No alcol se party

Alcol e morte


Ecco ragazzi una lettera che fa diventare fredda un'estate così calda...IL GAZZETTINO Belluno 18 MARZO 07Suicidi, la riflessione di uno studente  «Noi ragazzi trattati con troppa freddezza Toglieteci un bar ma lasciateci parlare»  di Samuele * Il drammatico, recente suicidio di un giovane, l'ultimo di una serie che in questa provincia sembra davvero troppo lunga, ha innescato una profonda riflessione nell'opinione pubblica, anche attraverso il Gazzettino, sulla condizione giovanile e sulla società. Il tema di uno studente ripropone i temi del disagio.Questo sarà un tema d'attualità, un'attualità amara, spaventosa e triste. Prima di cominciare vorrei esporre una delle tante emozioni che hanno offuscato la mente degli amici più stretti di Teo: la rabbia. Rabbia rivolta ai "capi" della città, ai politici interni, a chi fa economia, a chi si preoccupa di arte e cultura e a chi parla di disagio giovanile in maniera fredda ed estranea, senza preoccuparsi di cosa vogliono i giovani e senza preoccuparsi di aiutarli nei loro problemi nella società.Parlano di disagio giovanile riguardo droga, alcol, suicidio. E' facile parlare, discutere, aprire conferenze e dibattiti quando in quindici minuti si può trovare con facilità una busta di eroina, quando non basterebbero tre ore per fare il giro di ogni bar di questa città, si chiedono perché aumenta l'alcolismo tra i giovani piuttosto che l'interesse all'arte, e alla cultura è forse perché c'è un teatro e un numero spropositato di bar.Teo era stufo dell'ipocrisia nei piani alti della società, era stufo di doversi limitare a suonare con me in una cantina. Noi volevamo poesia, arte, musica, spettacoli, volevamo spazi aperti alle nostre voci, per esporre problemi e per esporre i veri disagi.Sono passate ormai più di due settimane da quanto Teo mi disse: «Ci vediamo domani», ha lasciato troppe cose in sospeso: dovevamo organizzare un nostro piccolo concerto, dovevamo scrivere canzoni, dovevamo mettere in musica Prevert e molte altre cose.Io non lo so cosa ha spinto Teo a fare ciò che ha fatto. Scuola, famiglia, società sono tutti ambienti quotidiani che non accettava, ambienti di vita di ogni giovane, ambienti con i loro difetti e pregi con i quali bisogna imparare a convivere, senza voler strafare, ma neanche deprimendosi. Bisogna andare avanti, insieme, capire che non si è mai soli e che se vuoi dire qualcosa, sei libero di urlarlo. Teo aveva una chitarra, un trombone, un'armonica, e una voglia invidiabile di vivere.Chi può sapere cosa passa per la mente di un suicida? Io li considero persone che in quei momenti di disperazione sono annebbiate dall'egocentrismo ed egoismo senza contare eventuali droghe che aggravano tutto.Se bisogna incolpare qualcuno, bisogna incolpare l'intera società e l'intero sistema, senza sottovalutare la voce che chiede perché, anche se esce da un ragazzino, perché proprio quel ragazzino potrebbe avere la genialità, l'altruismo, il pensiero rivoluzionario (inteso come radicale cambiamento) molto più forti di qualunque altra persona che nella maggior parte dei casi è sempre un gradino sopra di noi e gioca fare il capo.Non c'è più religione, non si parla più. Ora c'è solo l'apparire, manca l'essenzialità interiore (parola di Teo). Dateci un teatro che sia aperto a noi, dateci la possibilità di aprire la nostra mente. Non vogliamo essere sovraccaricati da qualunque cosa che ci freni. Togliete un bar e lasciateci parlare. Ho visto gli occhi di sua sorella, ho visto gli occhi di chi lo ha messo al mondo, di chi l'ha cresciuto e non voglio vedere altri occhi così. Leopardi diceva che il suicidio è un atto di egoismo che comporta una sofferenza troppo grande per chi rimane. Io sono ancora qui e ho visto, e continuo a vedere, sentire, troppo dolore, mio, degli amici, dei genitori, della sorella e non lo posso accettare. Ed è per questo che scelgo la vita.*studente dell'Istituto Catullo     Tolovethelife