RIFLESSIONI

Quasi una Vacanza


Freddo, meno 5, nebbia, ogni tanto un riflesso di sole dietro lo specchio delle nubi. Mattino presto.La strada viscida, sfuggevole è a tratti ghiacciata, parte dopo il ponte sul Po. Si gira a sinistra. Il navigatore si ostina a dirmi di tornare indietro e guardando la mappa mi suggerisce di girare intorno a Torino passando dalla Tangenziale, prendere la Piacenza fino ad Asti e poi da lì, su strade secondarie. Non scherziamo.  La strada, come una calza, accarezza i piedi delle colline che si bagnano nel letto del fiume, incurante nel suo scorrerete pigro sotto la bruma lattiginosa. A volte scappa verso l’alto, solleticata sulla schiena dall’acqua fredda. Traffico, poco, fino a Cavagnolo. Da lì in avanti è uno spasso. Più nessuno. Il silenzio. Il colore stupendo dell’inverno freddo, dove tutto sembra fermo nel tempo. Per un occhio disattento sembrerebbe tutto morto, invece va solo avanti molto lentamente, riprendendo le forze per i prossimi mesi. Il navigatore ha finalmente capito che non ho intenzione di “effettuare un inversione di marcia” ma che ho deliberatamente deciso di seguire una strada che lei non si sarebbe mai permessa di suggerirmi. Infatti si dissocia. Non parlerà più, almeno fino ad Asti dove confusa, spaesata sottolineerà il suo dissenso dandomi indicazioni a caso. Via, su per le colline. Brozolo, Robella. Poi a destra verso Montiglio, Cunico, Villa San Secondo. Queste colline sono uno spasso. Ogni tanto una locanda o un osteria. Era tanto che non facevo questa strada. Mi viene voglia di farla con la moto che non ho più. Dolci saliscendi, curve morbide, alberi bianchi, la strada che avvolge le curve naturali del terreno, la nebbia che si accumula nelle conche sui fianchi delle colline e che ti aspetta a bordo strada. Qualche animale ogni tanto. Il ghiaccio si stacca dal cofano in curva, il sale sull’asfalto. Silenzio, pace, serenità. La radio non prende e forse nemmeno il telefono, visto che non ricevo chiamate. FA-VO-LO-SO. Quasi una vacanza.  A Castell’Alfeo a destra, verso Asti che lascio sulla destra passando sulla nuova A33. Esco per Neive e mi dirigo su per gli ultimi chilometri verso quel triangolo magico che ha come vertici Barbaresco, Neive, Treiso.Lei, il navigatore, va in paranoia, continua a dirmi di girare a sinistra, ma ci sono solo stradine sterrate in mezzo alle vigne. Che le sarà preso mai? L'ho ignorata troppo e butta indicazioni a caso per attirare la mia attenzione? Dalle colline Torinesi, sfiorando il basso Monferrato, passando per l’Astigiano fino a raggiungere le Langhe. Questo è il Piemonte. Il cielo si apre, la giornata è bellissima. Si vede tutto l’arco Alpino. Sullo sfondo il Monviso, dove nasce il Po. Le file pulite e ordinate dei vitigni, qualche trattore, qualcuno che controlla i filari. La quiete è il silenzio dell’inverno quasi addormentato.Qui, in questi posti, l’uomo ha raggiunto nei secoli la perfezione. E’ riuscito a trasformare, con fatica, cura, ricerca, attesa e sapiente attenzione, un frutto. E’ l’uva del Nebbiolo. E’ qui che si trasforma e diventa magicamente il Barbaresco. Non un vino, ma un esperienza ed ogni volta una nuova scoperta. I profumi, i sapori e le sensazioni che dà sono uniche. Bene: quando e se, fortunati, avrete l’occasione di stapparlo e assaporarlo, lasciategli un po’ di tempo per respirare, per ambientarsi al nuovo posto; all’inizio sembra quasi diffidente e ha bisogno di rilassarsi un attimo per darvi il meglio di se. Arriva da lontano e soprattutto ha impiegato del tempo per maturare e per regalarvi un piacere prezioso. Ecco da dove arriva, sono venuto fin qui per Lui. Ne prenderò un pò e sarà un piacere da condividere con le persone a me care.____________________________________Nota: la foto l'ho fatta appena arrivato sul "bric" dov'è la cantina del produttore da cui sono andato a far scorta.