Non Temerai Terrore

#2


Ero una bambina, infondo, che giocava ad esser grande. Come ora, del resto.In certi pomeriggi d’estate, la casa era affollata, parenti, rientrati per le vacanze. L’astinenza da nicotina mi portava nei luoghi d’infanzia, quando un caro amico mi veniva a chiamare, per scavalcare il grosso cancello delle scuole elementari, e ancora, fumare. Un quarto d’ora, più o meno, ogni ora, nelle elementari all’incrocio sotto casa. Sotto il sole. Poi di nuovo, dentro, e così, fino alle ore più fresche. “Ma Paolo cosa vuole da te?” chiedeva mia madre. Era ossessionata, dal fatto che tutti mi chiedessero qualcosa. E soprattutto dal fatto che io gliela dessi. Quando invece nessuno m’ha mai chiesto nulla, neppure allora, senza metter sul piatto molto più peso, in cambio, senza che fossi io a mangiare per prima dal loro piatto. “Parlare, vuole parlare”. Io rispondevo così.Ed era vero. Il mio silenzio tacito assenso veniva pagato a caro prezzo, al tempo. Tacere era una delle poche cose che agli altri non riusciva fare.