando in meglio il nostro modo di capire e aiutare i bambini con difficoltà neurologiche».