Nugae

Santa Lucia


 Il 13 dicembre era il giorno della “mia” Santa. All'ospedale c'era la sua statua con quegli occhi poggiati sul piattino dorato che mi davano i brividi, mentre la fissavo prima dell'intervento, chiedendole di raddrizzare il mio sguardo che correva su binari inconciliabilmente opposti. L'iconografia sacra ha di che turbare la fantasia di una bimbetta di cinque anni. E spade sguainate contro serpenti e cuori sanguinanti e i chiodi di una croce che sovrasta qualsiasi volta azzurra di chiesa.Quando ho letto quella data per il concerto, dentro di me ho sorriso. Sarebbe stato un giorno ad occhi spenti. Un giorno da ascoltare. Stretta a te. Con il tuo abbraccio intorno alle mie spalle a chiudere il cerchio apertosi proprio sulla scia di quelle note, che hanno dato il la al nostro noi dolcissimo di carezze e gioia struggente.Bologna natalizia ci ha regalato Einaudi e la corsa delle sue mani sui tasti lucidi del pianoforte a coda che riempiva tutta la scena. Farsi ingoiare dal buio della sala mentre intorno cresceva l'applauso di apertura, è stato come accordare i cuori ad un tempo estraneo al mondo. Un tempo solo nostro in cui il ricordo si ricongiungeva al presente, per rendere manifesta la forza di quel due che mi ha reso preziosa la vita. E mi sono abbandonata alla melodia, perché diventasse colonna sonora del mio sentire: ti ho parlato nel silenzio sacro di un teatro denso di musica. Muta, non ho smesso un solo istante di dirti che ti amo.