N u a g e s

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       Troppo poco tempo per evadere. Mi rimane poco se non gettarmi e quando posso nell'arte. L'Arte e la sottolineo in maiuscolo. Ripercorro come amica devota chi riesce ad uscire dalle regole, a ripristinare la sua realta'. Trovo questa carica stimolante perchè sa di meritare la mia attenzione. Non voglio altro, non cerco altro. Cerco cio' che affina e modella quella sensazione di attesa senza fine tesa a produrre l'inverosimile e il sorprendente. Per l'appunto, ci sono artisti che succedendosi agli eventi, costituiscono un'ossatura diversa dal consueto e con maggiori difficolta', maggior perizia, vantando quella splendida fioritura che sono le loro Opere. Del Merisi, ne parlai un po' in passato; il suo è un semprevivo armonioso e drammatico, e, passati che siano mill'anni, accompagnera' ancora di curioso interesse ora malizioso, ora assaporante. A me fa pensare che pittori, persone del genere hanno avuto, hanno un qualcosa in piu', per contastro vibrante e sensitivo. La predilizione di voler cambiare carte in tavola, proponendo uno specchio contemporaneo e ansioso di pericoli e quanto, quanto un'invenzione simile ha coinvolto pensieri, fermenti e dinamiche incomprensibili per il periodo. Di chi, il merito. Di chi, nella folle ricerca, ha intuito che il comunicare attraverso i gesti, aveva un qualcosa di ampiamente rivoluzionario. L'inquietudine contrasta e vince. La diversita'. Vince persino trovando negli sguardi un pizzico d'humour, teso a sdrammatizzare così l'evento. C'è un Quadro tra i suoi che trovo strabiliante. Quel Tommaso che è lì, con quell'indice infilzato nel costato del Cristo. Rimanere o fuggire? Ha un qualcosa di violentemente comico il suo sguardo (e non meno degli altri). A me sorprende tantissimo. Tutta quella logora dimensione umana che esprime, tutta quella piena verita' che si fa umida, dentro la ferita. E lo Stesso, non contento, che spinge, spinge ancora e di suo pugno il polso dell'incredulo come a dire " ci credi ora?"  Il Caravaggio costringe chi guarda ad essere, egli stesso, al centro del dipinto. Che assurda situazione. Che assurdita' dipingere, per quel tempo, un'idea così ispessita di reazione.Su tutto questo lunghissimo istante di Storia, un istante che descrive il gesto come un privilegio, c'è su tutto un fascio di luce che attraversa la scena e ci investe di una verita' che ha la forma di una lancia con l'arco teso. Noi, a far da quinta e a intuire un sorriso compiaciuto sul Merisi, appena l'opera è compiuta.  Correva l'anno 1600 ..