Ninive

x eluana (questo è un pezzo di molti anni fa...) che è sempre molto carina con me , anke se è un po' permalosa...


"passai a casa di Giuseppe, verso le sei e mezza di sera, il ventinove dicembre. L'idea era nata un po' per caso, ma sempre dettata da mille ragionamenti e intuizioni, come ci accade sempre in circostanze del genere. La decisione di passare il capodanno a G. l'avevamo presa insieme, ma se dal canto mio era esclusivamente nostalgica sapevo fin troppo bene il grado di eccitazione del mio compagno di viaggio per quella tappa. Così, con una prenotazione a suo nome e il mio totale apporto morale al progetto, ci ritrovammo alla stazione con una borsa leggera a testa, sei pacchetti di morbide comprate dal vicino tabaccaio, un biglietto chilometrico e tanti propositi. I luoghi dove, di fatto, s’inizia un’avventura della quale non sai assolutamente nulla assumono sempre, nell’immaginazione dei protagonisti, sembianze fantastiche. Come dimenticarsi di quelle mura tutt’intorno a noi che sembravano non avere fine, le decine di treni in attesa d’un qualsiasi fischio, e le centinaia di persone che aspettavano con trepidazione vicine partenze? Non avevamo ancora cenato, quindi decidemmo di prepararci al tragitto, ben seicentocinquanta chilometri di treno, con qualche hamburger del vicino fast-food. Tutti e due avevamo portato una scorta alimentare di emergenza, , ma preferimmo tenerci quei "viveri" per occasioni più appropriate di un semplice pasto preparatorio. In tal modo, con Giuseppe che decantava i suoi guanti di pelle ed io, alla ricerca di batterie per il mio discman, iniziava l'attesa di più di mezz'ora del treno. Dopo poco riuscii a trovare le batterie, Giuseppe e i guanti permettendo, per poi avviarmi verso il bagno della stazione, dopo aver controllato il binario di partenza. All'uscita del bagno, però, Giuseppe apre bocca: - A Fe’, porca puttana non trovo più un guanto... – ed io, con la tipica espressione "viaggio iniziato sotto una cattiva stella" rispondo: - dai, non è possibile, controlla meglio – Le ricerche del mio compagno, però, non trovarono fine migliore della sua disperazione per la perdita di metà del suo patrimonio in pelle, così iniziammo a vagare per la stazione, percorrendo in lungo e in largo i posti dove eravamo passati, alla ricerca di un fottuto guanto... Dopo dieci minuti mi rassegnai all'idea che una qualsiasi persona, proprietaria dello stesso guanto che aveva Giuseppe, avesse ritrovato, dopo lunghi mesi di ricerca, la metà mancante. Intanto il treno arrivava e noi, per non farci prendere di sorpresa, cercavamo di salire il più in fretta possibile, pur conoscendo fin troppo bene la mitica ressa all'arrivo di un espresso. Il mondo, tra le altre cose, si divide in due grandi categorie: la prima formata da quelli che non trovano posto su un treno, la seconda dai pionieri della locomotiva, noi non potevamo che appartenere al primo gruppo. Dopo la perdita del guanto, che per Giuseppe era un figlio adottivo, il viaggio sembrava prospettarsi ancora peggio, con noi due seduti sui bagagli, senza un posto a sedere trovato in un qualsiasi scomparto. Così, per passare il tempo, cominciammo a parlare, tra le altre cose, di musica.- si sta parlando di Guccini? –- e sì... –- beh, Guccini lo approvo! –- vorrei vedere – disse Giuseppe rivolto a quello dei due che aveva parlato, mostrando un sorriso a mezza bocca, e continuammo così per una quindicina di minuti...Erano entrati in scena Matteo e Gabriele, due amici dell'ashish di Roma, destinazione un rave a R. Il primo a parlare era stato Matteo, pantaloni larghi sotto una ghefia bianca e grigia, capelli lunghi ondulati legati all’indietro e incisivi sporgenti, come l'alce con l'aeroplano dei cartoni animati. Gabriele era completamente diverso, ovvero grassottello, capelli rasati quasi a zero e con un bongo al seguito... Non so come nacque di preciso la discussione sui Led Zeppelin, ma posso giurare che il bongo sul quale Gabriele era seduto e le canne che vi passavate a turno nel bagno abbiano facilitato la conversazione. A quel punto decisi di farmi un giro d’ispezione con Matteo, tanto per vedere se in tutto quel trambusto ci fossero rimasti posti liberi. Quando le speranze, mie e del futuro obbiettore di coscienza, stavano per arrivare allo stremo, riuscii a trovare uno scomparto con ben quattro posti liberi, giusti giusti per il caso nostro. Quindi, con fare affaccendato e svelto puntammo in direzione degli altri due componenti, per appropriarci definitivamente dei posti, ormai a nostro nome. Devo ammettere che quando arrivammo lì in quattro, convincere i due passegeri già nello scomparto a cedere il passo fu alquanto più facile del sistemare quattro borse piene, una valigetta e un bongo sopra le nostre teste."