QUER FATTACCIO

blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...

Creato da Quer_fattaccio il 03/02/2010

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

niko56marziolauricellaa.zorgniottif.peracchionelubopoQuer_fattaccioLuke79TObrikoduefotosudafricamarisa.g0ibiscusrosasilvia1943Ra.In.Melatortaimperfettaenrico505
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« LUCA TELESE A CARPE DEM ...SE LA CORRUZIONE SVUOTA ... »

TROPPE TASSE, SALARI A PICCO L'ITALIA E' FANALINO DI CODA

Post n°54 pubblicato il 16 Maggio 2010 da Quer_fattaccio

Troppe tasse, salari a picco l' Italia è fanalino di coda
ROMA - Quel che resta dopo le tasse è davvero poco: considerati al netto, gli stipendi degli italiani sono decisamente più bassi rispetto a quelli della stragrande maggioranza dei Paesi avanzati. Pesa il cuneo fiscale - ovvero la differenza fra ciò che l' impresa mette in busta paga e quanto effettivamente entra nelle tasche dei dipendenti - e la posizione raggiunta dall' Italia nella classifica stilata dall' Ocse, dunque, è proprio deludente. Siamo inchiodati al gradino 23. E sia che si tratti di un lavoratore single che di un dipendente con famiglia a carico, gli stipendi italiani stanno sotto del 16, 5 per cento rispetto alla media. Le graduatorie del 2009, specifica lo studio (il «Taxing Wages»), sono calcolati in dollari e a parità di potere d' acquisto, quindi non ci sono scuse. In Italia un lavoratore senza carichi familiari guadagna 22.027 dollari l' anno, contro una media Ocse di 26.395 (la Uea 15 superai 28 mila). Poco più della metà rispetto ad un collega della Corea del Sud (che guadagna al netto oltre 40 mila dollari) e comunque il doppio - se vogliamo consolarci - di un messicano. La posizione in classifica non cambia se ci si riferisce ad un lavoratore con coniuge e figli a carico, anche se in questo caso la famiglia gode di qualche sgravio fiscale in più. Siamo sempre al ventitreesimo posto. La busta paga sale a 26.470, contro una media Ocse che supera i 31 e una media dell' Europa a 15 che vola a 34. In testa alla classifica qui c' è il ricco Lussemburgo (50.482 dollari), dietro di noi solo il Portogallo, alcuni Paesi dell' Est, la Turchia e ancora il Messico. Non si può dire che vi sia stato uno scivolone in classifica rispetto al 2008: la posizione è rimasta la stessa, anche se i redditi netti sono lievemente diminuiti per i single (erano di 22.117). Ma fa effetto vedere che, almeno per il 2009, gli stipendi degli italiani siano stati comunque inferiori a quelli dei lavoratori di Nazioni fortemente colpite dalla crisi come Grecia, Spagna o Irlanda. Va detto che la natura di questa "povertà" è prettamente fiscale. L' Italia infatti sconta un cuneo molto più elevato rispetto a quello degli altri Paesi Ocse. La differenza fra il prima e il dopo le tasse e i contributi è per noi del 46,5 per cento (un gap stabile fra il 2008 e il 2009) per quanto riguarda il lavoratore single: dieci punti sopra rispetto alla media dei Paesi industrializzati (sesti in classifica). Non solo: se si include la contribuzione ai fini del Tfr, la pressione finale raggiunge quota 49,3. Decisamente meglio vanno le cose se si passa al trattamento di chi ha famiglia a carico: visto il minor carico fiscale, la percentuale scende al 35,7 (noni in classifica). Un quadro al quale però il governo crede poco. «Il dato Ocse è lo stesso del passato, lo abbiamo sempre messo in discussione e francamente non ha riscontro nella realtà», accusa il ministro del Lavoro Sacconi, «sono solo tecnicalità». Di parere opposto i consumatori del Codacons («il governo non può continuare a lavarsi le mani del problema», sostengono) e i sindacati. Per la Cgil il rapporto dimostra che la richiesta di un fisco giusto, sul quale hanno fatto una campagna, è questione fondamentale. Bonanni, leader della Cisl, vede la necessità di «aumentare la produttività e diminuire le tasse». Per la Uil «la questione dell' attuale potere d' acquisto di salari e pensioni è obiettivamente penalizzante non solo per le famiglie, ma anche per l' economia, e il basso livello dei consumi lo testimonia». Quindi «sono urgenti le riforme». - LUISA GRION

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963