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Post N° 67


PER UN CONSIGLIO COMUNALE DELLE SINISTREPER UN CONSIGLIO COMUNALE DEI LAVORATORI  A SETTIMO TORINESELETTERA APERTA ALLE SINISTRE PER UNA SVOLTA DI UNITA' E RADICALITA' NEL MOVIMENTO REALE DELLE LOTTECari compagni e compagne, la diversità politica e programmatica tra i nostri partiti, che è alla base di presentazioni elettorali distinte e alternative, non può e non deve contraddire la ricerca dell'unità d'azione sul terreno decisivo dell'iniziativa di massa e della lotta di classe. Tanto più nel cuore di una crisi capitalistica devastante. Questo è il senso della lettera aperta che vi rivolgiamo. AUTONOMIA COMUNISTA E UNITA' D'AZIONECome sapete, la scelta di fondo della costruzione autonoma del PCL si basa sulla natura del nostro programma e della politica che ne consegue : un programma comunista, di rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e di governo dei lavoratori, su scala nazionale e internazionale; dunque una politica quotidiana tesa a sviluppare in ogni lotta particolare il senso di quella prospettiva generale, a partire da una difesa rigorosa dell'autonomia di classe del movimento operaio. E' in virtù di questa impostazione che abbiamo rifiutato, ogni corresponsabilità nel sostegno al governo confindustriale di Prodi;  e che ci collochiamo all'opposizione di quelle giunte di centrosinistra spesso le più impresentabili, e per questo che  abbiamo avanzato e avanziamo la parola d'ordine della cacciata del governo Berlusconi per via della mobilitazione di massa e nella prospettiva di un governo operaio: contro ogni riproposizione, per l'oggi e per il domani, di una nuova coalizione col PD e coi partiti borghesi. Presentare questo nostro programma ai lavoratori e agli elettori lo consideriamo un diritto- dovere di onestà: contro ogni logica camaleontica di autocensura, di camuffamento, di mercanteggiamenti elettoralistici, a scapito della chiarezza e dell'autonomia di una proposta. Convinti, come siamo, che solo un partito basato su principi saldi, non negoziabili, possa ricostruire una prospettiva di liberazione del mondo del lavoro; e che oltretutto solo la lotta per quella prospettiva possa dare un futuro ai comunisti. Ma la nostra reciproca autonomia e diversità non può e non deve impedire la ricerca della massima unità d'azione, nell'interesse generale del movimento operaio, e nella sua migliore tradizione. Siamo di fronte alla più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni, e al governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dal 1960. Siamo di fronte a un'offensiva sociale e politica devastante, sconosciuta alle ultime generazioni. Possiamo unire le nostre forze in un'azione comune che sia all'altezza del livello attuale dello scontro? Più volte abbiamo posto nei mesi scorsi questa esigenza, su terreni diversi e complementari, politici, sindacali, di movimento. PER UNA SVOLTA RADICALE NELL'AZIONE DI MASSA Proponiamo innanzitutto un'azione comune di svolta sul terreno dello scontro sociale. Di fronte all'onda d'urto di licenziamenti di massa, chiusure aziendali. Tanto più in una dinamica di reciproca divisione e separazione  bisogna lavorare all'innesco di quell'esplosione di lotta cui anche il centrosinistra vuole scongiurare: l'unico scenario temuto realmente dalla borghesia; l'unico scenario che può erigere una diga e strappare risultati per le masse. Occorre che questa unità si realizzi attorno ad una risposta di lotta tanto radicale quanto radicale è l'offensiva dei padroni e della borghesia. CONTRO LE RONDE REAZIONARIE, PER STRUTTURE DI CONTROLLO OPERAIO E POPOLARE SUL TERRITORIO La xenofobia è il veleno delle classi dirigenti all'interno delle classi subalterne. Un veleno tanto più pericoloso in tempi di crisi sociale e in assenza di una risposta anticapitalistica della sinistra. Ma anche un terreno su cui prima la Lega e poi il governo hanno innestato una pratica nuova: quella delle ronde. Quella della mobilitazione e organizzazione parallela di strutture ( di fatto) paramilitari, oggi dedite alla caccia all'immigrato, domani chissà. Non basta la denuncia del carattere reazionario delle ronde leghiste, o la denuncia del carattere mistificatorio dell'intera campagna sulla sicurezza, che vuol deviare l'attenzione delle masse dall'emergenza sociale e fomentare la guerra tra i poveri. E' necessario