Non era un sogno

Scatole cinesi


 La piccola cinese non ha più paura del vecchio pensionato che abita al  5° piano. Oggi, per la prima volta, lui le ha sorriso da dietro una finestra vedendola schizzare via  dal portone puntuale come un'esplosione prevista. Oltre quella ritrovata pace con il canuto inquilino ci  sono solo numeri e frasi che le rimbalzano nella  testa.E parole strette come sentieri di montagna sopra cui passare e ripassare per scoprire i segreti  del saper leggere e del saper scrivere.Oramai è giorno e lei marcia decisa, sa che non ci sono nascondigli in questa strada che possano dar rifugio ai fantasmi della notte.Tutto qui appare evidente quando  il sole rompe il lungo muro  delle nebbie.Non destano timori neanche i passi che risuonano alle spalle o la fuga improvvisa di un gatto,  oltre la ringhiera di un giardino,  che scompare  portandosi dietro la meraviglia di un passante.Nulla sembra scalfire questo angolo di mondo. Neanche le nuvole che, in lontananza, s'annunciano cariche di moniti e di pioggia.Oltre  il cielo sembra che ci sia  una volta invisibile  che ci guida e ci  protegge.Come se qualcuno o qualcosa ci tenesse davvero alla nostra  vita.Invisibile e presente come un soffio di vento che non si vede ma si sente.La piccola cinese adesso cammina disinvolta. Non ha più paura di guardare in alto.La scuola è dietro il raggio di sole che le viene incontro; sembra una macchia di latte come quella che annega  nel caffè di questa tazza.Mi attardo per un attimo in quel raggio di sole, rammentando giorni uguali,  mentre si accende un sorriso lieve sulle labbra e dentro gli occhi della piccola Pechino.