No limit to fly

SEMIOTICA DELL’AMORE


 Eppur io so e tutt’oggi cosa vuol dire amaree non contesto i gesti di chi non vede il mare,accecato da anni vuoti, in cui s’è trascinato, riempiendo il tempo e i giornisenza vivere un istante. E anni e anni e anni A raccontarsi frottole e a sporcare le parolecon cui i grandi scrivevano poesie.E mi chiedo se non fosse appannaggio di quel tempo vedere  l’infinito che giace nell’umano. Nelle loro voci v'erano balconi e promesse,oceani neri che non s'ha paura ad attraversare.Eccolo l’Amore che vuolechi ancora, seduto, ama ascoltare il mare cantare, cantare  come la prima e l’ultima voltasenza temere quel dolore sempre uguale:la delusione cocente di chi vale poco o niente. Dovrebbe esistere, lì da qualche parte,un guerriero, d’argento vestito come la notte,che sulla terra protegga la parola di cui, ahimè,gli uomini più amano vantarsi e sperperare. È un sacrilegio: state vendendo la Madonnaper 10 fiorini al mercato della carne.E quanti di voi l’hanno venduta guardandola negli occhi, quanti, di fronte all’altrui amor, si sono cavati dalla boccauna parola come un cioccolatino: “Io t’amo” In cambio di cosa? Di cosce, forse, o pelle fresca,della dolce sensazione che si prova al solo pronunciarla.Quanto spesso per la strada ho portato, senza accorgermene,il mio corpo come sul banco di un mercato.Il  mio cuore in pegno di che cosa è stato ceduto? E mi chiedo per cosa mai cantavano i poeti,per cosa dipingevano gli artisti i colli lunghi,per cosa i musicisti scrivevano canzoni se nemmeno un gesto s’è disposti a fare, se è così facile per voi lasciarlo andare,se tutto questo amore sventolatovale meno di un pugno di gente morta  che imbratta le strade. E cerco tra gli zombi chi sia vivo ancora,chi abbia negli occhi la luce del mattino,chi canti e scriva lungo il nervo del destino. A tutti gli altri una cosa sola chiedo: abbiate pietà,tacete le parole che non conoscete,lasciatele a chi appartengono, lasciatele a chi vive.