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la leggenda della grotta della sibilla

Post n°38 pubblicato il 12 Agosto 2009 da alchimisia_omdm

LA GROTTA DELLA SIBILLA (la leggenda)                                   

La Sibilla, secondo   alcune versioni in   particolare   autori   francesi   e tedeschi era una profetessa, una maga alcina, che   era stata esiliata in un   punto orribile dei Monti Sibillini esattamente   alla bocca   dell'inferno   e che   fosse   incapace   di morire fino al giudizio universale in quanto si era ribellata a Dio.
Secondo   altre   versioni   in   particolare di autori italiani e la   tradizione locale   era una bella donna,   dignitosa, una fata buona. La Sibilla abitava in una grotta dove aveva il suo regno, da cui il nome la grotta della Sibilla, questa grotta si trova sul Monte Sibilla facente parte della catena  montuosa dei Sibillini, a quota m. 2175 sul versante sud. Un cavaliere errante francese, Antoine De La Sale, fece una  escursione alla Grotta   della   Sibilla   nel maggio del 1420,   e sulla base   di alcune   testimonianze ci racconta: la grotta aveva un entrata angusta,  un masso   ne   ostruiva  il  passaggio, per cui era necessario  scendere  carponi  verso l'interno.
Subito  si incontrava un vano quadrato scavato nella roccia, attraverso   il quale   filtrava   appena   qualche   raggio  di luce. Per  proseguire   bisognava   infilarsi uno  strettissimo tunnel, che correva a precipizio nel cuore della roccia.
Antoine De La Sale non   proseguì   oltre   il vano   quadrato, altri giovani di Montemonaco avevano proseguito oltre,  muniti di  lunghissime  corde,  di fiaccole,  di  pietre focaie e di viveri per cinque giorni. Essi scesero per circa  tre   miglia lungo il tunnel che allungandosi diventava poi un ampio corridoio.  Il silenzio era  di tomba,  il buio densissimo.  A un tratto un vento violentissimo   irruppe da   una fessura  che tagliava la caverna. I cinque giovani non furono in grado di fare un passo avanti,   rischiavano di essere rapiti dal vortice come fuscelli.  Le   raffiche  di vento  li respingeva e raggelava, ed essi, abbandonata ogni cosa scapparono inorriditi.
Altri   curiosi   erano   stati   in   grado   di superare la foce del vento, un prete sempre di Montemonaco un certo  Antonio Fumato, aveva  accompagnato  due tedeschi molto più in là della vena del vento,  secondo   la narrazione   del   prete  il vento cessa dopo circa 30 metri,   si continua a  camminare facilmente fino  a quando   non ci si imbatte in un ponte di materia misteriosa,  lunghissimo e non più largo di un piede,  sotto  il ponte  si  apre  un baratro senza   fondo, percorso  da  un fiume  fragorosissimo,  ma ecco il magico  incanto appena uno mette piede sul ponte,  questo si allarga, e  sempre  più l'abisso rimpicciolisce il fragore del fiume progressivamente si spegne.
Al di  là del ponte la grotta si apre  in  un  pianoro che sembra una galleria fantasmagorica attraversata da   una strada   comodissima, dove questa   termina ci   sono  due dragoni  l'uno di fronte all'altro scolpiti su materia scintillante,   vivissimi   nelle  forme  magiche ma immobili nella loro suprema solennità, i loro occhi sono   luminosissimi  fari che  rischiarano tutt'intorno. Oltre i due dragoni  si  apre un corridoio  strettissimo  lungo cento  passi, che immette su uno spiazzale quadrangolare.
Lì sono due porte in  metallo  che  sbattono  violentemente  l'una contro l'altra, tanto che schiaccerebbero   chi   le   volesse   attraversare,   i  due tedeschi  tentarono di varcarle precipitosamente e vi riuscirono, ma il prete li attese invano per lungo tempo. Un cavaliere che   veniva   dalla   Germania  con il suo  scudiero,  di   ritorno dal suo fantastico viaggio nelle viscere dell'antro, narrò che dopo  le porte   metalliche,  vi è una  porta fastosissima e che la grotta,  quasi fosse  di cristallo, brilla  di mille luci riflesse al chiarore delle torce   quand'ecco una voce  maliziosa  li raggiunge e li  interroga.
Alla  risposta   del   cavaliere   le   porte   si   aprono,   e  una regina scintillante, con una moltitudine di damigelle e di giovani,   lo accoglie festosa,  tra   lo  sfolgorio abbagliante di vesti  e  di  gioielli,  è  il  paradiso  della  Sibilla,  la  regina  ricolma  il cavaliere tedesco di squisitissime  gentilezze e lo conduce per sale scintillanti... (continua)
Nella   leggenda   del   cavaliere  detto il  Guerin Meschino  scritto da Andrea  di Barberino nel 1410, il cavaliere  è  alla ricerca  dei genitori,  e sapendo che la  Maga  Sibilla era  una profetessa, era l'unica   a  conoscere   chi  erano  i suoi  genitori,  raggiunse   la grotta  e vi   rimase  un anno  la Sibilla allietava il cavaliere in tutti i modi  possibili,  ma non doveva  superare il 365 giorni,   altrimenti  sarebbe rimasto della grotta  fino alla  fine dei tempi e  avrebbe  perso  la  sua  anima, così  riuscì  ad  andare  via  dalla  grotta e a trovare i suoi genitori.