combinare questa denuncia- assolutamente necessaria e prioritaria- con un'iniziativa pratica che contrasti il rondismo reazionario e prospetti un controllo alternativo del territorio e della sua sicurezza. Perché non proporre e promuovere insieme unitariamente strutture di controllo operaio e popolare del territorio? Perché non predisporre strutture operative, totalmente autonome da sindaci e prefetti, capaci di difendere la sicurezza di immigrati, donne, anziani, da ogni minaccia, e al tempo stesso di vigilare sullo sfruttamento del lavoro nero, sull'evasione fiscale, sul saccheggio dell'ambiente, sull'inosservanza della sicurezza del lavoro? Sarebbe l'esatto opposto di un'iniziativa "minoritaria". Significherebbe contrastare l'egemonia reazionaria sulla domanda di sicurezza, capovolgendola di segno: candidando il movimento operaio e le sue organizzazioni a garanzia della sicurezza vera, contro tutte le forme di delinquenza, legale o illegale, della borghesia, dei suoi clan, delle sue ronde. Proponiamo a tutti i soggetti politici della sinistra di intraprendere unitariamente la preparazione di questa iniziativa. Evitando oltretutto di lasciare spazi impropri a iniziative improvvisate "fai da te", tanto inefficaci quanto rischiose.  IN CONCLUSIONEL'insieme di queste proposte va nel pieno rispetto dell'autonomia organizzativa, politica, programmatica delle diverse forze della sinistra, non invade il campo, delle distinte scelte elettorali. Vuole invece verificare se è possibile, nel rispetto dell'autonomia di ogni soggetto, realizzare un'unità d'azione sul terreno dell'iniziativa di massa: attorno a obiettivi non ritagliati sulla ricerca letteraria del minimo comun denominatore, ma imposti dal salto obiettivo del livello di scontro sociale e politico, sullo sfondo della grande crisi capitalistica. Per quanto ci riguarda partiamo da una precisa consapevolezza: una unità d'azione delle sinistre sulla risposta anticapitalistica alla crisi, attorno alle rivendicazioni proposte, avrebbe una ricaduta preziosa sull'intero scenario sociale e politico. Per questo abbiamo più volte avanzato in passato, senza successo, una proposta di fronte unico d'azione. Per questo, di fronte alla straordinarietà della crisi, rinnoviamo oggi tale proposta, in forma pubblica: dentro quella prospettiva generale di un governo dei lavoratori che è al centro, oggi più che mai, di tutta la nostra politica di massa. Proponiamo a tutte le sinistre una sede pubblica di questo confronto. Una sede realmente unitaria, che non precostituisca egemonie burocratiche, che rispetti l’autonomia politica di ogni soggetto e progetto, che soprattutto coinvolga i lavoratori e il popolo della sinistra sui temi a confronto, fuori da ogni conciliabolo ristretto per addetti ai lavori. Proponiamo insomma un “Parlamento dei lavoratori e delle sinistre”.  Non ci interessa il nome, che ci pare peraltro appropriato, ma la sostanza della proposta: un’assemblea permanente, eletta dal popolo della sinistra, in cui ogni soggetto sia presente in proporzione al consenso ottenuto, senza sbarramenti; un’assemblea aperta alla partecipazione di rappresentanze sindacali, dei movimenti, dell’associazionismo popolare; un’assemblea che si articoli in sessioni periodiche di carattere pubblico, combinando il libero confronto politico e la promozione pratica della mobilitazione unitaria. Un’assemblea, va da sé, totalmente autonoma da Pd e Idv. Il Pcl non avrebbe alcuna difficoltà ad essere eventualmente minoranza in questo “Parlamento”, potendo dispiegare pubblicamente, al pari di altri, la propria battaglia politica e proposta. Altre sinistre sono disponibili a rinunciare a rendite di posizione precostituite, rimettendosi interamente alla democrazia del proprio popolo?  Di certo, di fronte all’attuale deriva reazionaria, alla crisi profonda del Pd, all’estromissione di tutte le sinistre dal Parlamento nazionale, europeo, e anche dal consiglio comunale di Settimo Torinese  la formazione stessa di un Parlamento delle sinistre potrebbe rappresentare un fatto politico rilevante, polarizzare attenzioni, rimotivare energie, e contribuire ad evitare di consegnare a Di Pietro altri settori del mondo del lavoro e dell’antiberlusconismo popolare. Perché non accettare la sfida? Il portavoce del nucleo di Settimo Torinese del Partito Comunista dei LavoratoriDebetto Daniele Giovanni