QUER FATTACCIO

blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...

Creato da Quer_fattaccio il 03/02/2010

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« L'ILLUSIONE DEL CAVALIE...GLI 8 PUNTI DI BERSANI »

PD, BERSANI ALL'ESAME DELLA DIREZIONE: RISPETTO PER PREROGATIVE DI NAPOLITANO

Post n°294 pubblicato il 06 Marzo 2013 da Quer_fattaccio

 

Pd, Bersani all'esame della Direzione:
"Rispetto per prerogative di Napolitano"Riunione dell'organismo del partito per analizzare la proposta del segretario di un governo "di scopo" in grado di avviare una collaborazione con il M5S. "Ma non stiamo coretggiando Grillo", avverte il leader democratico. Presente ai lavori anche Matteo Renzi
ROMA - E' iniziata la riunione di direzione del Pd che dovrà decidere le prossime mosse del partito. E' lo stesso segretario Pierluigi Bersani a tenere la relazione nella quale chiederà di poter perseguire l'idea di un governo basato su un programma di 7-8 punti che possa contare in parlamento sul voto del M5S, qualora il capo dello Stato gli affidi l'incarico di tentare di formare l'esecutivo. Posizione in parte rettificata ieri dalla presa d'atto che in caso di fallimento di questa soluzione il ritorno alle urne non sarebbe automatico.

Rispetto per il Quirinale. "Apriamo questa direzione nel pieno rispetto dei percorsi istituzionali e delle prerogative del capo dello Stato ma abbiamo il diritto-dovere di pronunciarci con semplicità davanti all'opinione pubblica", ha detto il segretario aprendo il suo intervento. "Le decisioni che prenderemo oggi potranno segnare non solo questo momento ma il futuro, una fase non breve", ha aggiunto. 

Il rapporto con Grillo. "Qui non si sta corteggiando Grillo, ma si tratta di capire ciò che si muove nel profondo, di bucare il muro dell'autereferenzialità del sistema perchè comincia a essere in gioco il sistema", ha detto ancora Bersani. "Il canale democratico non è ostruito. Se si rivolge alle istituzioni per rinvigorirle o per farne una vuota cassa risonanza è da capire, ma questo dipende dalla nostra iniziativa che deve sollecitare una risposta", ha sottolineato. 

Nessun governo con il Pdl. Bersani torna quindi ad esprimersi contro l'eventualità di un governo sostenuto dai voti di Pd e Pdl insieme. "Quali ricette" anti-crisi "sono compatibili con un governo democratico e rappresentativo? Questa - spiega il segretario - è la domanda di fondo, esplicita anche in queste elezioni". E questo, precisa, è vero "a prescindere persino" dagli equilibri parlamentari. "La governabilità - osserva ancora il segretario - non è fatta solo dai seggi in parlamento, ma in un rapporto reale con la società. E un'interpretazione meccanica potrebbe risultare un coperchio malposto sulla crisi e sulla recessione". "Responsabilità di governo senza cambiamento - avverte - ci prepara a guai peggiori. Non vedo nessun altro in condizione di dare un messaggio del genere. Tocca a noi". Nessuna collaborazione è possibile, inisiste il leader del Pd, "con hi ha seminato il vento che ci ha portato la tempesta di oggi". "Siamo pronti a proporre un governo di cambiamento sulla base di un programma essenziale", ribadisce poi prima di illustrare gli otto punti qualificanti della proposta di programma che il Pd intende sottoporre al consenso del Parlamento.

Gli otto punti del programma. Al primo posto Bersani pone la rottura della gabbia di austerità imposta dall'Europa. Poi, nell'ordine, illustrando i singoli provvedimenti, aggiunge il sostegno al lavoro, la riforma della politica e dei suoi costi, l'equità, la moralità, l'ambiente (a iniziare dalla gestione del ciclo dei rifiuti) i diritti di cittadinanza (primo fra tutti quello per i figli degli immigrati) e il sostegno alla scuola e alla ricerca scientifica.  

L'analisi del voto. Bersani non lesina poi autocritica. I dati elettorali, dice, "parlano un linguaggio drammatico ma chiaro: c'è una sofferenza acuta nella base larga del consenso del Pd". "Questa sofferenza sociale, il blocco dei processi di rifoma della politica, la percezione di inutilità della politica ci fanno leggere largamente omologati al sistema che non gira - aggiunge - Ci viene attribuita come colpa persino l'esistenza di Berlusconi. Tutte queste dinamiche che non hanno avuto lenimento si sono accentuate nell'esperienza del governo Monti".

I dissensi interni. Non tutti all'interno del Pd condividono l'alternativa tra governo con il M5S ed elezioni in tempi ravvicinati agitata in un primo momento da Bersani. Da Walter Veltroni a Paolo Gentiloni, da Dario Franceschini a Beppe Fioroni sono in molti a preferire un "governo del presidente" qualora il tentativo del segretario fallisse), è probabile che nella riunione di direzione ci si limiterà a dare semaforo verde a Bersani senza particolari polemiche in attesa che gli eventi - mandato o meno affidato dal presidente della Repubblica, posizione dei Cinque Stelle - chiariscano la situazione.

La posizione di Renzi. Di sicuro non sferrerà attacchi contro il segretario Matteo Renzi, lo sconfitto alle primarie del centrosinistra, che ieri sera intervistato a Ballarò, ha intanto detto la sua sul risultato del centrosinistra nelle elezioni e sulle prospettive, escludendo una sua disponibilità ad un mandato per formare un nuovo governo. "Quando ho visto i risultati, mi sono mangiato le mani. Abbiamo sbagliato il calcio di rigore. Bersani ha il diritto di fare la prima mossa, anche se abbiamo perso. Dobbiamo fermare l'emergenza sociale", ha aggiunto il sindaco di Firenze. 

(06 marzo 2013)

 

 

 
 
 
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