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Post N° 62


Contro la riforma Moratti e la GelminiContro Rettori e baroni, che difendono i loro interessiPER UN UNIVERSITA’ STATALE, PUBBLICA E DI MASSAOCCUPIAMO TUTTE LE FACOLTA’ Il governo Berlusconi ha ripreso in questi mesi la controriforma dell’Università italiana. Nel 2005 aveva approvato la riforma Moratti (riforma dei concorsi e dello statuto giuridico dei docenti), sospesa ma intoccata dal governo Prodi, che reintroduce modelli piramidali di governo delle Facoltà (pochi Ordinari), accentra i meccanismi di reclutamento a livello di ateneo rafforzando i poli dominanti, introduce un sistema di precarietà strutturale nella ricerca e nella didattica universitaria. Quella riforma, silente fino ad ora in quanto non sono mai stati approvati i decreti attuativi, si prepara ad essere applicata pienamente dalla Gelmini nei prossimi mesi. Nel frattempo il nuovo governo Berlusconi ha: -       tagliato 600 milioni di euro dal finanziamento di funzionamento normale degli atenei, rendendo difficile se non impossibile l’erogazione nei prossimi anni della normale attività-       incluso l’Università nel blocco del turn over, assumendo dal 1 gennaio 2009 un docente ogni 5 posizioni che si liberano (per pensionamento o passaggio di carriera)-       prospettato la trasformazione degli atenei in fondazioni, che lungi dal garantire un entrata di fondi privati nell’università (scarsa è la spesa in ricerca e sviluppo nell’industria italiana, già presente e incidente l’influenza in alcuni Dipartimenti e progetti di ricerca delle grandi aziende), permette semplicemente di “scaricare” la pubblica amministrazione dal dovere di garantire il funzionamento minimo ed essenziale delle Università. Contro questi ultimi provvedimenti, che si aggiungono i tagli e alle controriforme nella scuola, stanno manifestandosi e mobilitandosi in queste settimane studenti, docenti, ricercatori, dottorandi, lavoratori dell’università ed anche i rettori.  Ma l’unità di tutte questi diversi soggetti contro scelte e provvedimenti che bloccano e destrutturano le università italiane non può, e non deve, occultare le diverse responsabilità ed i diversi interessi. Ormai da vent’anni è in corso una lenta e progressiva controriforma dell’università italiana, che garantendo prima l’autonomia gestionale (1989) e poi quella didattica (1997) ai diversi Atenei, ha inseguito tenacemente il progetto di importare il modello anglosassone nel nostro paese:  -       una forte differenziazione e gerarchizzazione tra atenei (serie A, serie B, ma anche serie Z) -       una differenziazione dei titoli di studio, per livelli (Diplomi, Specialistica, Master), sedi dove si conseguono e piani di studio, per spezzare il mercato del lavoro “intellettuale” e la forza contrattuale dei lavoratori in nicchie fra di loro isolate -       una piramidalizzazione del corpo docenti (pochi ordinari di ruolo, molti precari nella ricerca e nella docenza),  -       una professionalizzazione dei curricula e della ricerca, piegati agli immediati interessi del sistema produttivo, creando corsi estremamente specifici per singole imprese o settori e centri di ricerca che lavorano su commessa industriale (i parchi scientifici e tecnologici). Questo progetto nel corso degli anni ha trovato infiniti ostacoli e problemi di realizzazione.L’Italia non sono gli Stati Uniti. Non ci sono le centinaia di miliardi di dollari riversati sul sistema universitario dal governo americano, per sostenere aziendalizzazione e professionalizzazione degli atenei (vedi il programma “guerre stellari” e quello “biotech” negli anni ’80): i parchi scientifici e tecnologici languono, le grandi imprese italiane che investono in Ricerca e sviluppo si sono ridotte in questi anni.  Non c’è una politica industriale di lungo periodo, tale per cui abbia senso costruire consoliate filiere formative specifiche: vedi il destino dei corsi di laurea in specifiche tecnologie per i distretti industriali, che hanno iniziato a sfornare laureati quando i distretti hanno iniziato a migrare altrove (è la formazione continua, bellezza. Ricomincia da capo, al limite senza passare dal Via – ti riconosco qualche credito, qualche esame). Il baronato accademico ed i tanti interessi politici territoriali hanno utilizzato i margini dell’autonomia didattica ed amministrativa per costruire atenei, corsi di laurea e sedi distaccate che spesso rispondono più ad interessi locali e di docenti e ricercatori, più che a sensate esigenze formative. La CRUI e i Rettori italiani sono stati conniventi e compartecipi ha questo processo di progressiva disgregazione e disfacimento, di una controriforma pensata per piegare gli Atenei al servizio del mondo produttivo ideologica, velleitaria e per di più rimasta incompiuta. Chi per ritagliarsi spazi di potere e clientele locali (anche personali, come dimostrato dalle gestioni decennali di molti Rettori in diversi Atenei), chi per perseguire con determinazione e convinzione un modello “produttivista” e americano di università. I NOSTRI INTERESSI NON SONO I LORO. LA NOSTRA UNIVERSITA’ NON E’ LA LORO. Dopo il 3+2, il proliferare dei corsi di laurea, la differenziazione e la contemporanea rigidità dei piani di studi, la ricerca di una professionalizzazione al servizio di un mercato del lavoro segmentato e diviso (spesso più immaginario che reale), gli aumenti delle tasse di iscrizione e la disgregazione del diritto allo studio (principio del “costo pieno” dei servizi, dalle mense alle case dello studente) è evidente che il movimento degli studenti non può battersi solo contro la Gelmini. Non può battersi semplicemente a fianco dei Rettori e dei docenti universitari. E tanto meno può permettersi di delegare a docenti e Rettori la gestione della lotta, affidando a questi soggetti il blocco della didattica, la sospensione degli anni accademici o la trattativa con il Ministero e la Gelmini. I BLOCCHI DELLA DIDATTICA SI FANNO, NON SI CHIEDONO.LE UNIVERSITÀ SI OCCUPANO, NON SI CHIEDE AI RETTORI DI CHIUDERLE. Riprendiamoci uno spazio di riflessione e di progettazione nelle università, ricostruiamo una soggettività studentesca, costruiamo una vertenza generale del movimento degli studenti, elaborando piattaforme e metodi di lotta non subordinati ad altri soggetti. CONTRO LA GELMINI, IL TAGLIO DEL FONDI, IL BLOCCO DEL TURN OVER E LA PROPOSTA DELLE FONDAZIONI CONTRO L’AUTONOMIA DEGLI ATENEI, CHE PRODUCE PICCOLI E GRANDI BARONI CONTRO UN UNIVERSITA’ PROFESSIONALE AL SERVIZIO DELLE IMPRESE OCCUPIAMO LE FACOLTÀ COSTRUIAMO COORDINAMENTI CITTADINI E NAZIONALI DEGLI STUDENTI COSTRUIAMO UNA NOSTRA PIATTAFORMA PER UN UNIVERSITÀ STATALE, PUBBLICA E DI MASSA