QUER FATTACCIO

blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...

Creato da Quer_fattaccio il 03/02/2010

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L'IPAD PLATONICO

Post n°57 pubblicato il 22 Maggio 2010 da Quer_fattaccio

L' IPAD PLATONICO

Si è detto e ripetuto, nel secolo scorso, che la nostra è la società della comunicazione. Sarà, ma se fosse letteralmente così, se bastasse comunicare, il telefonino avrebbe dovuto diventare un microscopico auricolare con microfono in perenne contatto vocale con il mondo. Le cose, invece, sono andate altrimenti. Dopo una corsa al rimpicciolimento, i telefonini hanno incominciato a ingrandirsi, hanno potenziato le memorie, ampliato gli schermi, migliorato le tastiere, e sono diventati delle macchine per scrivere e, soprattutto, per registrare. Sono diventati degli archivi: biblioteche, discoteche e pinacoteche intere. I 128 megabyte della scheda di un qualunque telefonino possono contenere 243 Divine Commedie,e nei 32 gigabyte di un iPhone ci può essere infinitamente di più che nella biblioteca di Alessandria al tempo dei Tolomei. Non stupisce che l' assoluto tecnologico sia ora rappresentato dall' iPad: una tavoletta scrittoria, la versione riveduta e corretta delle tavolette di cera su cui scrivevano gli antichi, ma che può contenere un archivio di 64 gigabyte. Come è possibile che l' assoluto sia questo ornitorinco tecnologico, mezzo computer mezzo telefono mezzo televisore, che solo pochi anni fa ci sarebbe apparso indecifrabile e inutile? Provo a prenderla molto alla lontana. La memoria non è solo la madre di tutte le Muse, come dicevano i Greci. È madre del pensiero in generale, perché non c' è spettro peggiore della perdita della memoria, che equivale alla perdita del pensiero e alla fine dello spirito. I greci dicevano anche un' altra cosa, che l' anima è proprio come una tavoletta di cera su cui annotiamo impressioni e pensieri. E Platone, era convinto di tre cose: primo, che conoscere è ricordare; secondo, che la scrittura è un danno, visto che induce a non esercitare la memoria e ad affidarsi a quella mente estesa che è il testo scritto; terzo, che la vera scrittura è quella che noi abbiamo nella testa, mentre quella esterna è inferiore, degradata, inautentica. Con la condanna della scrittura Platone difendeva per iscritto e in un libro l' utilità di andare a scuola da lui invece che studiare sui libri, come pretendevanoi sofisti, ma, al di là dall' interesse di bottega, rivelava un mito che ancora ci tormenta, l' idea che le cose importanti si annidino in una interiorità palpitante, e che si manifestino meglio di tutto con la parola, vivente e animata, invece che con la lettera, esterna e fredda. Questo mito lo ritroviamo nel Nuovo Testamento, dove sta scritto, in una lettera, che lo spirito vivifica e la lettera uccide, e dovea volte si direbbe che gli scribi siano considerati cattivi solo perché sono scribi, non considerando che le religioni dello spirito sono immancabilmente religioni del libro. Questo mito sta alla base anche di una profezia tecnologica scritta e strascritta nel secolo scorso, secondo cui la scrittura sarebbe sparita una buona volta, quando la tecnologia avrebbe permesso il trionfo della comunicazione orale di media "caldi", come la radio, la televisione, il telefono. Così, in pieno Novecento la scrittura, la cattiva, sembrava agonizzante. Ma nella svolta del secolo ha trionfato ed è esplosa, invadendo ogni angolo delle nostre vite. È stato un trionfo che nessuno aveva previsto, anche un istante prima che si verificasse, e fossimo invasi da computer e da telefonini. Perché la moribonda ha trionfato? Anzitutto per motivi pratici: non è sincrona come la parola, è meno invasiva, ed è per questo che il videofonino non ha mai sfondato, mentre il mondo pullula di sms. Ma il vantaggio comunicativo della scrittura è un beneficio residuale e secondario. Non a caso Platone insiste sui rapporti tra scrittura e memoria, per svalutare la scrittura esterna. Però, contrariamente al suo avviso, la scrittura esterna, su papiro, carta o iPad, ha due vantaggi incalcolabili rispetto alla scrittura interna, nell' anima. Primo, l' accessibilità pubblica. Nessuno può guardare nella testa degli altri, ma leggere i testi degli altri è possibilissimo: contratti, soldi, enciclopedie, tutto il mondo sociale e tutto il mondo del sapere poggiano su questa risorsa. Secondo, mentre la scrittura interna è destinata a sparire con noi, la scrittura esterna può sopravviverci. Questo incalcolabile e malinconico vantaggio sta al centro della trasformazione tecnologica di fine secolo, che rivela l' essenza della scrittura, cioè il fatto di possedere un potere di ripetizione indefinita: scrittura, se guardiamo all' essenza, è ogni forma di registrazione. Un video o un messaggio vocale che si può riprodurrea piacere (cosa oggi tecnicamente facilissima) sono scrittura, esattamente come un file di computer o un pezzo di carta. Perciò ovunque nel mondo, dalle banche ai supermercati, dai treni ai posteggi, siamo circondati da memorie e da sistemi di registrazione. Scompare il "verba volant", giacché la prima cosa che dicono alla radio è che la trasmissione potrà essere riascoltata in streaming - ossia che sarà registrata, e questo spiega perché sempre più le parole sono pietre. Per questo siamo la società più registrata, per così dire "orizzontalmente" della storia, anche se questa ipertrofica memoria rischia di perdersi "verticalmente", cioè di scomparire, rischia di essere una memoria a breve o brevissimo termine, e che del nostro secolo rimangano soltanto le scritte sui tombini. Ecco che cosa esattamente si perde quando si perde la memoria, e qui il proverbio "uomo avvisato, mezzo salvato" acquisisce un altro senso, e ci svela la ragione di quel compulsivo "salvare" che sta all' interno delle nostre pratiche quotidiane. Dalla tecnologia e dalla scrittura veniamo dunque alla società. L' esplosione tecnologica non ci rivela semplicemente che l' essenza della scrittura è registrazione, ma che la registrazione è anche l' essenza della società. Senza registrazione, la comunicazione sarebbe futile. Non dimentichiamo che la scrittura è sorta inizialmente come registrazione, e solo in un secondo tempo è stata adoperata anche come telecomunicazione, con quello che è tutto sommato un uso secondario e accidentale. Perché ciò sia avvenuto è molto semplice. La registrazione, l' iscrizione è ciò che rende possibili gli oggetti sociali, cose come le promesse, le scommesse, gli incarichi, il denaro, che richiedono sì atti di comunicazione, ma che devono fissarsi come registrazioni, altrimenti restano parole al vento. Una seduta di borsa senza listini, un matrimonio senza registri, una compravendita senza contratto, un tribunale senza sentenza sarebbero davvero degli esercizi frivoli, e se aveste avuto la certezza di dimenticare tutto quello che state leggendo dubito che avreste incominciato a leggere queste righe. Perché produciamo atti che hanno senso solo se sono iscritti, e che una volta iscritti acquisiscono il potere che sappiamo, dalle firme che decidono la guerra o la pace, ai refusi che causano crolli in borsa. Proprio nella crucialità di queste iscrizioni sta l' orizzonte che rende possibile l' iPad, la cui essenza è dunque vecchia come Platone, anzi, come le Piramidi. - MAURIZIO FERRARIS

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