MONACI DELLA MORTEORDINE DEI MONACI DELLA MORTE entrate a far parte della gilda piu underground ke ci sia ^_^ |
EVENTO MISS ALLOMBRA 2010
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LA GILDA OMDM è STATA ESPULSA DALL' ALLEANZA SETH
ACCUSATA DI AVER BARATO AL CONCORSO DI BELLEZZA DEL PROPRIO PG...
A QUANTO DETTO DALLA GILDA SETH E LAKE CI SONO STATE
DELLE ANOMALIE IN CORSO DI VOTAZIONE..
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LA GROTTA DELLA SIBILLA (la leggenda)
La Sibilla, secondo alcune versioni in particolare autori francesi e tedeschi era una profetessa, una maga alcina, che era stata esiliata in un punto orribile dei Monti Sibillini esattamente alla bocca dell'inferno e che fosse incapace di morire fino al giudizio universale in quanto si era ribellata a Dio.
Secondo altre versioni in particolare di autori italiani e la tradizione locale era una bella donna, dignitosa, una fata buona. La Sibilla abitava in una grotta dove aveva il suo regno, da cui il nome la grotta della Sibilla, questa grotta si trova sul Monte Sibilla facente parte della catena montuosa dei Sibillini, a quota m. 2175 sul versante sud. Un cavaliere errante francese, Antoine De La Sale, fece una escursione alla Grotta della Sibilla nel maggio del 1420, e sulla base di alcune testimonianze ci racconta: la grotta aveva un entrata angusta, un masso ne ostruiva il passaggio, per cui era necessario scendere carponi verso l'interno.
Subito si incontrava un vano quadrato scavato nella roccia, attraverso il quale filtrava appena qualche raggio di luce. Per proseguire bisognava infilarsi uno strettissimo tunnel, che correva a precipizio nel cuore della roccia.
Antoine De La Sale non proseguì oltre il vano quadrato, altri giovani di Montemonaco avevano proseguito oltre, muniti di lunghissime corde, di fiaccole, di pietre focaie e di viveri per cinque giorni. Essi scesero per circa tre miglia lungo il tunnel che allungandosi diventava poi un ampio corridoio. Il silenzio era di tomba, il buio densissimo. A un tratto un vento violentissimo irruppe da una fessura che tagliava la caverna. I cinque giovani non furono in grado di fare un passo avanti, rischiavano di essere rapiti dal vortice come fuscelli. Le raffiche di vento li respingeva e raggelava, ed essi, abbandonata ogni cosa scapparono inorriditi.
Altri curiosi erano stati in grado di superare la foce del vento, un prete sempre di Montemonaco un certo Antonio Fumato, aveva accompagnato due tedeschi molto più in là della vena del vento, secondo la narrazione del prete il vento cessa dopo circa 30 metri, si continua a camminare facilmente fino a quando non ci si imbatte in un ponte di materia misteriosa, lunghissimo e non più largo di un piede, sotto il ponte si apre un baratro senza fondo, percorso da un fiume fragorosissimo, ma ecco il magico incanto appena uno mette piede sul ponte, questo si allarga, e sempre più l'abisso rimpicciolisce il fragore del fiume progressivamente si spegne.
Al di là del ponte la grotta si apre in un pianoro che sembra una galleria fantasmagorica attraversata da una strada comodissima, dove questa termina ci sono due dragoni l'uno di fronte all'altro scolpiti su materia scintillante, vivissimi nelle forme magiche ma immobili nella loro suprema solennità, i loro occhi sono luminosissimi fari che rischiarano tutt'intorno. Oltre i due dragoni si apre un corridoio strettissimo lungo cento passi, che immette su uno spiazzale quadrangolare.
Lì sono due porte in metallo che sbattono violentemente l'una contro l'altra, tanto che schiaccerebbero chi le volesse attraversare, i due tedeschi tentarono di varcarle precipitosamente e vi riuscirono, ma il prete li attese invano per lungo tempo. Un cavaliere che veniva dalla Germania con il suo scudiero, di ritorno dal suo fantastico viaggio nelle viscere dell'antro, narrò che dopo le porte metalliche, vi è una porta fastosissima e che la grotta, quasi fosse di cristallo, brilla di mille luci riflesse al chiarore delle torce quand'ecco una voce maliziosa li raggiunge e li interroga.
Alla risposta del cavaliere le porte si aprono, e una regina scintillante, con una moltitudine di damigelle e di giovani, lo accoglie festosa, tra lo sfolgorio abbagliante di vesti e di gioielli, è il paradiso della Sibilla, la regina ricolma il cavaliere tedesco di squisitissime gentilezze e lo conduce per sale scintillanti... (continua)
Nella leggenda del cavaliere detto il Guerin Meschino scritto da Andrea di Barberino nel 1410, il cavaliere è alla ricerca dei genitori, e sapendo che la Maga Sibilla era una profetessa, era l'unica a conoscere chi erano i suoi genitori, raggiunse la grotta e vi rimase un anno la Sibilla allietava il cavaliere in tutti i modi possibili, ma non doveva superare il 365 giorni, altrimenti sarebbe rimasto della grotta fino alla fine dei tempi e avrebbe perso la sua anima, così riuscì ad andare via dalla grotta e a trovare i suoi genitori.
LA GROTTA DELLA SIBILLA (oggi)
Ci furono dei tentativi per allargare la grotta utilizzando degli esplosivi, ma a causa di persone incompetenti, fecero crollare rovinosamente le pareti, attualmente la grotta è composta da una cavità costituita da una sala interna di 4 metri di altezza a pianta quadrata alla quale si accede attraverso una piccola strettoia, la sala interna continua verso il basso attraverso un pozzo profondo di circa 4 metri.
IL LAGO DI PILATO (meta di negromanti)
Sotto la cresta del M.Vettore nella parte occidentale a 1940 metri di altitudine si trova il Lago di Pilato, di origine glaciale, varie sono le leggende sul lago: la prima e più antica lo descrive come un lago, che fin dalla notte dei tempi, era consacrato ai diavoli che vi abitavano, nessuno poteva avvicinarsi eccetto i negromanti, successivamente fu costruito un muro di cinta, perchè nessuno, neppure i negromanti, potevano accedervi. La città di Norcia per evitare di essere distrutta dalle tempeste, doveva ogni anno scegliere un suo abitante e gettarlo in pasto ai demoni del lago, che famelici subito lo sbranavano si narra che un prete, sorpreso lassù da alcuni montanari durante i suoi esercizi negromantici, fosse stato condotto a Norcia e quindi, torturato e bruciato vivo e come un altro per lo stesso motivo, fosse stato fatto a pezzi e gettato nel lago...(continua)
IL LAGO DI PILATO (tomba di Ponzio Pilato)
Secondo Antoine De La Sale, la gente del luogo narra che Tito Vespasiano, dopo aver distrutto Gerusalemme, portò con sé a Roma Pilato, facendolo uccidere davanti al popolo Pilato prima di morire, chiese all'Imperatore una grazia, che il suo cadavere, posto su un carro trainato da buoi, fosse lasciato in balia della sorte. L'Imperatore accondiscese, ma volle che alcuni suoi inviati seguissero il carro per tutta la sua avventurosa corsa. I buoi trafelati, giunsero fino ai Monti Sibillini e qui, precipitosi, si tuffarono nelle onde rosseggianti del nostro lago col corpo di Pilato, che scomparve per sempre nelle viscere lacustri.
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