LA GROTTA DELLA SIBILLA (oggi)

Ci furono   dei tentativi per   allargare la grotta   utilizzando degli esplosivi,  ma a causa di persone incompetenti, fecero crollare  rovinosamente le pareti,   attualmente  la  grotta è composta   da una cavità   costituita   da una   sala interna di 4 metri di altezza  a pianta quadrata   alla quale si accede  attraverso una  piccola strettoia,  la sala interna continua verso il basso attraverso un pozzo profondo di circa 4 metri.

IL LAGO DI PILATO (meta di negromanti)

Sotto la cresta  del M.Vettore nella parte  occidentale a 1940 metri di altitudine si trova il Lago di Pilato, di  origine glaciale, varie  sono le leggende sul lago: la  prima e più antica lo descrive come un lago,   che   fin   dalla   notte dei tempi,   era consacrato  ai diavoli che vi abitavano, nessuno   poteva   avvicinarsi  eccetto i negromanti,   successivamente   fu costruito un muro di cinta, perchè nessuno, neppure i negromanti, potevano accedervi. La città di Norcia per evitare di essere distrutta dalle  tempeste, doveva  ogni anno scegliere un suo abitante e  gettarlo in pasto ai demoni del lago, che   famelici subito lo sbranavano si   narra   che   un   prete,   sorpreso   lassù   da alcuni montanari durante i suoi esercizi negromantici, fosse stato condotto a Norcia e quindi, torturato e bruciato vivo e come un altro per lo stesso motivo, fosse stato fatto a pezzi e gettato nel lago...(continua)

 

 

IL LAGO DI PILATO (tomba di Ponzio Pilato)

Secondo   Antoine De La Sale,   la gente del luogo  narra che Tito Vespasiano,  dopo aver distrutto Gerusalemme, portò con sé a Roma Pilato, facendolo uccidere   davanti al popolo Pilato prima di morire,  chiese all'Imperatore   una grazia, che il suo cadavere, posto su un carro trainato da buoi, fosse   lasciato in balia della sorte.  L'Imperatore accondiscese, ma volle che alcuni  suoi inviati seguissero il carro per tutta la sua  avventurosa corsa.  I buoi trafelati,   giunsero   fino ai Monti   Sibillini e qui,   precipitosi,   si   tuffarono   nelle  onde rosseggianti   del nostro lago col corpo di Pilato,   che scomparve per sempre nelle viscere lacustri.

 

 
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