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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 19 Giugno 2006 da melvana

DALLA CULLA ALLA TOMBA – IL TOUR DI IN UTERO E I GIORNI FINALI

 

In Utero fu pubblicato il 21 settembre, 1993, quasi esattamente due anni dopo Nevermind. I Nirvana avevano solo qualche show live durante 1993, ma in ottobre di quell’anno la band si preparò per il suo più grande tour. Ora i Nirvana erano l’attrazione dei concerti delle arene e suonavano per un pubblico più ampio. Comunque, l’equipaggiamento del palco di Cobain rimase per lo più lo stesso di prima, probabilmente perché era così tormentosamente alto. Gli unici cambiamenti erano l’aggiunta di un Electro-Harmonix Echo Flanger (che alternava con il Poly Chorus di Bailey) e un Tech 21 Sans Amp. (Un bella foto live mostra tutti i pedali di Kurt c’è sulla copertina di From the Muddy Banks of the Wishkah). “La sua notevole catena era la seguente: chitarra-Boss DS-2-SansAmp-Poly Chorus o Echo Flanger (quello che funzionava quel giorno)-Small Clone-amplificatore,” dice Bailey.

 

Secondo Vincent, il Sans Amp era la maggiore fonte del suono distorto di Cobain. “Usava anche la DS-2, ma era soprattutto usata sulla chitarra acustica di “The Man Who Sold the World,’ “ dice Vincent. “Delle volte, li usava entrambi contemporaneamente. Il settaggio di Kurt sugli switch DIP del Sans Amp erano, fa sinistra a destra, tre sopra, tre sotto, due sopra, e tutte le manopole erano girate al massimo, eccetto per il controllo degli alti, che era circa alle 12.” Vincent non ricorda dove erano settati le tre posizioni dello switch del Sans Amp, ma pensa che era nel normale settaggio (centrale).

Vincent dice che Cobain era attento al settaggio su tutti i suoi pedali, qualche volta cambiandoli tra le canzoni. “Sapeva tutti i punti pratici molto bene,” dice Vincent. Per aiutarlo ad avere il suono che voleva più velocemente, Cobain marcò i differenti settaggi sui pedali Echo Flanger e il Poly Chorus con l’unghia.

Prima che la band andasse in tour, la Fender mandò a Cobain una Fiesta Red e tre Mustang Sonic Blue e una varietà di Stratocaster Mexican adattate con le leve. Bailey installò un ponte Gotoh Tune-O-Matic e una leva (humbucker) Seymour Duncan JB sulle Mustang, taglio le teste per corde più dure, inserì dei spessori nei colli, girò le cordiere così le corde potevano essere inserite senza andare sotto la cordiera e bloccò le cordiere così la barra del tremolo non avrebbe funzionato.

“Una delle Mustang blue non uscì mai dalla scatola e rimase immodificata perché aspettavamo prima che si rompessero le altre,” dice Vincent. “La Mustang Competition blue da Nevermind era in magazzino perché a Kurt piaceva veramente quella chitarra.” Comunque Cobain aveva rispolverato qualcuna delle sue Univox Hi-Flyer, e le mostrava sul palco occasionalmente.

Le Strato messicane erano principalmente lì per sacrificarle al dio della distruzione alla fine del concerto. “Avevamo delle pronte Strato messicane nere che davamo a Kurt per distruggerle,” dice Vincent. “Qualche volta voleva una delle Mustang, ma noi non gliela davamo. Poi tornava, ‘Si, tutto bene. Non voglio rompere quella chitarra perché va molto bene.’ “

Foto fatte in vari show danno l’impressione che Cobain avesse una provvista senza fine di Mustang e Stratocaster, ma Vincent dice che è un errore. I tecnici di Kurt riciclavano costantemente parti dalle chitarre che distruggeva, e spesso mettevano insieme i pezzi. “Alcuni di questi siti sugli strumenti dei Nirvana elencano milioni di chitarre,” dice Vincent. “Secondo Earnie, molte di quelle chitarre sono la stessa, porta pickup, i pickup o il collo potevano essere cambiati.”

