QUER FATTACCIO

blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...

Creato da Quer_fattaccio il 03/02/2010

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« FACEBOOK L'AMICO NEMICO/ 1LA LEGGENDA DEL SANTO ALLENATORE »

FACEBOOK L'AMICO NEMICO/ 2

Post n°59 pubblicato il 22 Maggio 2010 da Quer_fattaccio

Facebook L'amico-nemico /2

«Avete presente Ulisse? Sì, Ulisse e le sirene. Beh, il nostro rapporto con Facebook è quello là: vogliamo starci vicino vicino ma senza esserne catturati. E come si fa?». Già, come si fa. Alessandro Acquisti sono vent'anni che dall'Italia agli Usa studia le regole dell'attrazione dei social network. E adesso, professore alla Carnegie Mellon, l'Università di Pittsburgh, ha lanciato negli Usa l'allarme privacy & web finito sul New York Times: non bisogna essere degli hacker per risalire attraverso i social network a tutti i nostri dati sensibili, basta miscelare le informazioni disponibili in un grande calcolatore. Ulisse per godere del canto delle sirene senza lasciarsi portar via dal mare si fece legare al palo della nave. Possiamo sperare in qualche soluzione più pratica? «La prima regola che consiglio ai miei studenti è una vecchia legge della privacy. Quando state per mettere una qualsiasi informazione online immaginate che un bel giorno possa finire sulla prima pagina del Times o di Repubblica: siete disposti ad accettarlo?». Scusi ma così non andiamo da nessuna parte: il successo di Facebook nasce proprio dallo scambio di informazioni. O no? «Il suo successo ha due spiegazioni principali. Punto primo: a differenza degli altri social network, che pure erano nati prima, come MySpace, Facebook ha sempre continuato a creare nuove applicazioni, a offrire nuovi modi alla gente di spedere tempo sulla piattaforma, prima l'instant messaging, poi i giochini, poi l'uso delle foto, al punto che oggi è diventato il depositario più grande al mondo di immagini fotografiche». Punto secondo? «Quel capolavoro strategico che per la privacy è un disastro. Facebook nasce come un gioco da college, all'inizio potevi entrare nella comunità solo se avevi una mail con la sigla edu, quella delle università, poi ha cominciato ad aprirsi alle scuole superiori, poi alle società, poi ai regional networks, infine a tutti i maggiori di 13 anni. Ma già nello studio che avevamo condotto cinque anni fa, agli inizi del fenomeno, veniva fuori questa caratteristica principale: proprio per la sua natura ristretta, la maggioranza degli utenti si identificava col proprio nome e cognome. Una rivoluzione per il web, dove fino ad allora la maggioranza circolava con i nickname, i nomi immaginari». Risultato? «Con il tuo nome e cognome su Facebook ritrovi il tuo compagno di scuola di 25 anni fa. Ma con il tuo nome e cognome i rischi per la privacy sono ovviamente moltiplicati». Sempre più gente, scrive il New York Times, proprio per questo è in fuga. La ragazzina cresciuta sul social network si accorge che magari quella simpatica foto in cui mezzanuda fa la gara di birra è finita nella documentazione del suo colloquio di lavoro. «La fuga c'è ma i numeri non ci sono. Ho ricevuto una mail che mi invita a partecipare al primo Exit Facebook Day: il 31 maggio, tra dieci giorni. Ma gli stessi organizzatori riconoscono ironicamente di essere neppure lo 0,001 per cento degli iscritti. Che ormai viaggiano verso il mezzo miliardo». Facebook for ever? «Forse solo la saturazione del mercato potrebbe provocare uno stop. O una restrizione sulla privacy per legge. Ma la storia ci insegna due cose. Che tramontato un social network ne spunta un altro. E che Facebook ha dimostrato un'incredibile capacità di rigenerarsi». Oggi per esempio è lo stesso fondatore, Mark Zuckerberg, che dice a Time di avere innalzato i livelli di privacy. E qui torniamo a Ulisse e le sirene. Sappiamo tutti i rischi, eppure siamo tutti sui social network. Perché? «Ci sono almeno due risposte. La prima è economica: non avere un profilo su Facebook oggi è come non avere il cellulare, ti taglia fuori dalla società, quindi il costo della privacy è cresciuto, sì, ma ripagato dall'opportunità. La seconda è psicologica: gli scienziati parlano di foot on the door, piede nella porta, ed è quel meccanismo per cui quando oltrepassi una soglia lo fai a poco poco, e così anche il cedimento sulla privacy avviene gradualmente, prima mi fido della mail, poi dei pagamenti online, poi faccio tutto con l'iPhone e finisce che in breve tutta la mia vita senza che me ne sia accorto è finita online, col social network in testa». Un signore, Clark Harris, proprio questo mese ha lanciato uno strano esperimento: trenta giorni di comunicazione solo su Facebook e Twitter. Non uno scambio verbale, neppure con la moglie, e in fondo uno può trovarci anche dei vantaggi... «C'è poco da meravigliarsi: certo che è possibile. Dovremmo anzi stupirci del contrario: perché tra quarant'anni rischiamo di comunicare quasi tutti così». - DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO
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