New Deal

Post N° 74


Buongiorno!Un saluto a LiberadiVolaredgl – Uthena83 - anastasia73f - NeverInMyName – wilecoyote77 – Donna_io !!! Grazie per essere passati da queste parti e aver lasciato un saluto!!!!Oggi è il 13 novembre e questo significa che dall'inizio della dieta (11 settembre) sono passati due mesi. In maniera enfatica, ho voluto dare il nome di “New Deal” a questo mio bisogno e desiderio di cambiamento. Alla ricerca della serenità perduta.Ho voluto definire New Deal questo mio desiderio di cambiamento ispirandomi al Presidente degli Stati Uniti d'America Franklin Delano Roosevelt che in questo modo battezzò il “nuovo contratto” (il New Deal appunto) che esso volle stipulare con il popolo americano "Impegno voi, impegno me stesso, per un nuovo contratto per il popolo americano". Gli States dovevano risollevarsi dalla grande depressione seguita al crollo di Wall Street del '29; Roosevelt decise di farlo promuovendo un programma politico detto delle tre R: “relief,
recovery and reform” - cura, risollevamento e riforma. Allora nacque l'idea di impegnarsi per apportare significativi e tangibili cambiamenti e miglioramenti nei primi 100 giorni di governo. (L'innovativa idea di Berlusconi era, in realtà, vecchia di sessantanove anni...).Anche il mio piccolo New Deal affonda le sue radici in una piccola grande depressione, più precisamente le affonda in un crollo improvviso delle mie sicurezze e delle mie prospettive. Mi piace l'idea delle tre R: “Relief, Recovery and Reform” - cura, risollevamento e riforma, leggasi: Cura: Dieta e cura di me stessi, Risollevamento: riconquista della mia autostima, dei miei sogni e dei miei obiettivi, Riforma: Aprirsi nuove vie, crearsi nuove prospettive.Oggi sto vivendo il 64° giorno del mio New Deal e, nonostante i primi risultati arrivati per quanto concerne la prima R (Relief), per il resto non ho avuto molti successi... Tutto il resto, eccezion fatta per i chili persi, non ha preso il volo. Persiste l'immobilità delle cose. La loro statuaria imperturbabilità, impenetrabilità, immutabilità. Ammetto di vivere giorni che potrei definire di “stanca”, lo sprint e l'entusiasmo iniziale sono venuti un pochino meno e quindi restare fedeli alla linea risulta più faticoso. Il 19 dicembre i primi 100 giorni del New Deal saranno terminati, me ne restano 36 per seminare ciò che nell'immediato futuro voglio raccogliere.La difficoltà maggiore che avverto è il cercare di cambiare pur vivendo in un ambiente che mi schiaccia, mi opprime moralmente. Venire in ufficio e vedere intorno a me i soliti grugni da funerale è del grigiore della nebbia, l'udire un'ode continua alla volgarità che viene gaiamente
espressa con rutti e scoregge, l'assistere (e a volte subire) una continua e malsana propensione alla maleducazione e all'insensibilità, il vedere palesate quotidianamente l'assurdità e la mancanza totale del benché minimo principio di meritocrazia, ordine, serietà, professionalità. Tutto sembra diventar fine a se stesso. Parlando con chi è cresciuto nei paesi comunisti si sente dire che la mancanza di stimoli, l'impossibilità di disegnare il proprio futuro tramite l'impegno e le capacità, comportava un mediocre e continuo discendere verso il lassismo dell'intera popolazione lavorante. La mia è un'azienda che applica un modello di socialismo reale sovietico. Fortunatamente, per ora, non vi è un controllo di una sorta di KGB interno, non si viene mandati nei gulag in Siberia ma la sensazione di impotenza che si ha di fronte a un futuro (e un presente) incondizionabile dalle tue azioni è demotivante, avvilente, imbruttisce.Infondo, devo ammettere, che il nodo che ho da sciogliere è quello lavorativo. In qualche maniera devo trovar il modo di scappare! Una fuga fisica e definitiva sarebbe certo l'ideale, in alternativa, quelle che dovrò creare e trovare dovranno essere delle valvole di sfogo, dei rigeneratori. Continua...