Dopo aver completato In Utero, Cobain divenne più interessato nella strumentazione acustica, e cercò un sostituto per la sua Stella. Prima del tour, Cobain comprò una Epiphone Texan da destri primi anni sessanta, e Bailey sostituì il ponte regolabile della chitarra con un ponte per mancini e una sella normale. Nella primavera del ’93, comprò una Martin D-18E elettro-acustica da Voltage Guitar di Los Angeles. Un modello estremamente raro di fine anni cinquanta (solo 302 ne furono prodotte), la D-18E è essenzialmente una D-18 con due pickup DeArmond installati alla fabbrica Martin. “Sfortunatamente, i pickup degli strumenti erano disegnati con corde di nickel in mezzo, perciò sentirle con corde di bronzo era abbastanza fastidioso,” disse Bailey nel marzo ’95 a GW. “La nostra soluzione fu di attaccare un altro pickup – un modelli Bartolini 3AV – in alto.” Questa chitarra divenne la sua maggiore chitarra acustica per il tour di In Utero e per l’apparizione dei Nirvana all’Unplugged di MTV.

Registrato il 18 novembre, 1993, e mandato in onda circa un mese dopo, la performance Unplugged dei Nirvana provò essere la coda della carriera musicale di Cobain. Cobain insistette nel portare la Martin alla registrazione, anche se Bailey pensava che la Epiphone suonasse molto meglio. La D-18-E era attaccata allo Small Clone e al DS-2 (in una fot nell’inserto del CD, il DS-2 può essere visto affianco al logo DGC) e girava in un Twin Reverb, che fu usato solo come controllo. L’Echo Flanger e il Poly Chorus furono anche portate alle prove, ma non furono usate nella registrazione perché creavano un ronzio ciclico.

A inizio ’94, la Fender mandò a Cobain una nuova Telecaster Custom. Bailey installò nella posizione del ponte un Duncan JB e nella posizione del collo un Gibson PAF. Secondo Bailey, questa era la nuova chitarra favorita di Cobain. Usò la chitarra nel marzo ’94, la sessione di registrazione nel seminterrato con Pat Smear ed Eric Erlandson degli Hole. Questo può

STAGIONE FINALE

 

UNO SGUARDO OLTRE LA SCENA DELLA BRILLANTE PERFORMANCE DEI NIRVANA ALL’UNPLUGGED DI MTV. [8]

 

LE IMMAGINI SONO GIA’ STATE IMPRESSE NELLA PARTE PROFONDA, sensibile della coscienza collettiva del rock: Kurt Cobain, accasciato sulla sua Martin acustica, la sua maglia da bibliotecario ridotta a brandelli e le scarpe da basket, i mazzi di gigli, la luce blue subacquea…

Chi può dire perché MTV scelse di mandare in onda la performance dei Nirvana nel programma Unplugged della rete più e più volte, come un cassetta ciclica, nelle ore e i giorni successivi la scoperta del corpo senza vita di Cobain l’8 aprile 1994? Molti fan avrebbero preferito qualche immagine che faceva forza dei Nirvana tutti elettrici e provocativamente dal vivo prima che una fossa facesse agitare. Invece, c’era l’Unplugged dei Nirvana, registrato solo cinque mesi prima della morte di Cobain, e mostrato come una veglia che, sebbene le sue ripetute visioni servirono a diffondere il dolore lo shock della comunità rock. La seguente pubblicazione dell’MTV Unplugged in New York dei Nirvana, la versione CD del concerto televisivo, fu una triste esperienza di déjà vu per molti. Divenne impossibile ascoltare questa musica al di fuori del contesto della terribile fine di Cobain.

Vista, di continuo, nelle ore seguenti la morte dell’artista, il malinconico concerto di MTV ebbe stranamente un effetto calmante. Può aver aiutato qualche ascoltatore trovare un calmo, quieto modo di consegnarsi alla violente fuoriuscita di Cobain. Ma l’effetto fu anche abbastanza sinistro. Era come se il ragazzo stesse cantando al suo stesso funerale. O cantando da un tranquillo, mondo blue oltre noi stessi.

Una strana coincidenza? Probabilmente. Ma delle sei cover che Cobain ha scelto di cantare quella sera, cinque menzionavano la morte in un qualche modo. E i gigli, le candele e i pesanti tendaggi che adornavano il palco dell’Unplugged quella notte furono scelte da Cobain. Infatti, quando il produttore dell’Unplugged Alex Coletti mostrò al leader dei Nirvana una descrizione preliminare per il palco, Kurt chiese più fiori, più candele.

“Intendi come ad un funerale?” chiese Coletti.

“Si,” rispose Cobain.

“Non voglio leggerci troppe cose in questo,” dice Coletti in retrospettiva, “ma quel ricordo mi ha spaventato qualche mese dopo.”

