Non mi piace parlare di argomenti
tristi,vorrei che il nostro mondo mi permettesse di raccontare storie felici ma questo non è
possibile.Tutto ciò che circonda è violenza: dalle guerre in corso in vari punti del mondo alla
violenza gratuita nelle strade delle nostre città a quella ancora più subdola perché perpetrata nei confronti
dei più deboli ed inermi.Un'altra brutta vicenda da raccontare che,ovviamente,tratta di cani.Questa volta è successo a SANSEPOLCRO (AR):
CI VOLEVANO le Fiamme Gialle - Paola
Zerboni
Ci volevano le Fiamme Gialle di
Sansepolcro, ci voleva un controllo fiscale sull’attività commerciale
dell’allevamento di segugi italiani, per liberare dalle catene gli
ottantacinque cani tenuti prigionieri, senza alcuna pietà nel recinto degli orrori.
Sono scioccate le volontarie dell’Enpa di Arezzo che ieri hanno assistito alla
proiezione del filmato con cui i militari della Guardia di Finanza hanno
illustrato i dettagli dell’«operazione-segugi», che ha portato al sequestro
dell’allevamento e alla denuncia a piede libero dei quattro soci titolari per
maltrattamento e uccisione di animali, con l’aggravante delle sevizie
continuate. «QUELL’ALLEVAMENTO era in funzione dal 1983 — commentano le
volontarie dell’associazione animalista, una delle più attive su tutta la
provincia di Arezzo — , sorgeva in un’area residenziale, vicino alle
abitazioni. Possibile che mai nessuno si sia accorto di nulla? Possibile che
nessuno, fra le autorità preposte, come il sindaco, o gli ufficiali del
servizio veterinario dell’Asl si siano mai presi la briga di controllare».
Eppure il lager era davvero sotto gli occhi di tutti. Confinava con il cortile
di un condominio ed è difficile pensare che nessuno abbia mai udito i cuccioli
uggiolare di fame, o guaire per il freddo, di notte, sotto la pioggia. Davvero
nessuno ha mai gettato lo sguardo oltre quella rete, incrociando gli occhi
dolcissimi e colmi di disperazione di quei nobili cani da caccia dal fiuto
proverbiale, nati alla corte dei Faraoni d’Egitto e importati in Italia dai
Fenici, ma ridotti pelle e ossa, legati a catena, costretti forse addirittura a
nutrirsi delle carcasse dei loro simili. «Quello che ha fatto più impressione
ai nostri operatori — commenta lo stesso comandante provinciale della Guardia
di Finanza aretina, colonnello Umberto Di Nuzzo — è proprio la crudeltà fine a
se stessa che gli allevatori avevano nei confronti di questi animali. Non si
trattava di cani utilizzati per combattimenti, non servivano per la
vivisezione. Erano cani da caccia, il prodotto su cui si basava l’attività
commerciale dell’allevamento. A rigor di logica avrebbero dovuto tenerli bene,
vaccinarli curarli, perché è disponendo di animali sani e ben tenuti che si
fanno affari, che si conquista una buona posizione sul mercato».
MA L’IMMAGINE EMBLEMATICA dell’«operazione-segugi» — così i militari delle
Fiamme Gialle hanno denominato il blitz nell’allevamento-lager della
Valtiberina, rimangono quella testa di cane mozzata, quei cuccioli che giocano
con le ossa dei loro simili, forse morti di stenti, forse barbaramente uccisi
dagli stessi allevatori. «Quando abbiamo chiesto ai responsabili le ragioni di
tanta spietata crudeltà, i motivi dell’esposizione di quei macabri feticci —
spiega ancora il colonnello Di Nuzzo — non hanno saputo darci una spiegazione.
Ma la nostra indagine non finisce qui. Arriveremo fino in fondo, capiremo che
fine hanno fatto questi cani, perché sono stati decapitati, quali altri segreti
nasconde l’allevamento degli orrori». I SEGUGI PRIGIONIERI, più le due cucciolate che verranno alla luce
proprio in questi giorni, sono ora ospiti di un altro centro della zona,
attrezzato e perfettamente in regola. Qui ne hanno disposto il trasferimento
gli uomini delle Fiamme Gialle, che hanno allertato i funzionari della Asl 8 di
Sansepolcro.
«Sono tutti animali di razza pura — confermano le volontarie dell’Enpa — e non
sarà certo difficile, per l’allevatore che li ha presi in custodia, trovar loro
un padrone. Noi, comunque, faremo la nostra parte. Cosa che evidentemente non
ha fatto chi, in Valtiberina, sapeva e ha fatto finta di non sapere, ha visto e
ha finto di non vedere».LA NAZIONE-2 FEBBRAIO 2007
RIDOTTI PELLE e ossa, legati
con la catena....-Paola Zerboni
RIDOTTI PELLE e ossa, legati con
la catena così corta da lasciar loro soltanto la possibilità di arrivare alle
ciotole piene d’acqua stagnante, le cucce esposte alle intemperie, fra topi
grossi come gatti e montagne di escrementi che nessuno provvedeva mai a pulire.
