QuattroCaniPerStrada

Post N° 181


IL CAMPIONE ABBANDONATOSistemato a gennaio,morto ad ottobre:dieci lunghi mesi in cui Elisabetta Busso mai si è preoccupata MAI!!!! di andare a trovare il cavallo al quale dice che era tanto affezionata.Mi riesce difficile provare pietà,non per lei che non ha mai trovato il tempo di correre a fare una carezza a quel cavallo che per otto lunghi anni era stato un suo fedele compagno di avventure.Telefonare non è sufficiente:le rassicurazioni celate dietro ad un microfono non offrono nessuna garanzia e spesso non corrispondono alla verità.E’ una morte assurda e inumana quella alla quale Vanni ha dovuto arrendersi,una morte legata all’indifferenza e superficialità della sua padrona e alla scelleratezza e crudeltà di loschi individui che, celandosi dietro un dichiarato amore per gli animali, di essi invece ne fanno uso e abuso solo per averne un ritorno pubblicitario o economico.Per Vanni sono amareggiata, per la sua morte atroce è il mio dolore,per la sua incapacità di difendersi e di gridare aiuto è il mio strazio.Per chi non ha voluto aiutarlo e salvarlo è la mia rabbia !!!L'articolo...LIBERO- 17 NOVEMBRE 2006IL CAMPIONE ABBANDONATOLasciato in un allevamento senza cure il trotter Vanni Lavec muore di fame e sete Oscar Grazioli
Il grande Fabrizio avrebbe cantato: «È una storia un po' complicata, è una storia sbagliata». Più che altro quella di Vanni Lavec e di Elisabetta Busso, è una storia agghiacciante che merita di essere raccontata per esteso. Seguiteci. Elisabetta è proprietaria di un bellissimo cavallo da corsa, un trotter, acquistato all'asta di Settimo Milanese quando aveva 18 mesi. Oltre a essere protagonista sulle piazze di Milano e Torino, Vanni Lavec (questo il nome del cavallo) ha un'altra caratteristica. È un cavallo di carattere talmente buono da diventare presto un amicone dei bambini che lo vanno a trovare. Dopo otto lunghi anni di sodalizio Elisabetta, suo malgrado, è costretta a separarsi da lui. Per Vanni, che ha raggiunto i limiti di età e non può più correre, Elisabetta cerca una degna sistemazione, un posto dove possa godersi la sua strameritata pensione e dove correre libero, facendo quello che vuole, senza alcun obbligo, fino all'ultimo suo respiro. Dopo varie opzioni la proprietaria, come racconta in una sua lettera, si affida a un'associazione piemontese gestita da M.R., che avrebbe il compito di salvare cavalli a fine carriera. M.R. le dice che collaborano con la LAV in Toscana, nella persona di A.M. La nota associazione animalista locale, seleziona padroni adeguati presso cui invia ogni 40 - 50 giorni un veterinario a controllare lo stato di salute del cavallo. Se il cavallo non è tenuto come si deve, viene immediatamente ritirato. A Elisabetta pare di essere in una botte di ferro. Nel gennaio di quest'anno Vanni arriva presso l'associazione piemontese e, dopo un breve periodo, viene trasportato a Pescia, in provincia di Firenze, dove si erano trovate le persone che offrivano tutte le garanzie del caso. Elisabetta chiede continuamente informazioni a M.R. che la rassicura sulle condizioni di Vanni. «Sta benissimo». Sente al contempo anche i nuovi affittuari (la proprietaria infatti rimane Elisabetta), esattamente il 25 marzo, giorno del compleanno di Vanni e gli raccomanda la doppia razione di carote e insalata che lei era solita dargli. Anche L.N., il nuovo "padrone" di Vanni la rassicura, così come M.R.: «Tutto bene, tutto bene». Arriviamo agli inizi di settembre, quando M.R. informa Elisabetta che L.M. non può più tenere il cavallo e si deve trovare un'altra sistemazione. A questo punto Elisabetta, che ha risolto i suoi problemi, decide di riportare a casa quello che sta diventando un pacco postale. «Datemi un attimo di tempo e lo porto indietro». Pochi giorni dopo telefona a