A parte dalle sfumature morbide reali o immaginarie dello show, per Cobain, l’opportunità di fare l’Unplugged di MTV può aver significato la conferma del suo arrivo come un importante compositore rock. “Mi imbarazzo a dirlo, ma mi è piaciuto essere riconosciuto più come compositore,” Cobain disse al magazine Details nel novembre del ’93. “Non do attenzione ai sondaggi o alle classifiche, ma ogni tanto le sfoglio e vedo, tipo, Eddie Vedder nominato come compositore numero uno in un giornale, e io non sono nemmeno elencato.”

Iniziato con il suo debutto televisivo nel gennaio 1990, l’Unplugged di MTV è stato sempre un posto di compositori. Lo show dava la possibilità ai musicisti di staccare gli alti decibel e i prezzi delle grandi produzioni e lasciare che le loro composizioni rimanessero nella loro melodia e integrità letterale. Nel 1993, i Nirvana avevano cominciato a lavorare su dei pezzi acustici nei loro concerti live, “solo per abbassare le cose,” disse il bassista dei Nirvana Chris Novoselic a MTV News. “Ma la gente ancora riusciva a dimenarsi e tirava scarpe e cadeva a testa in giù sopra la barriera e si rompevano la testa.”

L’Unplugged diede ai Nirvana la possibilità di testare il loro carattere acustico sotto migliori condizioni. “Fui sorpreso ma ammirato quando dissero di sì a fare il concerto,” dice Coletti. Coletti aveva lavorato con i Nirvana già una volta. Il 10 gennaio, 1992, quando i Nirvana erano a New York City per fare il Saturday Night Live, aveva filmato il set live con la band. “Vari clip sono stati mandati in onda su MTV,” nota Coletti, “ma mai l’intero video.”

La registrazione del gennaio ’92 fu una sessione improvvisata, messa insieme alla meglio all’ultimo minuto, ma diede a Coletti degli utili elementi nella band. “Quella esperienza di lavorare con Kurt mi mostrò quanto sensibile egli fosse come persona. Alcune band entrano e è tipo, ‘OK. Puntare e sparare. Facciamolo e andiamocene.’ Ma Kurt sembrava piacergli prendere le cose e internalizzarle. Ho sentito che era tipo un artista visivo. Perciò, oltre che essere sicuro di essere contento del palco, poiché sembrò mostrare interesse in esso, pensai che sarebbe stato buono se desse dell’input creativo in esso.”

All’inizio nella pianificazione del palco della loro apparizione Unplugged, i tour manager dei Nirvana Alex MacLeod e Jeff Mason agirono come intermediari tra Cobain e Coletti, passando le idee e i desideri del chitarrista al produttore. “Kurt voleva qualcosa che doveva allontanarsi dal tipico, lento set televisivo,” dice MacLeod. “Non voleva che sembrasse solo un semplice concerto. Aveva visto molti concerti Unplugged prima, e sentiva che non erano veramente unplugged. La sua sensazione era che molte band usavano strumenti semi-acustici e suonavano le loro canzoni esattamente nello stesso modo che avrebbero fatto se stessero facendo un concerto completo. Voleva rendere l’apparizione Unplugged dei Nirvana un po’ differente, una sorta di set in prima battuta. Molto calmo. Solo andare e suonare un po’ di canzoni e fare cambiamenti agli arrangiamenti di un certa dimensione. Cercarono di attenersi agli strumenti acustici per quanto più possibile. Kurt voleva fare qualcosa che avrebbe mostrato un lato molto diverso della band.”

Dopo lo scambio di queste idee preliminari con MacLeod e Mason, Coletti sentiva che i tempi erano maturi per un incontro faccia a faccia con Cobain. Nel novembre del ’93, qualche settimana prima della registrazione, Coletti volò ad un concerto in una remota parte del New England, a nord di Boston. Aveva con sé delle bozze del palco che raffiguravano le idee di Cobain, e con il suo semi-acustico basso Ovation. Quest’ultimo doveva essere dato in prestito a Chris Novoselic nel caso che il bassista dei Nirvana non avesse un “basso unplugged” suo.

