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Post n°815 pubblicato il 01 Aprile 2015 da Nues.s
Questa immagine. Questo paravento che separa. Dove sta il Padre. Dall'altra parte, nascosto, invisibile. Non risponde, non dà un segno. Quante volte urli il suo nome e lui non c'è. Nulla di piu' cinico che attendere un cenno, una piccola scintilla, un sentore di presenza e non avere nulla, nulla come se non ci fosse nessuno. Come se fossimo soli, abbandonati, ingannati. Terribile e lacerante questa preghiera di Pasolini. Perchè poi pensi all'umanita' sofferente, anche quella che hai accanto. Tutta. Tutta di ogni credo, destino e di ogni bandiera. A chi, umilmente svolge, ha svolto il suo ruolo nel silenzio. A chi lavora, ha lavorato e offerto il frutto del suo lavoro senza pretendere altro. E non posso, non possiamo pensare ai nostri padri e ai padri dei nostri padri. E' inevitabile. Il pensiero torna indietro, quando la fatica del vivere, purificava dall'arroganza, dalla voglia di essere protagonisti fino ad assomigliare allo stesso Dio. Pensi a chi offre la sua sofferenza al silenzio, un dolore composto e fatto anche di piccole rinunce quotidiane. Ha senso tutto questo, ora, nell'universo degli uomini? Questo rifuggire dagli scandali, dagli eccessi, dallo spreco di sè stessi. Ha senso? Cosa se ne fa il Padre di questa sofferenza, di questa rettitudine muta e invisibile. Pensi e credi serva per l'equilibrio del mondo, per mantenere la fiamma d'un 'bene silenzioso'? Forse. Forse che la piu' piccola goccia di splendore, di Umanita', possa consegnarci sereni a quella sorta di .. traguardo finale. E senza alcun rimpianto.
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E ripenso ai mantra tibetani e alle infinite preghiere delle nostre suore di clausura. Due mondi lontani uniti dallo stesso bisogno: proiettare armonia e liberazione nel mondo…
Perché “ Un uomo fa parte di un insieme di cose chiamato "Universo"; egli è una parte del Tutto, limitata nello spazio e nel tempo. Egli sperimenta se stesso, i suoi pensieri ed i suoi sentimenti, come qualcosa di separato dal Tutto: una specie di illusione ottica generata dalla sua mente. Questa illusione crea una specie di prigione per ognuno di noi; una prigione che restringe i nostri affetti e desideri personali al ristretto cerchio di persone che ci sono più vicine. Il nostro traguardo consiste nel liberarci da questa prigione, allargando la nostra compassione fino ad abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza. Nessuno è capace di raggiungere questo traguardo completamente, ma la lotta per raggiungerlo fornisce, da se stessa, una parte della liberazione ed il fondamento per la vera sicurezza interiore" (Albert Einsten).