N u a g e s

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   .  Accade.E io non posso, non voglio aggiungere molto. Mi limito a pensare a chi decide che debba andare così. Tutto cio' che ha prodotto, tutto cio' che ha saputo intuire e realizzare, anche tutto cio' che di intentato e lì, è rimasto. Tutto quel carico di leggero e pesante, di comico e tragico, di raffinato e impulsivo e riflessivo, che ne ha permeato l'esistenza. Tutto. Fa male, molto. Comprendi, ma fa ancora male. Bisogna passarci, dicono. Ma ora, adesso non riesco a comprenderne i codici, la forma, il concetto .. lo spazio. C'è solo un mare incontenibile di dubbi. Chi sceglie così, pur nella propria libera e riconosciuta scelta, è come se non avesse piu' nome, come smarrirsi in una realta' falsa e ingiusta totalmente opposta alla societa' meritocratica che finge di essere. Non puoi piu' rimanerci. Quanti piani surreali del tutto compatibili col nostro attuale vivere, cieco, dinnanzi l'essenziale e cogli occhi che vivono solo per il superfluo di cui sembra nutrirsi. E' questo, forse, cio' che coglie chi decide di trovarsi altrove, quel rifiutare e col tempo che scorre a ritroso, tutto quello che si sposta nel ricordo di tutto cio' che per una vita s'è dedicato in esso, tra il volere, e il compimento per quanto possibile giusto, di essa? Non so. Non so e non giudico, non penso, non voglio, né posso. Spiace. Ascolto, dagli occhi al cuore e ritorno, chi lascia indietro tutto e tutti e in una notte, decide che è tempo di andar via.   
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