“Non era un backstage attraente in ogni significato,” ricorda Coletti. “Il concerto era in un palazzo del ghiaccio di un liceo. Dopo lo show, la band tornò in questa stanza e mangiò qualcosa. Non c’era nessun capriccio, solo wurstel e fagioli e una bottiglia di vino. C’erano una dozzina di persone nella stanza: la band e qualche amico. Perciò entrai in questa stanza e mi sedetti di fianco a Kurt. Nessuno si preoccupò neanche di presentarci o altro; era una situazione imbarazzante. Perciò dissi,’E’ un momento brutto? Vuoi fare questo ora o cosa? Ma immediatamente diventò molto amichevole, tipo, ‘Oh, oh, la cosa di MTV. No, facciamolo ora.’ Ero preparato per fargli tutto il discorso di convinzione dell’Unplugged, c’è da parlare della set list, del suono degli strumenti e altre cose. Ma sembrò che non era il momento adatto. Così dissi semplicemente, ‘Hey, guarda, ho i disegni del set.’ “

Come molte persone che hanno lavorato con Cobain in maniera professionale, Coletti descrive il compianto chitarrista come un collaboratore cortese, rispettoso dell’abilità delle altre persone e abbastanza speranzoso di essere rispettato. “Ci ha dato flessibilità. Fu abbastanza cooperativo,” dice Coletti. “Specificò che voleva i gigli a forma di stelle, che sono questi grandi, fiori bianchi.”

Fu in questo incontro che avvenne l’osservazione del sinistro “funerale”. Ma prima che chiunque potesse soffermarsi su questo, Chris Novoselic irruppe nella stanza con il basso Ovation che Coletti gli aveva lasciato. “Era come, ‘Guarda cosa ho!’ Come un grande bambino,” racconta Coletti. “Kurt guarda e dice, ‘E’ la cosa più fottutamente brutta che abbia mai visto in vita mia.’ Chris è tipo, ‘Oh, dai, la voglio usare nel concerto.’ Kurt disse, ‘Bé, se la sgangheriamo e la danneggiamo e ci mettiamo qualche adesivo sopra…’ E io feci, ‘Umm, non puoi farlo, Kurt. E’ la mia!’ Si scusò molto, tipo, ‘Mi dispiace. Non intendevo veramente la brutta battuta.’ “

La set list fu un altro punto di discussione, se non di contesa, tra i Nirvana ed MTV. C’erano due punti potenzialmente dolenti tra le parti. Il primo, la band voleva completare metà del loro set con cover sconosciute. “Immediatamente,” ricorda Alex MacLeod, “cominciammo a chiarire per quante cover ci sarebbe stato spazio, quante canzoni MTV voleva che facessero in totale. Solo cose generali come queste.”

Un’altra cosa irritante per MTV era il fatto che – con l’eccezione di “Come As You Are” – la band non aveva in mente di suonare nessuna grande, immediatamente riconoscibile hit dei Nirvana. “Sapevamo che non volevamo fare una versione acustica di “Teen Spirit,’ ” commentò dopo il batterista Dave Grohl. “Sarebbe stato orrendamente stupido. Pensavamo che sarebbe stato meglio se avessimo trovato altre canzoni.”

Secondo MacLeod, c’era anche un lato pratico nella decisione della band di non suonare nessuna hit: “Erano tipo, ‘Amiamo farlo, ma molte di queste canzoni sarebbero spuntate se le suonassimo in quella maniera. Non funzionerebbero acustiche.’ La band pensava solo che c’erano altre canzoni che erano più adatte al formato acustico.”

La decisione di fare così tante cover riflette l’altruistico desiderio (forse insicuro) da parte di Cobain di condividere la ribalta con altri compositori. Era un instancabile proselitizzatore per band che amava, come i Vaselines, i capi supremi del buzz-pop scozzese capitanati da Eugene Kelly, che ora guida la band Eugenius. I Nirvana avevano suonato le canzoni dei Vaselines in passato, incluse “Molly’s Lips” e “Son of a Gun.” (Le prime registrazioni furono dopo riunite sul CD Incesticide).

I Meat Puppets erano un’altra delle ossessioni di Kurt. “Mi disse che il secondo album dei Meat Puppets era grande,” la vedova di Cobain, Courtney Love, ricordava in un’intervista del dicembre ’94 con Rolling Stone. “Non sopportavo [l’album]. Poi mi suonava [quelle canzoni] – la sua voce, la sua cadenza e la sua coordinazione. E realizzai che era bravo. Mi sono seduta ed ho ascoltato quest’uomo.”

Grazie all’Unplugged, i fan di Cobain ebbero la possibilità di replicare l’esperienza di Courtney. La performance di Kurt di “Plateau,” “Oh Me” e “Lake of Fire” dei Puppets hanno una imperfetta vulnerabilità che è molto più personale e affettiva che qualunque altra prova calcolata di “Teen Spirit” avrebbe potuto avere. Col senno di poi, c’era un solido buon senso nella decisione di Coletti di resistere alla pressione dei suoi superiori di MTV di vedere i Nirvana suonare i propri successi e invece rispettare le intenzioni di Cobain.