M.R., perché ha trovato una bambina ad Ivrea che desidera un cavallo da compagnia. Bene. Anzi no. Dopo dieci giorni M.R. chiama e dice che c'è "qualche problema". Il cavallo è cattivo e attacca le persone. Elisabetta è incredula, ma risponde che se lo porta a casa lo stesso. Si combina di portarlo a casa verso la metà di ottobre. Il giorno 20 squilla il telefono. È M.R., la quale comunica a Elisabetta che una colica si è portata via Vanni nella notte e che negli ultimi tempi era un po' dimagrito. Solo un mezzo quintale! Elisabetta non crede a nulla. Più fa domande più la faccenda s'ingarbuglia. Telefona alla rappresentante LAV che si dimostra molto dispiaciuta. Finalmente riesce a sapere che il cavallo è morto nell'allevamento di un noto e bravo guidatore che conosce. Lo chiama e apprende la verità. Vanni era stato portato da L.N. in un allevamento semiabbandonato vicino a Sibolla e da lì era giunto al guidatore in condizioni certificate da un veterinario. Eccole. «Le condizioni del soggetto erano spaventose oltre ogni ragione, pelle e ossa letteralmente. Roba da campo di sterminio». Il certificato di morte stilato il 19 ottobre dal veterinario è agghiacciante. Eccolo «Deceduto in seguito a mancanza di cibo, acqua e infezioni parassitarie varie non curate in alcun modo». Forse il lettore non ha un'idea di cosa voglia dire per un cavallo, che spiritosamente chiamavano la "fattrice" perché un po' grassoccio, morire senza cibo e soprattutto senz'acqua. Un'agonia indicibile, una crudeltà che non trova alcuna giustificazione, aggravata forse dalla complicità di persone che si definiscono animaliste, come dovrà accertare la magistratura, visto che Elisabetta le ha denunciate. Riposa in pace piccolo mio....... E se puoi ... perdonami ... Finisce così la lettera di Elisabetta. Lo strazio di chi lo sogna di notte, con le possenti labbra sul muro, alla ricerca di una goccia d'acqua e di una persona amica.. La storia raccontata dalla ex proprietaria del cavallo:Vi prego di leggere attentamente quanto scritto, anche se non avete molto tempo, dedicate un paio di minuti per una giusta causa. Questa è la storia di una brutta storia. Ma cominciamo dall’inizio. Mi chiamo Elisabetta Busso, ed ero la proprietaria di un bellissimo cavallo da corsa, un trotter, siamo stati insieme per otto lunghi anni, cioè da quando era stato acquistato all’aste di Settimo Milanese, all’età di 18 mesi. Era diventato un cavallo da corsa, un buon cavallo da corsa,protagonista nelle piazze di Torino e Milano, in quel periodo era stato tenuto letteralmente come un bambino, anche perché essendo così buono di carattere, non si poteva non volergli bene, era l’idolo di molti bimbi frequentati l’ambiente. Poi un giorno, purtroppo, ho dovuto per forza separarmi da lui... Non poteva più correre, aveva raggiunto il limite di età, ma siccome a lui ero molto, molto legata dovevo trovargli una degna sistemazione, un posto dove lui potesse godersi la strameritata pensione. Io non potevo tenerlo, ho fatto di tutto fino all’ultimo, per tenerlo con me, ma non ho proprio potuto…. Il problema era cosa fare, a chi darlo? Io volevo qualcuno che lo tenesse come l’avevamo tenuto noi, è soprattutto desideravo che passasse il resto della sua vita, libero di correre, di fare quello che voleva, senza più nessuno che lo obbligasse a fare questo o quello. Varie persone passate alla lente di ingrandimento, ma nessuna mi dava sicurezza, fiducia, decido così di affidare il cavallo all’Associazione Arca Di Noè, che è sita nei pressi di Susa, di proprietà di M.R. e D. B., i quali mi spiegano che il loro compito è di salvare la vita hai cavalli a fine carriera. Mi dicono che loro collaborano con la L. A .V. nella persona della presidentessa A. M., che risiede in Toscana, che praticamente cercano dei nuovi padroni per