In queste condizioni vivevano 85 fra cani adulti e cuccioli di pochi mesi,
tutti purissimi esemplari di razza segugio italiano — una delle più antiche e
delle più pregiate, utilizzata per la caccia da seguito fin dall’epoca dei
Faraoni — proprietà di un allevamento scoperto e smantellato in Valtiberina
dalla Brigata di Sansepolcro e dal comando provinciale della Guardia di Finanza
di Arezzo. UN VERO E proprio lager che gli uomini delle Fiamme Gialle hanno
scoperto quasi per caso, durante un controllo fiscale di routine sull’attività
dell’allevamento, che i quattro soci titolari, tutti residenti nella zona,
gestiscono fin dai primi anni Ottanta. Dopo avere passato al setaccio i libri
contabili, i finanzieri hanno voluto anche controllare l’«oggetto»
dell’attività commerciale, ossia i cani. E quando hanno varcato la recinzione
dell’area destinata al ricovero degli animali si sono trovati davanti al
raccapricciante spettacolo. Un fetore insopportabile, sporcizia ovunque e le
povere bestiole, ridotte quasi all’immobilità dalle catene, alimentate con cibi
avariati, scarti di macellazione e forse addirittura con le carcasse di loro
simili.
PERCHÉ nell’allevamento-lager i finanzieri hanno trovato anche ossa e teste
mozzate di segugi, alcune abbandonate vicino alle ciotole, altre collocate ad
altezza d’uomo lungo la recinzione, macabri feticci posti a guardia delle porte
di quello che ha tutto l’aspetto di un «inferno per cani». Nella capanna in cui
le femmine venivano fatte partorire c’erano scatole di medicinali scaduti,
cartocci di latte avariato, pane secco. Nessuno dei cani era stato sottoposto a
regolare vaccinazione, solo ventinove avevano il tatuaggio o il microchip
dell’anagrafe canina. Eppure venivano venduti a peso d’oro — un esemplare di
buona genealogia costa dagli 800 ai 1000 euro — in tutta la provincia di Arezzo
e nella vicina Umbria. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle proseguono proprio
per verificare il giro d’affari dei quattro allevatori. Che intanto sono stati
denunciati per maltrattamento di animali e sevizie aggravate. Rischiano il
carcere da tre mesi a un anno o la multa da 3 a 15mila euro.
LA NAZIONE -2 FEBBRAIO
2007
Le sofferenze degli 85 segugi
italiani tenuti in catene...-di Paola Zerboni
LE SOFFERENZE degli 85 segugi
italiani tenuti in catene nel recinto degli orrori, situato nei dintorni di via
Montefeltro, alla periferia di Sansepolcro, sono finalmente terminate. Tutti i
cani sono ora ricoverati presso un grosso allevamento di Bologna, convenzionato
con l’Asl in cui rimarranno fin quando le indagini della magistratura aretina,
coordinate dal dottor Roberto Rossi, non saranno concluse. Al momento, quindi,
gli 85 segugi non sono adottabili. Lo saranno solo dopo il nulla osta dalla
Procura. E anche ieri il comandante della Brigata di Sansepolcro della Guardia
di Finanza, Roberto Pro, è andato con i suoi uomini fino a Bologna, per
verificarne la sistemazione. Per giovedì prossimo è fissato il check-up
veterinario su tutti cani. «Ventinove esemplari — spiega il luogotenente Pro —
non hanno né tatuaggio né microchip. E abbiamo disposto che siano fotografati
uno per uno: non è escluso che siano stati rubati o comunque abbiano una
provenienza illecita e diffonderemo le loro immagini in modo che possano essere
riconosciuti dagli eventuali proprietari».
MA INTANTO, insieme alle richieste di adozione, fioccano le dichiarazioni di
condanna nei confronti dei titolari dell’allevamento. Prima fra tutte quella
dei residenti nel quartiere sorto da qualche anno intorno all’area in cui gli
85 cani venivano tenuti in consizioni pietose. «Non è vero che non abbiamo mai
visto nulla — Graziella B. che abita proprio nella zona di via Montefeltro —,
le nostre lamentele erano all’ordine del giorno. Due anni fa, con
l’amministrazione precedente, facemmo anche intervenire i vigili. Ma ci hanno
sempre detto che era tutto in regola. D’estate dovevamo tenere le finestre
chiuse, tanto era il fetore che ci arrivava in casa. E oggi, quelle foto sul
giornale ci hanno fatto rabbrividire. Tutto in regola, eh?». Anche Sandra
Capogreco, responsabile provinciale dell’Enpa di Arezzo conferma che la sede
biturgense dell’associazione animalista aveva ripetutamente lanciato l’allarme
sull’allevamento di segugi. «Purtroppo — dice — non abbiamo potuto fare nulla.