“Kurt disse che gli sono veramente piaciute queste canzoni dei Meat Puppets perché doveva spingere con la sua voce,” osserva Coletti. “Pensava di non riuscire a cantarle bene. Le ha scelte apposta perché era una prova vocale per lui.”

Molte delle decisioni riguardo alle canzoni e gli arrangiamenti furono annotati in due, lungi giorni di prove tenutisi prima del giorno della registrazione. “Erano allo spazio prove della SST in New Jersey,” ricorda Alex MacLeod. “Portammo il nostro sistema di monitoraggio. Inoltre, poiché eravamo in tour in quel momento, lavoravamo sulle cose durante il soundcheck. Kurt lavorò anche di proprio conto.”

Poiché i Meat Puppets erano in tour con i Nirvana in quel momento, e Cobain aveva in mente di cantare tre delle loro canzoni, sembrò naturale invitare i due principali Meat Puppets, i fratelli Curt e Cris Kirkwood, di venire a dare una mano sulle chitarre acustiche. “Perché no?” scherzò dopo Novoselic. “non avremmo imparato le loro canzoni bene in ogni modo.”

Tornando a MTV, la decisione di includere i Meat Puppets nella messa in onda fu difficilmente accettata con felicità. Alex Coletti ricorda: “Dissi a MTV, ‘Porteranno degli ospiti.’ E all’inizio gli occhi di tutti si illuminarono, tipo, ‘Chi mai sarà?’ Volevano sentire i nomi ‘giusti’ – Eddie Vedder o Tori Amos o Dio chi sa chi. Ma quando dissi, ‘i Meat Puppets,’ fu tipo, ‘Oh grande. Non faranno nessun successo, e inviteranno ospiti che non hanno nessun successo da presentare. Perfetto.’ “

I Nirvana sembravano intenzionati a fare una variazione acustica per il loro concerto. Insieme ai fratelli Kirkwood, inclusero la violoncellista Lori Goldston e il fondatore dei Germs il chitarrista Pat Smear, entrambi stavano suonando con i Nirvana nel loro tour. La cover di “Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam” dei Vaselines diede a Chris Novoselic la possibilità di posare il suo basso imbracciare la fisarmonica. La fisarmonica, disse a MTV News, “è stato il primo strumento che ho imparato quando ero ragazzo. E Kurt ne comprò una, questa graziosa rossa. E io faccio, ‘Hey, provala.’ E io l’attaccai e cominciai a suonare. E poi cominciammo a abbozzare le prove per l’Unplugged e facemmo ‘Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam.’ C’è il violino e l’organo [sulla versione originale] e io faccio, ‘Lo so. Suonerà la fisarmonica su questa canzone!’ La presi e cominciai a suonare, e suonava veramente bene.”

Malgrado le preparazioni della band, Alex MacLeod descrive il loro umore complessivo come “nervoso” quando il giorno dello show si avvicinava: “Fu la prima volta in molto tempo che li vedevo così nervosi sul fare qualcosa. Le cose erano giunte al punto che andavano a suonare di fronte a 7,500 o 10,000 persone ed era tipo [molto tranquillamente], ‘Okay, dai, facciamolo.’ Ma erano veramente nervosi sul fare l’Unplugged. Perché si lasciavano in modo aperto.”

Come lo ricorda Alex Coletti, Dave Grohl e Chris Novoselic furono i primi ad arrivare ai Sony Music Studios, tra la 54° strada e la 10° Avenue a Manhattan, il 18 novembre, 1993. Erano circa le 3:00 del pomeriggio, il momento deciso per le prove delle telecamere/soundcheck dell’Unplugged. Preoccupato per l’inclinazione di Grohl a colpire la batteria molto forte, Coletti gli diede delle spazzole e dei bastoncini, un tipo di bacchette usate nella percussione classica, che consistono in molte sottili spine molli avvolte e provocano un impatto più leggero di una bacchetta dura. Poiché si era in clima di vacanza, Coletti aveva i bastoncini avvolti in carta natalizia. “Pensavo che sarei stato ricordato per sempre come il produttore pirla di MTV,” ride Coletti. “Avevo paura che Dave girasse gli occhi, come, ‘Oh grande, la testa di cazzo di MTV sta cercando di farsi amico.’ Ma invece aprì il pacchetto e disse, ‘Bello, non ho mai avuto le spazzole prima. Non le ho nemmeno mai cercate di usare.’ Alla fine successe che, usò sia le bacchette che le spazzole. E’ bello che la band era così disponibile a provare cose nuove.”

