Nugae

Il peso della cultura


Libri venduti a peso.Come forma altra di frutta e verdura.Letteratura fatta merce da misurare con la bilancia.Dalle vetrine delle megalibrerie a marchio controllato, alle pile caotiche tra una corsia e l’altra dei supermercati. Tonnara di testi: copertine spiegazzate, rilegature fragili, sovracoperte invase da etichette fluorescenti che inneggiano al 3 x 2.Cinque euro al chilo e man bassa di curiosi che spulciano in cerca del prossimo volume con cui assestare l’equilibrio dondolante del tavolo in cucina.Capita, oggi, nell’Italia dei Berlusconi, dei Prodi e dei Mastella.Capita, oggi, in un paese in cui l’arte ha perso valore per diventare business. Porto a casa una prima edizione polverosa e malconcia per poco più di due euro. Uno di quei libri non smerciati che dava fastidio persino nell’angolo più buio del deposito di magazzino.Non conta il nome dell’autore, non conta la storia, non conta lo stile di scrittura, non conta la casa editrice.QUATTROCENTOCINQUANTASEI GRAMMI PER UN COSTO DI DUE VIRGOLA VENTOTTO EURO.Capita, oggi, nell’Italia dei Berlusconi, dei Prodi e dei Mastella.Capita, oggi, in un paese in cui l’arte ha perso valore per diventare business.Ma oggi la mia sensazione di vergogna mista a disgusto, mi dice che non voglio essere italiana.