N u a g e s

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           Plasmavi terra, la rendevi duttile tra le dita, bagnandola goccia a goccia la mutavi argilla. E ripetutamente, poco prima, nel palmo della tua mano la raccoglievi e in quello stesso palmo, in quello stesso gesto che dischiudevi appena, l'osservavi scivolare come polvere finissima. Finissima in un filo sottile a formare piccoli coni per poi disperderli con un soffio. La tua mano, una clessidra. Giocavi con il tempo.L'inquadratura cambia, ora è quasi ferma. Sollevavi dal tavolo, un bicchiere. E fissavi, fissavi, fissavi a lungo l'alone di calore, quell'impronta di vapore che resta e che svanisce poi, lentissimamente e dentro la retina, fino al nulla. Al nulla d'ogni nulla.Dentro ogni sguardo, l'ombra leggera di un palpito. Batte, si appoggia al mondo. E poi tutto si disperde in cio' che è impalpabile, inafferrabile, con la sua parte senza fine. Di ombra, di polvere, di cenere. Comete. E passione. Passione di diastole e sistole con quel luogo che è bellezza e malìa profonda. Un'opera come un'aurora che è respiro dentro l'angoscia e il sentimento dello spazio. Il cristallo d'una lacrima inchiodata al vero.