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MAI VOLATO UN AQUILONE?


Vieni con me.. ti passo a prendere. Presto! quando ancora l'aria è umida e fredda.Senti il clacson della topomobile e scendi.. spicciati che sono in doppia fila. Qui da te è un casino anche respirare, figurarsi parcheggiare. Non se ne parla!Hai portato almeno una maglia? La gente che abita nei condomini non si ricorda cos'è il vento.Per te, salire è schiacciare il bottone dell'ascensore.Ma voglio farti vedere cos'è per me salire..La superstrada, poi una mezz'ora di curve. Che palle. Vabbé.. metti un cd.Terza rotonda a destra, sempre verso nord. La topomobile sbuffa sulle curve strette, i cipressi sono sottili dita nere alzate, il ciglio del burrone è gonfio di foglie cadute. Ogni tanto un rivolo d' acqua attraversa la strada, verso nord.Arrivati. Questo posto si chiama "Pratone". Non conosco altri nomi, ammesso che esistano nessuno li usa. Qui ci vengono d'estate quelli del parapendio, e col freddo nemmeno loro.Una gobba sgonfia di prato, pochi alberi sguarniti dove inizia la montagna, e dall'altro lato solo il vento.Dall'altro lato, pochi passi scoscesi e poi brusco il salto giù nella valle affogata di nebbia. Il lago non si vede oggi.Affacciati. Il vento ti sbatte in faccia arrogante, umido. Non troppo freddo, siamo solo in ottobre, ma per niente amichevole.Apro il portellone dell'auto, ecco scarpe comode (pensavi che si potesse fare con i tacchi?), guanti speciali, caffé (un po' per perfezionismo, un po' per non sentirti lamentare).E due borse lunghe e scure: i miei aquiloni. Avvolti con le ali strette, privi delle code che si trasportano in una borsa a parte, sembrano stracci e giocattoli rotti. Dammi pochi minuti, il tempo di agganciare le stecche.L'ala si apre, fruscia tesa sull'osso di carbonio, la coda crepita fuori come un serpente. Fai attenzione alle briglie.Ci sei? ora voliamo.