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Post N° 113


BESTIA DA SOMAFischiettando me ne andavo, scrutando via lontanotra gli alberi in silenzio, la luce del mattinoUn poco mi crucciavo e un poco mi chiedevose sulla via percorsa una fata avrei incontratoLa mia unica compagna di quegli ultimi passiuna pigna un poco secca che spingevo col piede innanziSimpatica è la pigna, piacevole l'odoreè divertente il gioco, ma dista assai l'ardoreQuand'ecco che d'improvviso, tra i rami all'imbrunirecompare finalmente un'anima d'abbracciareMi sembra cosa buona, infondo lo chiedevo di aver non una pigna ma invece una compagnaChe gaie quelle risa, così come ogni minutovenusto era ora, la sera acceder fuocoIdea che da sola, aveva preso lampo di continuare insieme a camminare accantoIl passo mio era lesto e lei restava indietrocosì decise allora, di alleggerirsi un pocoSi disse “caro mio, ho troppo peso addossosu prendine un pochino così tengo il passo”Ma di aiuto non ne chiese, non disse una parolase non l'algida mente, rubandole i sorrisiLasciò tra le mie braccia, un grosso masso rossocol quale io adesso, dovevo camminarePiù lesto era il suo passo o più lento era il mioma da quel momento, avanzavamo pariè vero in assoluto e da subito fu chiaroche seppur andando al passo avevamo rallentatoIl masso che pesava e il peso del suo pesorendevano ogni passo un piccolo soffrireIl masso che portavo non era infondo mioe trascinarlo innanzi sembrava non esser giustoAdesso lei correva, saltava liberatadiceva “andiamo dai, che ho voglia di far presto”Ma correre portandosi un grosso masso appressoprevede che la meta sia meta il paradisoLa fronte che grondava e l'insensibile allegriarendevano la fatica insopportabile compagniaIl mio passo era lento e fu facile allorache due o tre passanti mi caricassero ancoraE lei che leggera, mi carezza il voltoscocciata dal passo lento ma entusiasta del trasportomi faceva dire “dai su un altro sforzo!La soma è soma e non la serberò ancora molto”Io bestia da soma, col carico pesanteTiiiiiiiiira! Tiiiiiiiiira! Che il futuro sarà clementee leeeeeeeeento... leeeeeeeeento... iniziai a camminareil masso, il peso, i passi, i dubbi, il buio. La salita.Ma quanto infastidisce se si vuol scorrazzaredover tenersi buoni perché la soma è soma“Ma il masso e tutto il resto... sarà mica una scusa?adesso che ben lo guardo lui sembra zoppicare...”Se zoppica è sicuro, o una spina o una zampa guastaun attimo di dubbio... “ma che bisogna fare?...ho sentito dire, in più di un'occasionequesto povere bestie, non bisogna farle soffrire”“Se lento da parecchio, continua a camminarenon è certo dalla soma, che lo debbo alleggerireche il lento camminare, sia per spina o zampa guastaio per non sbagliare non lo faccio più patire”E' cosi che d'improvviso mi ritrovai steso a terrauna lama ben piantata mi ha fatto stramazzareMi guardo a destra e manca e con mio gran stupore Non trovo lei accanto a donarmi comprensioneIn un lampo fugge lei che mai più avrei rivistoIn un lampo la mia soma già più m'appartieneResta la salita da dover affrontareuna profonda ferita da dover guarireLa ferita è assai profonda e la salita durama quando la vista non s'annebbia, rivedo già i colorinon più i colori smorti e tristi che ha il fango a terrache la bestia da soma fissa, arrancando sulle salite