questi animali, ma che chi prende i cavalli deve firmare un contratto di adozione, dove si impegna a tenere il cavallo nel migliore dei modi, e in caso contrario la L. A.V. che manda sistematicamente ogni 40 – 50 giorni dei loro veterinari o volontari a controllare i cavalli, se li vede sofferenti, scatta la denuncia e si riprende il cavallo. Ricordate bene queste parole!! Questo dunque è quello che mi si prospettava,in ’ oltre avevo fatto un patto, che io comunque rimanevo la proprietaria,e che dovevo essere informata di qualunque cosa riguardante salute e spostamenti.Mi sembrava di essere in una botte di ferro, Vanni avrebbe vissuto la vita migliore che un cavallo potesse desiderare…Già…. Il 7 gennaio 2006 il cavallo è portato all’Arca Di Noè, dopo breve periodo,mi dicono di aver trovato un posto a Pescia, in provincia di Firenze, che lì il cavallo sarebbe stato bene, che erano persone per bene, dei veri appassionati…Ho testimoni che erano con me, che possono confermare. Il 7 febbraio parte per la Toscana. Chiedevo sistematicamente notizie alla signora M. R. ,la quale mi dava delle foto, fatte appena arrivato, e mi assicurava sempre sull’ottima condizione del cavallo. Con i nuovi affittuari mi sono sentita solo un paio di volte, appena arrivato per sapere come si trovava, e il 25 marzo giorno del suo compleanno, che io ero abituata ha festeggiare dandogli doppia razione di carote e insalata, poi poiché con L. N. , così si chiama la ”bestia” ( metto solo le iniziali perché la legge dice che c’è il diritto alla privacy, è i diritti del mio cavallo??), non avevo molto feeling, decido di mantenere i contatti solo con M. R. “Tutto bene, tutto bene !”, mi veniva sempre ripetuto. Già…..tutto bene…..! Arriviamo così all’inizio di settembre, quando ricevo una telefonata da M. R. , che mi informa che L . N. ha dei problemi e non può più tenere il cavallo. Mi chiede cosa voglio fare se riportarmelo a casa, o trovargli un’altra sistemazione lì in Toscana. “Lo riportiamo a casa” sono le mie parole,” dammi solo un po’ di tempo per trovare qualcuno che lo prenda”. È la di metà settembre quando inforno M. R. che ho trovato una sistemazione, ad Ivrea, da una bambina che desidera tanto un cavallo come compagno di giochi, mi viene risposto che vede di organizzare il viaggio. All’inizio di ottobre mi chiama, dicendomi che c’era qualche problema, che il cavallo era diventato cattivo, che attaccava le persone che era poco trattabile, “strano” gli dico “è sempre stato bravissimo, va bè non importa riportiamolo a casa e poi vediamo, al limite, se è il caso lo castriamo”, perché lui era intero.Passano i giorni e non sento più nessuno, nonostante chiamassi spesso, non rispondevano, sino al 13 ottobre quando finalmente si decidono a chiamarmi, per dirmi che il cavallo stava bene e che sarebbero dovuti andare a prenderlo dopo le aste del 15. 24 ottobre. Telefono, ma nessuno mi risponde, a quel punto mando un’email, chiedendo come stava il cavallo è quando sarebbe arrivato, visto che si era detto che sarebbe arrivato verso il 20.Il giorno dopo a metà pomeriggio squilla il telefono. Appare il numero di M. R. Rispondo trepidante convinta di sentirmi dire che il cavallo era arrivato,finalmente potevo riabbracciarlo, invece mi sento dire che nella notte, ( cioè quella del 25 ) aveva avuto una brutta colica e non c’è l’aveva fatta, ERA MORTO, e che negli ultimi tempi aveva perso qualche chilo, circa 40,pochi per un cavallo, così dice lei! Non chiedetemi perché , ma non ho creduto neanche per un secondo a quella storia, i conti non mi tornavano. Così, comincio a fare domande, e più facevo domande e più venivano fuori le bugie che mi erano state raccontate. Pensate che mi dicevano, “Sono cose che capitano, quando un cavallo è distante”, queste le parole di D. B. e M. R., di fronte