Non era un sogno

Il numero infinito.


In una stanza, tutto il mondo. Fra quattro mura, tutta la sua vita.Barbara sta lì a contemplare, perplessa, quello spazio, come se  ogni oggetto incrociato  dal  suo sguardo non fosse familiare, seppure suo, e non le appartenesse.Sul pavimento, le fughe di cemento sembrano dileguarsi in una sorta di  labirinto; non c'è pace attorno a lei, questo è evidente, nè rassegnazione. Per mesi,  dentro questa torre,  il suo corpo è rimasto alla mercè del buio e la sua mente incatenata a se stessa, come in una inconsapevole prigione.Certe desisioni avvelenano l'anima,   nascondono il sole,  e costringono le mani di un uomo o di una donna  ad una solitaria guerra contro la violenza della luce.Ma questa è la sua stanza, questa è la sua vita. Immobile, se ne sta, adesso,  contando le ore. Dalla strada le  giungono le voci dei passanti;  teme  che parlino di lei, come sempre, a bassa voce.Non c'è peccato nel suo gesto quando scaccia via un pensiero rancoroso dalla sua mente; nonostante tutto lei ama la sua gente, ama quel via vai di passi  e di silenzi, perchè assomigliano  ai rumori che dentro lei si ripetono da tempo, dopo ogni crisi, dopo ogni  tormento.- E' dunque tanto grande questo mio dolore? - ripete ancora Barbara, mentre una paura nuova la manda in confusione.Non ha scarpe ai piedi e sente che il gelo le sta avvolgendo le gambe, come un serpente  con le sue spire.Per sfuggire a quella gelida morsa, Barbara conta i quadri che se ne stanno appesi ai muri coperti da innumerevoli postit gialli, conta anche i libri, e le penne che lei usa come lance e coltelli.Conta tutto quello che il suo sguardo mette a fuoco nella giovane penombra.Oggi conta anche i pensieri che si affollano per terra, e quelli che entrano, all'improvviso, nella sua testa. Conta anche i giorni fissati  nel calendario, conta gli attimi di gioia e quelli della meraviglia. Conta tutto,  come se cercasse a tutti i costi la pace in un numero finito.Dieci, venti, diecimila, chissà dove sta la soluzione. Chissà, dove è la quiete e la fine di quel suo dannato girovagare.Barbara non sa che siamo frammenti, schegge di una stessa bomba.Come lei, siamo vivi e siamo morti, consumati negli attentati continui della vita.Potrei darle un bacio, farle una carezza, regalarle tutti i numeri del mondo, ma lei non guarda più nessuno negli occhi, non riconosce la mia voce, si muove come un'onda del mare, imprevedibile nel suo lento agitarsi.Barbara è un oceano, una sirena, una donna, una bambina, un nome; forse, mia sorella.Dicono che certe decisioni soffocano il cuore e che rendano inutili le speranze. Io dico che il cuore è un numero infinito e che la solitudine è una lavagna nera su cui alcuni scrivono, con numeri, la propria vita.Una, due, mille volte la stessa storia, la stessa poesia.