UNIVERSI PARALLELI

Alessandro


 continua dal post prededente  
Dove sono , dove sono , dove sono? Questa domanda cercava di farsi strada nei circuiti di pensiero che tentavano di resettarsi nel tentativo di ricordare , di capire dove mi trovavo, chi c’era intorno a me, cosa era successo.Le labbra erano aride e un sapore metallico  avvolgeva la lingua  ,che sembrava diventata enorme al punto da impedirmi di deglutire.Gli occhi raccoglievano profili d’ombre, l’udito suoni ancora indistinti ,frasi sommesse prive di un tessuto di parole distinguibili , capaci di cucire la sostanza di un discorso. A ondate una nausea altalenante mi afferrava in una morsa vertiginosa, rendendo impossibile capire in che posizione si trovava il mio corpo, ammesso che ne avessi uno ancora.Piano piano un dolore sordo, pulsante si faceva strada tra quell’intorpidimento generale delle facoltà intellettive e percettive .A poco a poco riuscivo a distinguere i contorni di quello che era un grande incubo, ombre che parevano acquistare dei volti , frasi che iniziavano ad assumere un significato, riferimenti spazio temporali, che mi facevano capire d’essere in una grande stanza con le serrande abbassate ed un letto che accoglieva quello ,che pur essendo il mio corpo, non riuscivo ancora  a percepire , se non per quel dolore sempre più evidente, sempre più insistente, sempre più tentacolare.Iniziavo a sentire la testa trafitta da una morsa pesante, cupa, schiacciante…, le mani  a poco a poco si articolavano in piccoli movimenti ;sotto di loro, il contatto delle lenzuola, intorno…, odore di etere e disinfettante.Mossi a fatica il capo alla mia destra,  per distinguere  una piantana metallica dalla quale penzolava una sacca scura,  che terminava in un lungo tubicino,  le cui radici affondavano nella mia carne nell’incavo dell’avambraccio.Qualcuno intorno a me disse .” si è svegliato si è svegliato.”Ma non capivo ancora chi  avesse detto quelle parole, non capivo ancora, come ero finito lì;  non ricordavo ancora perché mi trovassi in quel luogo. Tutto improvvisamente iniziò a girarmi intorno e …,persi conoscenza.Mi ritrovai improvvisamente  a correre su di una spiaggia  verso  un’orizzonte che sembrava avvolto dalla nebbia, mentre alle mie  spalle, qualcosa che per un attimo era stato un sogno d’Amore, svaniva  in dissolvenza, lasciando impressi nel mio intimo sentire gli artigli di un cupo dolore. Nuovamente la scenario cambiava ed ero lungo un viale alberato, che da Viareggio  andava verso Massacciucoli .Lì ai bordi della pineta era ferma una Fiat Zagato color amaranto e…, poco più in là un giovane vestito di nero,  con al collo un crocifisso che mandava barbagli dorati, stava baciando Mara, la adagiava su di un telo da mare,  mentre lentamente con uno sguardo carico di cupidigia, le slacciava  la camicetta mentre …..Di nuovo un altro scenario, tanta gente intorno,  risa, allegria,  musica a tutto volume, il tipico conto alla rovescia che  sentenzia l’inizio del nuovo anno e poi le bottiglie stappate,  il tintinnio dei calici che brindano a un avvenire sperato ,sognato,migliore di quello appena trascorso .Ma al di là di quella soglia a volte belle speranze si infrangono ,urtano contro l’aspro muro della realtà con la quale alla fine,  devi sempre fare i conti.Torno ad essere in quella stanza per qualche attimo, vedo una serie di volti impauriti, spaventati,  assaliti dalla tensione e…, torno a sprofondare in quel miscuglio di immagini confuse sconclusionate. Qualcuno  dice “dai Alessandro vieni che andiamo a sparare i botti” -  ma io barcollo, mi sento male, corro ai servizi a vomitare.”Cosa c’è Ale?” mi dice Roberta  seguita subito dalla stessa domanda fatta da Stefano .”Non mi sento bene ragazzi ho dei dolori alle reni  è come se dovessi urinare senza riuscirci e…, mi sembra che da un momento all’altro la vescica stia per scoppiare. “Sono percorso da brividi  ho freddo chiedo ai miei due amici di accompagnarmi a casa. Di nuovo riemerge la stanza, tante facce che mi osservano  e che riscompaiono nuovamente nel vortice di un girotondo di spezzoni d’esistenza,  che a tratti ,sembrano riunirsi in un disegno disordinato, senza tempo, senza logica.Mi ritrovo  così  alla fine di quell’estate svuotato, senza più gioia, senza più voglia di fare niente,  senza più riuscire a staccarmi, dal continuo pensare  alla fine di un amore che piano piano, mi stava lentamente uccidendo. “Che idioti che siamo!” Un amore anche se finisce, dovrebbe  comunque avere arricchito la nostra esistenza, dovrebbe avere costituito un momento di splendore nella monotona quotidianità dei giorni. Ma forse l’amore non siamo capaci di vederlo e…, quasi sempre, lo vestiamo di aspettative e lo guardiamo con occhiali che ne distorcono il vero significato., la sua reale essenza.Perché l’Amore è dovunque : nel sorgere di un’alba , nell’ascendere del sole, nell’azzurrità del cielo, nello stormire delle fronde scosse dalla brezza del vento, nella musicalità del frangersi dell’onda sulla riva del mare, nell’abbraccio del sole che ti scalda le pelle , nella magia dei profumi delle fioriture  che incoronano la primavera , nel volo di una farfalla che si posa di fiore in fiore, nel frinire delle cicale, negli assolati pomeriggi estivi.Questo è Amore …, è il canto della vita che ci accompagna sempre.Ma noi, piccoli uomini persi nel nostro individualismo, non riusciamo a guardare ad un palmo dal nostro dolore, da ciò che ci ferisce, da quello di immediato che ci colpisce direttamente, nel bene e nel male.Tutti concentrati su noi stessi, finiamo di fare una tragedia di tutto ciò che di negativo accade, senza riuscire a capire che da qualcosa di negativo, si può sempre tirar fuori  qualcosa di prezioso ed utile per la nostra crescita;sembra a volte che di crescere non ne abbiamo proprio voglia.Ed ora ad Alessandro,si stava per spalancare un mondo che l’avrebbe, seppur con grande dolore, riavvicinato  ad una dimensione più umana , alla comprensione di quanto la vita sia preziosa, di quanto intorno a noi, mentre  passano i minuti e le ore, una grande fetta d’umanità soffre muore  e lotta per la vita. Pier