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« dal blog di jacopo fo:C'ERA UNA VOLTA UN BLOG »

Alla base di tutto c'era il terrore di rimanere sola. (monologo delirante di una donna indipendente..)

Post n°58 pubblicato il 11 Marzo 2008 da gwendalinabs

Alla base di tutto c’era il terrore di rimanere sola.

 

A volte mi sembrava che avrei potuto accettare qualunque compromesso, sopportare qualunque ignominia, stare con qualunque uomo pur di non affrontare la solitudine. Ma perché? Che cosa c’era di così terribile nello stare soli? Cerca di pensare alle ragioni di tutto questo, dissi a me stessa. Provaci.

IO: Perché è così terribile stare soli?

IO: Perché se non ho un uomo che mi ama perdo la mia identità.

IO: Ma non è vero, chiaramente. Tu scrivi, la gente legge le tue cose e le apprezza. Insegni, e i tuoi studenti hanno bisogno di te, ti stimano. Hai degli amici che ti amano. Anche i tuoi genitori e le tue sorelle ti amano…a modo loro.

IO: Nessuna di queste cose rende più sopportabile la mia solitudine. Non ho un uomo. Non ho un figlio.

IO: Ma sai benissimo che i figli non sono certo un antidoto alla solitudine.

IO: Lo so.

IO: E sai benissimo che i figli appartengono ai genitori solo temporaneamente.

IO: Lo so.

IO: E sai che gli uomini e le donne non possono mai possedersi a vicenda, completamente.

IO: Lo so.

IO: E sai benissimo che non potesti sopportare un uomo che ti possedesse completamente e occupasse tutto il tuo spazio vitale..

IO: Lo so..ma lo vorrei disperatamente.

IO: Ma se  l’avessi ti sentiresti in trappola.

IO: Lo so.

IO: Ma hai delle esigenze contraddittorie.

IO: Lo so.

IO: Vuoi la libertà e vuoi anche la vicinanza di un’altra persona.

IO: Lo so.

IO: Pochissimi riescono ad avere entrambe le cose.

IO: Lo so.

IO: Perché ti aspetti di riuscire a essere felice quando la maggior parte della gente non lo è?

IO: Non lo so. So soltanto che se smetto di sperare nell’amore se smetto di desiderarlo, di cercarlo, la vita mi sembra piatta come una mammella cancerosa dopo un intervento di asportazione. Mi nutro di queste speranze, di queste aspettative. Sono la mia forza. Mi tengono in vita.

IO: E la liberazione?

IO: Cosa c’entra la liberazione?

IO: Tu credi nell’indipendenza?

IO: Certo.

IO: E allora?

IO: Ho il sospetto che abbandonerei tutto quanto, venderei l’anima, i miei principi, il mio credo, per un uomo che mi amasse veramente…

IO: Ipocrita!

IO: Ha ragione.

IO: E non ti dà fastidio scoprire tutta questa ipocrisia in te?

IO: Certo che mi dà fastidio.

IO: E allora perché non cerchi di combatterla?

IO: Ma lo faccio. La sto combattendo proprio in questo momento. Ma non so quale parte vincerà.

IO: Pensa a Simone De Beauvoir!

IO: Mi piace la sua resistenza, ma i suoi libri sono pieni di Sartre, Sartre, Sartre.

[…]

IO: Pensa a Sylvia Plath!

IO: Morta. Chi vuole una vita o una morte come la sua, anche se si diventa santi?

IO: Non saresti disposta a morire per un ideale?

IO: A vent’anni lo ero, ma a trenta non lo sono più. Non credo nel sacrificio in nome di un’ideale. Non sono disposta a morire per la poesia. Una volta adoravo Keats perché era morto giovane. Adesso credo che ci voglia più coraggio a morire vecchi.

[…]

IO: La prima cosa da fare è imparare a stare soli…

IO: Certo, e una volta che hai imparato veramente a star sola ti dimentichi come si fa ad aprirsi all’amore…e se questo arriva..

IO: Chi ha mai detto che la vita è facile?

IO: Nessuno.

IO: E allora perché hai tanta paura di star sola?

IO: E’ un circolo vizioso.

IO: E’ uno degli svantaggi di star soli.

 

Impossibile. Non ce la faccio a vincere il panico col ragionamento.

 

(Erica Jong, “Paura di volare”, 1975)

Alla base di tutto c’era il terrore di rimanere sola.

 

 
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