In una proprietà privata non ci è consentito intervenire, e forse anche noi
avremmo dovuto insistere di più. È che le nostre risorse sono una goccia nel
mare dei maltrattamenti». Certo qualcosa agli orecchi delle autorità preposte
doveva essere arrivato. Ma nulla è stato fatto, fin quando una verifica fiscale
ha portato i militari delle Fiamme Gialle a scoprire gli orrori
dell’allevamento-lager. «Dobbiamo davvero ringraziare i finanzieri — prosegue
ancora Sandra Capogreco — per la sensibilità e l’acume che hanno dimostrato. Lo
fecero già lo scorso aprile, quando fermarono quel camion carico di cuccioli di
provenienza illecita».
«CHISSÀ QUANTE altre situazioni simili ci sono — conclude sconsolata la
responsabile dell’associazione — , i casi di maltrattamenti e sevizie nei
confonti dei cani sono all’ordine del giorno. Lo vediamo ogni volta che un
cucciolo o un cane adulto arriva nelle nostre strutture di accoglienza. Dietro
c’è sempre una storia di crudeltà. E chi ha il compito di controllare, deve
farlo. Simili vicende non devono più ripetersi, perché non fanno onore ad una
realtà, come quella aretina, come quella Toscana in cui i regolamenti per la
tute a dei diritti degli animali esistono e non devono rimanere lettera morta».
LA NAZIONE -3 FEBBRAIO
2007
"Chiamo per quei cani.
Vorrei adottarne uno" – Paola Zerboni
«PRONTO, chiamo per quei cani. Vorrei adottarne uno».
Telefonano da ogni angolo della Toscana, mandano mail da Arezzo, da Lucca, da
Pisa, da Firenze, da Vinci, da Pistoia, da Prato. Le foto degli 85 cani di
segugio italiano costretti in catene tra carcasse e teste mozzate di loro simili
nell’allevamento-lager scoperto e sequestrato dai militari della Finanza di
Sansepolcro, hanno toccato il cuore dei nostri lettori. C’è chi un cane lo ha
già, ma è disposto ad allargare la «famiglia», chi l’ha appena perso e vorrebbe
sostituirlo regalando una cuccia calda, coccole e affetto ad almeno uno degli
85 involontari protagonisti di questa triste storia su cui il blitz delle
Fiamme Gialle ha fortunatamente scritto
la parola “fine”
«HO LETTO oggi sulle pagine della ‘Nazione’ l’articolo sul maltrattamento dei
segugi italiani. Per me — scrive Alcide ... — è stato un colpo al cuore. Da
quando è morta mia moglie, mi dedico ai miei cani. Sono quattro, ma potrei
anche ad aggiungere una cuccia in più. prendendomi cura di una di quelle povere
bestiole, che dell’uomo hanno conosciuto solo la crudeltà».
«Ieri è morto Zorro — scrive Giovanna ... — un pastore tedesco coccolato e
viziatissimo, vissuto con noi per 12 anni. Mia figlia Sara è cresciuta con lui.
E, tra le lacrime, avevamo giurato di non prenderne più. Poi, stamani, su ‘La
Nazione’, Sara ha letto dei segugi e ha chiesto a noi genitori di informarci
per adottarne uno. Non possiamo dirle di no».
A SARA, ad Alcide e agli altri lettori dobbiamo chiedere un po’ di pazienza. I
cani dell’allevamento-lager sono sotto sequestro, ricoverati in una struttura
di Bologna. Le indagini sui quattro allevatori vanno avanti. E ci sono 29 cani
senza tatuaggio che potrebbero anche essere provento di furto. Per questo i
finanzieri li fotograferanno e chiedono a quanti abbiano subito il furto di un
esemplare di segugio italiano di segnalarlo al comando di Arezzo, al numero
0575/23618. Solo dopo le visite veterinarie e ottenuto il nulla osta dalla
Procura, i cani potranno essere adottati. Ma intanto nostri lettori hanno già
condannato i quattro allevatori. E un gruppo di animalisti fiorentini chiede
alle e autorità — Comuni, province, Regione, di aprire le porte dei canili
privati e convenzionati e degli allevamenti per disporre controlli a tappeto,
affiancati dai volontari delle varie associazioni. «Un modo per evitare i canili lager e far risparmiare
ai comuni tempo e denaro».
Qui potrete vedere il video andato in onda ieri a Studio
Aperto dal titolo
"Guardate questi cani li hanno ridotti così..."
http://www.studioaperto.mediaset.it/inostriservizi.shtml