Alla fine, Novoselic non usò il basso Ovation di Coletti ma invece un basso chitarra semi-acustico Guild affittato da S.I.R. a New York – uno strumento che è stato usato in un’altra puntata dell’Unplugged. Pat Smear suonò un’economica, rossa-bianca-e-blue chitarra Buck Owens che apparteneva a Novoselic e fu molto risistemata dal tecnico delle chitarre dei Nirvana Earnie Bailey “per farla suonare come una chitarra e non come un gioco per bambini,” come sottolinea Alex MacLeod.

Sopra nella cabina del suono sedeva un noto produttore discografico Scott Litt (R.E.M., John Mellencamp), che aveva remixato due tracce di In Utero e lavorato con i Nirvana sullo show di MTV Live and Loud New Year’s Eve. (Litt andrà a produrre il CD Unplugged in New York dei Nirvana.) La band e la violoncellista Lori Goldston erano già sul palco quando arrivò Cobain, non accompagnato da Courtney. “Penso che fosse pensato,” dice Alex Coletti. Penso che fosse un po’ troppo nervoso per avere Courtney e la bambina lì.”

Per il concerto, Cobain suonò una Martin D-18E che aveva comprato al Voltage Guitar di Los Angeles durante la primavera del ’93, e che era diventata la sua maggiore acustica. Con la sua caratteristica inclinazione per le cose stravaganti, il chitarrista aveva preso un raro abito. La D-18E, uno dei primi tentativi della Martin di chitarra elettrica, è essenzialmente una D-18 acustica con due pickup, tre manopole di controllo e innestato un selettore switch. Introdotta nel 1958, si interruppe nel 1959; solo 302 furono prodotte. Lo strumento era una (sorta di) perfetta copia acustica di una usata  vecchia Mustang e Jaguar preferite da Cobain, per non menzionare gli economici negozi di vestiti e le parti di bambole che possedeva.

Ma non come i suoi bellissimi cardigan consumati, questo smesso Cobain aveva un qualche intrinseco valore: “Non credo che avesse idea di quanto raro fosse prima di comprarla,” dice Earnie Bailey. “Kurt non era nemmeno un collezionista né conoscitore di rare chitarre. Penso che la vide [la D-18E] come una cosa originale, sperando che suonasse bene come sembrava. Sfortunatamente, i pick DeArmond dello strumento furono disegnati avendo in mento corde di nickel, perciò sentirla con corde di bronzo era un po’ fastidioso. La nostra soluzione fu di attaccare un altro pickup – un modello Bartolini 3AV – in alto della Martin. Kurt si era interessato [al Bartolini pickup] quando vide Peter Buck usarlo e gli piacque molto il suono.”

Mentre la procedura usuale è per le chitarre acustiche di attaccarle direttamente, Cobain insistette nel far passare la sua Martin per il suo fidato amplificatore Fender Twin Reverb e il suo solito apparato di effettistica. “Forse non dovrei rivelare questo segreto,” ride Alex Coletti, “ma ho costruito un finto box di fronte all’amplificatore per farlo sembrare un monitor. Era la coperta di sicurezza di Kurt. Fu usato per sentire questa chitarra per il suo Fender. Voleva questi effetti. La puoi sentire in “The Man Who Sold the World” [la canzone di David Bowie fatta dai Nirvana nell’Unplugged]. E’ una chitarra acustica, ma ovviamente passava per l’amplificatore. Non c’era modo di imbrogliare nessuno. Veramente ho tentato a lungo di lasciar fuori quella canzone [dalla preparazione finale dello show]. Perché pensavo che non fosse così autentica come il resto delle canzoni. Ma sono un grande fan di Bowie, perciò non potevo oppormi troppo contro la canzone.”

Come concessione all’estetica dell’Unplugged, Earnie Bailey ha modificato l’amplificatore dello show: “Per avere il Twin più chiaro possibile, ho cambiato la valvola 7025 con una 12AX2s e sostituito l’invertitore di fase 12AT7 con un 12AU7. Nel momento in cui Kurt era in concerto, tutto era abbastanza sintonizzato, ottimo per sentire l’equilibrio del pickup dalla sala controllo.”

(continua...)
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