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N u a g e s

Vanno, vengono. Sostano lasciandoci il ricordo

 

 

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Millanni

Post n°923 pubblicato il 21 Novembre 2015 da Nues.s

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Michelangelo Merisi  |  Incredulità di San Tommaso

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sono solo artisti: si succedono nelle epoche, agli eventi, tra la gente e costituendo un'ossatura diversa dal consueto e con maggiori difficolta', maggiore perizia, vantare quella splendida fioritura che sono le loro Opere. Il Caravaggio, dove ne parlai in passato, ha dalla sua una sempreviva armoniosa e implicita potenza della bellezza, che diventa tempo. Fa pensare quanto pittori simili, abbiano quel qualcosa in piu', per contrasto vibrante, sensitivo. La predilizione di voler cambiare carte in tavola, proponendo uno specchio contemporaneo e ansioso di pericoli. E quanto, quanto un'invenzione simile sia coinvolta di pensieri, fermenti e dinamiche innovative per il periodo. Di chi è il merito se nella folle ricerca ha capito, intuito che il comunicare attraverso i gesti, aveva un qualcosa di ampiamente rivoluzionario. L'inquietudine contrasta e vince. Vince persino scovando negli occhi quel pizzico di sguardo ebetito, quasi teso a sdrammatizzare così il cruccio del momento. C'è un quadro tra i suoi che trovo strabiliante. Quel Tommaso che è lì, con quell'indice infilzato sul costato. Rimanere o fuggire? .. Ha un qualcosa di violentemente strambo il suo sguardo. Tutta quella dimensione umana e fragile che esprime. Tutta quella piena verita' che si fa umida dentro la ferita. E il Cristo, non contento, che spinge, spinge ancora e di suo pugno, il polso dell'incredulo. Il Caravaggio costringe così chi guarda, ad essere egli stesso, al centro del dipinto. Che assurda situazione. Che assurdita' dipingere, per quel tempo, un'idea magica così ispessita di reazione. Su tutto questo lunghissimo, incredibile respiro di Storia, un istante che descrive il gesto come un privilegio, c'è su tutto un fascio di luce che attraversa la scena e ci investe di una verita' che ha la forma di una lancia con l'arco teso. Noi, a far da quinta e a intuire un sorriso compiaciuto sul Merisi .. appena l'opera è compiuta.

Attualissima. Corre l'anno 1600.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 
Rispondi al commento:
Nues.s
Nues.s il 27/11/15 alle 21:03 via WEB
.. non lo sapremo mai. Il Cristo 'prova' a far vedere oltre. Tutto cio' che è nascosto soprattutto ..o è solo l' oltre che non ci fa vedere oltre il miope limite che ci siamo imposti? ..
Forse siamo solo noi che ci nascondiamo al vero. Ma il vero è lì, accidenti, è sotto la luce del sole anche se mascherata da una ferita. E se ci nascondiamo al sole, alle ferite.. ci sottraiamo, appunto, a questo. Tutto si riflette sulla grettezza delle convinzioni e sull'incapacita' di vedere innanzi.
Non fermarsi mai al primo livello di conoscenza. Mai. Non accontentarsi. Cercare, cercare, cercare sempre. E' la funzione dell'Arte. Il superamento di quello che è statico, tradizionale, immobile. Si estende, coincide alla Vita. Penso sia questo il messaggio di questo atto dipinto.. che credo, d'amore.
 
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