alla mia disperazione, la domenica del Criterium a Vinovo. Il Lunedì mi metto in contatto la presidentessa della L.A.V., la quale molto affranta, (poverina…), mi dice che purtroppo le cose stavano come mi avevano già detto, che era molto, molto dispiaciuta, ma di risposte concrete alle mie domande non me ne dava, continuava a dirmi che una brutta colica l’aveva portato via, sino a quando riesco a farmi dire il luogo esatto dove era morto il cavallo. Mi risponde nell’allevamento di Gabriele Baldi. Finalmente una buona notizia,” Io conosco bene Gabriele, lo chiamo subito”, dico alla A. M., e attacco.Nel frattempo lei lo chiama chiedendogli di non dirmi niente. Stavo scoprendo la peggior verità che avessi mai potuto immaginare… Vanni Lavec, il mio cavallo, quello che quando portavo fuori per le sue uscite mattutine o quando correva, tutti mi prendevano in giro per quanto fosse grasso, dicevano che sembrava una fattrice, per quanto mangiava, divorava qualunque cosa fosse commestibile, era morto di ….FAME, DI SETE E’ PIENO DI VERMI! Avete letto bene, il certificato di morte stilato dal Dottor Migliorini in data 19 ottobre, come poteva quindi star bene il 13 ???, dice: DECEDUTO IN SEGUITO A MANCANZA DI CIBO, ACQUA E INFEZIONI PARASSITARIE VARIE, NON CURATE IN ALCUN MODO. Mi racconta Baldi, l’unica persona onesta in questa brutta storia, “Quando ho visto quel cavallo non ci potevo credere, come si può fare una cosa del genere ad una bestia,ridurlo così, e poi PERCHÉ!!! Già, perché? E’ quello che chiedo alla presidentessa della LAV la quale mi dice che è molto dispiaciuta, che una cosa del genere non era mai capitata . Sfido io!! Praticamente mi racconta che loro NON SAPEVANO che L.N. avesse portato Vanni in un allevamento di cavalli vicino Sibolla, di proprietà di un certo P. che avevano preso contatto con Baldi, perché lì da lui a Montecatini, partono spesso dei Van per Torino ,così si sarebbe riusciti ad organizzare meglio il viaggio per riportarmelo a casa, ma che non sapevano assolutamente nulla delle sue condizioni fisiche, che a Luglio un loro veterinario era andato ha controllarlo, e che l’aveva trovato solo un po’ nervoso, state voi senza mangiare, poi vediamo se siete tanto tranquilli, e con 40 kg in meno!400 Kg dico io !!! Il veterinario che ha visitato Vanni quando è arrivato da Baldi, ha steso un certificato, dove scrive : “Le condizioni del soggetto erano spaventose oltre ogni ragione, pelle e ossa letteralmente roba da campo di sterminio”, scusate ma preferisco non andare avanti. Conclusioni: Se avete letto con attenzione, vi dovreste ricordare che i patti erano: Che io sarei stata sempre informata su qualunque problema del cavallo, sia di salute , che di spostamento, che un loro veterinario o dei loro volontari ogni 40 –50 giorni andavano a controllare che tutto andasse bene. Allora come è possibile che sia successo tutto ciò, dov’erano loro mentre Vanni stava morendo di fame e di sete!!!!!!! e poi se non sapevano che il cavallo era nell’allevamento di P. , come hanno fatto a mandare il van per prendere il cavallo? e come può una persona spostare un cavallo non suo, il cavallo è sempre stato mio, proprio perché , pensavo ingenuamente, anzi stupidamente, di evitare così che facesse una brutta fine, in mano a persone sbagliate. Io non ho più parole, sono solo disgustata da tutti i protagonisti di questa vicenda, da come mi hanno preso in giro, da tutte le bugie che mi hanno raccontato, compresa la data della morte, dicono che non avevano il coraggio di dirmelo, COSCIENZA SPORCA!! Dicono che loro sono la Lega Anti Vivisezione, se avete il coraggio, andate a vedere la foto di com’era ridotto Vanni il giorno che è arrivato da Baldi e poi traete voi le conclusioni. Riposa in pace piccolo mio……. E se puoi ..... perdonami ...... Elisabetta..